E così, dopo i soliti sofismi sui talenti giovani che crescono e maturano e minacciano la vetta, Nadal e Djokovic impongono ancora la legge dei cinque set e si scannano in un’altra finale Slam, la terza al Roland Garros dopo le due vinte da Rafa nel 2012 e 2014. In palio, fra i due c’è come al solito moltissimo, dal testa a testa individuale al computo dei Majors personali all’egemonia sulla superficie in generale e sotto il traguardo del Philippe Chatrier in particolare, dove lo spagnolo non ha mai perso: 12 volte su 12. A corroborare un record già stupefacente e insuperabile che è già scritto nella storia.
Ma, soprattutto, nel cervello e nel cuore, hanno impresso tutti e due lo stesso nome a caratteri cubitali: ROGER FEDERER. E un numero, 20, quanti sono gli Slam-record conquistati dal Magnifico. Primato sempre più vacillante e ora quasi sicuramente eguagliato, in attesa di essere presto anche superato. Perché Nadal è a quota 19 e, se domenica metterà, come più che probabile, la firma anche al suo tredicesimo Roland Garros, pareggerà i conti con il fenomenale svizzero e riaprirà la diatriba sul GOAT, il più grande di tutti i tempi, almeno con quanti valutano grandezza di una persona, dai suoi numeri. E quindi dai soldi che guadagna, o dai titoli sportivi che ha in cassaforte.
Rafa sa che il parallelo con Roger è plausibile solo partendo dalle statistiche, comunque squilibrate dal suo bottino a Parigi, perché nella visione di tutti il tennista ideale, come gesto tecnico, resta e resterà Federer. Il maiorchino, trasformato in mancino da zio Toni proprio per creare un problema in più ai destrorsi come lo svizzero, possiede l’intelligenza, il tatto, l’educazione e l’umiltà per comprendere la differenza. Ma anche l’orgoglio dell’agonista ideale ogni sport che si è costruito peso a pezzo per arrivare dov’è, superando il rivale storico anche sull’erba di Wimbledon e sul cemento di New York, e in tutti i confronti diretti e indiretti possibili.
Capovolgendo il complesso tecnico che aveva verso RogerExpress dal favoloso repertorio servizio-dritto-rovescio-volée-fisico, rimandandogli di là del net qualsiasi palla avvelenata, ripartendo a testa bassa dopo ogni difesa ad oltranza, ha creato un autentico complesso nel suo primo antagonista. E’ diventato la kryptonite di Superman, l’aglio del vampiro, la Nadalite di Federer. Così, si è guadagnato la stima del re anche per i tanti infortuni dai quali è risalito, riconquistando la vetta della classifica e degli albi d’oro dei maggiori tornei, e diventando extraterrestre, cioé capace di imporsi su tutte le superfici.
Il rapporto fra i due s’è quindi trasformato in amicizia, ed è migliorato sempre più negli anni, transitando nel viaggio che Roger ha fatto al varo della Nadal Academy a Maiorca e poi nella partecipazione di Rafa alla Laver Cup, gestita dallo svizzero. Per sublimarsi nella comune risaluta al feritore dei due e nell’ultima fase della rivalità sul campo con gli ultimi inattesi successi di Federer che, da Basilea 2015 ha piazzato un imperioso 6-1, con l’acme della rimonta nella indimenticabile e impensabile finale degli Australian Open 2017.
Roger Federer e Rafael Nadal dopo la finale degli IBI 2006
Nadal e Federer insieme in Laver Cup
Per tutto ciò, Roger, domani, tiferà comunque Rafa. “Perdere fa sempre male ma con un amico fa un po’ meno male”, come ha detto Thiem dopo essersi inchinato a Schwartzman a Parigi. In fondo, 12 o 13 Roland Garros non cambiano l’eccezionalità della supremazia di Nadal sul rosso, così come 19 o 20 Slam, non modificano la straordinarietà del mancino di Spagna, comunque prossimo al Magnifico fin da quando ha abbattuto il mito del tennis e suo personale nella memorabile finale di Wimbledon 2008.
Quella che, dopo cinque successi consecutivi, dopo aver stoppato due volte di fila Rafa in finale, non avrebbe mai dovuto perdere, peraltro per 9-7 al quinto set. Accusando un contraccolpo decisivo nel prosieguo delle loro carriere.
Djokovic è prepotente, mentre Nadal è umile. Ed appare sincero quando riconosce a Roger le stimmate del più grande tennista, lasciando al giudizio della gente la valutazione sul più grande campione. Al di là del bilancio di 24-16 nei testa a testa e del 10-4 negli Slam, ha spaccato l’opinione pubblica e il tifo dei tennisti, fra federati e nadaliani, fra attaccanti e difensori, fra cultori del bel gesto e lottatori inesauribili l’inseguimento dell’ultimo rimbalzo della palla gialla. Salvo evolversi e completare il suo gioco come nessuno mai.
Meritandosi la stima e l’amicizia del rivale al quale, sicuramente, come tante altre volte, è pronto a fare i suoi sinceri complimenti. Anche dopo questa finale storica del Roland Garros 2020. Anche se l’amico-nemico l’ha fatto piangere di rabbia e frustrazione. Anche se, se non ci fosse stato lui, non ci sarebbero discussioni sul più grande tennista di sempre. Non esisterebbero i se e i ma.
*articolo ripreso da https://www.supertennis.tv/News/Campioni-internazionali/Parigi-Federer-tifera-Nadal