Il mondo dello sport vede spesso scenari di grande entusiasmo verso atleti appena “sbocciati” nel panorama agonistico che sembrano grandi promesse sportive e che poi in realtà scompaiono: non si tratta sempre di fuochi di paglia ma di un fenomeno diffuso anche se poco conosciuto.
Accade che un atleta appena comparso sulla scena abbia da subito valutazioni stellari ma poi, senza motivo apparente, scompaia dalle classifiche, a volte poi ritorna e si afferma meglio di come aveva iniziato, ma nella maggior parte dei casi accade che il giocatore scompaia del tutto.
L’effetto “Dunning” consiste in un insieme di conclusioni che l’atleta formula e considera come certe, ma che in realtà non corrispondono alla realtà dei fatti e tutto parte dalla visione che ha di se stesso nel momento in cui inizia il percorso sportivo: inizialmente giudica se stesso e le proprie azioni in modo errato, perché non ha ancora un quadro completo di dati sulla realtà che sta affrontando; inoltre possiede poche informazioni, spesso anche sconnesse, che lo portano ad una mancanza di oggettività di giudizio o ad un errore di valutazione.
Capita di frequente che lo staff che “ruota” attorno all’atleta, lo reputi da subito pronto ad un certo impegno professionale, quando in realtà non ha ancora messo le basi necessarie per sostenere il carico di lavoro in modo costruttivo e duraturo nel tempo.
Nella formazione
L’effetto “Dunning-Kruger” si manifesta nelle persone con poca abilità o conoscenza in una determinata materia, che soffrono di un sentimento di superiorità e si considerano più intelligenti di altre persone più preparate, misurando in modo errato la loro abilità al di sopra del reale, autovalutandosi esperti e competenti in materia.
Le persone inesperte che credono di essere competenti in una data materia, pensani di fare formazione, ma invece:
Conclusioni
Siamo tutti vittime, in un modo o nell’altro, di varie forme di “bias cognitivi”, ma quello di Dunning-Kruger è forse uno dei più fastidiosi: ci accorgiamo di averci a che fare quando incontriamo la saccenza, la supponenza, l’incapacità di riconoscere i propri limiti, la tendenza a deridere e disprezzare il sapere altrui.
Le persone incompetenti migliorano la propria abilità nell’autovalutazione con una conoscenza minima della materia (definizioni, qualche concetto, frasi che colpiscono, se non la pensi come vogliono loro “sei fuori dal coro”), credendo di essere competenti e facendo credere agli altri di essere competenti.
Al contrario, gli individui altamente qualificati tendono a sottovalutare la loro competenza relativa, supponendo erroneamente che i compiti che sono facili per loro sono facili anche per altri.
Ma non è proprio così!