Nel 1972, Ken Rosewall giocò quella che, probabilmente, può essere definita la partita più memorabile del XX Secolo, e lo fece impugnando una “Seamco Autograph” metallica.
Questo giudizio, lungi dall’essere frutto di opinioni di noti giornalisti, è il pensiero di chi quella sfida l’ha vissuta in prima persona e che ancora oggi, a distanza di quasi 50 anni, rivive quegli istanti con lo stesso spirito: Rod Laver, il più grande tennista di tutti i tempi, prima dell’avvento di re Roger Federer.
Ma entriamo nel dettaglio della storica impresa sostenuta da Rosewall contro Rodney Laver, giocando con la sua racchetta metallica e lo facciamo attraverso una intervista fatta al campione australiano Rod Laver nel 2010:
“Milioni di ascoltatori radio e spettatori TV seguirono quel giorno la storica sfida. Bad Collins e Jim Simpson, tra i più popolari giornalisti a quel tempo, in cabina di regia, non credevano ai loro occhi per quanto stavano vedendo sul campo di gioco. Ken non sembrava minimamente accusare il peso dei suoi 38 anni, ciò nonostante, scelse di passare a una racchetta metallica molto inusuale e tecnica.”
All’epoca il mercato delle racchette metalliche era vario, ma il successo su Rod Laver promosse a pieni titoli il nuovo telaio Seamco MK III e la vendita sul mercato delle racchette fu strepitosa.
Ken Rosewall visse un momento d’oro della sua carriera nonostante fosse non più giovane. Alla soglia dei 40 anni una nuova impresa stava per compiersi, sempre accompagnato dalla sua racchetta metallica: alla finale di Wimbledon avrebbe sfidato il leggendario americano James Scott Connors, per tutti “Jimmy”, che aveva più o meno la metà dei suoi anni, anch’egli con la sua leggendaria metallica, la Wilson T2000.
Memorabile questa sfida, non tanto per il risultato, ma per le condizioni anagrafiche degli avversari: la storia del tennis mai aveva conosciuto simili sfide, forse ai tempi dell’antico tennis, sebbene non v’è alcuna testimonianza in tal senso.
Un quarantenne contro un ventiduenne, entrambi con due racchette metalliche dalle strane incordature, telai senza fori, ma con strani passanti e stringhe per creare “l’intreccio” delle corde. Ricordo che un altro sistema all’avanguardia era il “power wedge”, che permetteva di intervenire sullo “sweet spot” durante il gioco, e si diceva che era uno dei primi sistemi che eliminava la causa del “tennis elbow” (gomito del tennista).
La racchetta in alluminio con cui Ken Rosewall difese con successo il suo titolo mondiale (WCT) a Dallas il 14 maggio del 1972 e che lo accompagnò alla finale di Wimbledon nel 1974 fu inventata da due industriali di Boston, Peter A. Latham e Paul E. Brefka; grazie alla loro idea, Ken Rosewall guadagnò, in poco più di due anni, ben 160.000 dollari!
Il telaio, su territorio americano, venne distribuito dalla Dart Industries Division. Interessante ed innovativa la manifattura della racchetta: all’interno del telaio in alluminio che forma la testa della racchetta vi erano supporti di plastica, un PVC molto resistente, dai quali venivano fatte passare le corde.
La SEAMCO creò insieme alla MK II e MK III anche una racchetta quasi gemella identificata con il nome di LIBERATOR ed era stata alleggerita per il mercato dedicato alle tenniste.
Mr. Latham narrò in una sua intervista sul NYT del 1972 i vantaggi della racchetta, ossia la sua bassissima resistenza al vento e la capacità di essere incordata soprattutto con corde in budello rispetto ad altre racchette metalliche, senza pericolo di rottura durante la fase delicata dell’incordatura.
Gli ingegneri che realizzarono la SMASHER della Spalding ritennero che la nuova racchetta SEAMCO MK III rappresentò certamente un miglioramento rispetto alla stessa Smasher.
Ma questa è un’altra storia….
S.Sodano