Scomodo: aggettivo, dicesi di persona dal carattere difficile, poco malleabile o poco condiscendente; un tipo scomodo, un avversario scomodo, che dà filo da torcere. Vorrei fare una precisazione: ci sono gli scomodi “scomodi” (perché
dicono ciò che pensano) e gli scomodi “falsi” (perché dicono quello che vogliono gli altri pur di rimanere al potere!).
Come? Sì …….. gli scomodi in Università, gli scomodi nello sport e nel Minibasket, gli scomodi che esprimono un pensiero “non allineato” sul momento della scuola attuale, gli scomodi che a volte dissentono dal gregge, gli scomodi perché scrivono articoli “a modo loro”, gli scomodi nelle interviste, insomma gli scomodi “scomodi”! Insomma …… “Lei è scomodo e poco malleabile!”; “Che brutto carattere che ha!”.
Se scomodo vuol dire poco condiscendente, ebbene sì, io lo sono e ammiro tutti gli scomodi come me! Io ho il mio carattere, penso e ragiono con la mia testa, a volte sbaglio, a volte ho ragione, a volte cambio, ma penso!
“Perché non possiamo rinunciare a pensare e a ragionare con la nostra testa?
Parafrasando Ermanno Bencivegna: “Ragionare significa tacitare le emozioni e gli impulsi per fare spazio alle idee e soprattutto a una discussione ordinata che le analizzi e ne determini il valore, aprendo nuove strade alla nostra convivenza”.
Gli “scomodi compiacenti”
Spesso in politica, nella scuola e nello sport vi sono scomodi “compiacenti”, ecco come riconoscerli:
– sono vestiti bene, parlano un italiano forbito (non sempre, qualche congiuntivo sbagliato, qualche inesattezza, qualche affermazione non veritiera!), molti di loro sfoggiano un curriculum di tutto rispetto (appartenenza a tutte le forze politiche che hanno governato nella prima e nella seconda repubblica, qualcuno governa ma “lo sport non sa nemmeno
che cosa sia!”, etc.), sono seduti in prima fila a tutti i Convegni, parlano di tutto e di sport e commettono “gaffes” incredibili, dicono di essere impegnati attivamente nel sociale (disabilità, integrazione, etc.), ma poi alla lunga sono
solo parole;
– sono adulatori: la parola adulazione (“volgere verso”) evoca lo scodinzolare del cane ed equivale a “servo del potere”. Molti mentono al punto da passare sopra la propria dignità pur di ottenere qualche vantaggio. Già Dante Alighieri
nella Divina Commedia collocò gli adulatori nell’8° cerchio dell’Inferno, quello degli ingannatori e per Lui, l’adulazione era la più grave di tutte le forme di violenza, omicidio compreso, superata solo dal tradimento.
Gli adulatori camuffano la loro cattiveria sotto modi gentili e sinuosi, arrivano a umiliarsi e a violentare la verità pur di ottenere qualche vantaggio personale. Utilizzano il tatto (allisciare, appianare, accarezzare. Lisciare denota l’appiattimento di un’asperità, rendendola più facile da trattare, si accarezza l’ego di una persona con le parole, si solletica la vanità altrui e …… davanti si dà una pacca sulla spalla e poi dietro gli si infligge una coltellata mortale), la vista (pensate al termine “moina”, parola derivata dal francese che denota l’aspetto del volto, la faccia amichevole e invece…..), il gusto (quello degli adulatori sono parole caramellose, zuccherate, melliflue, imburrate; tutte metafore che
derivano dall’antica pratica nelle corti), l’ udito (la voce suadente, anzi flautata degli adulatori è evocata dal verbo sviolinare).
Ne conosco molti nello sport che pur di arrivare hanno utilizzato nei miei confronti il tatto, la vista, il gusto e l’udito: l’adulazione corrompe chi la compie e chi la riceve!
Cosa dice la storia?
In Grecia si parlava di “scomodi” intendendo gli adulatori, infatti i greci giudicavano l’adulazione una tecnica illecita perché sfruttava le debolezze umane, portando alla distruzione della convivenza civile. A loro, inventori della democrazia (anche se riservata ai soli ricchi!), non piaceva l’idea che alcuni si considerassero superiori e che altri si abbassassero davanti ai loro simili, in quanto la ritenevano una forma di auto-umiliazione, qualcosa di radicalmente antidemocratico.
Ma la loro posizione è stata un’eccezione nella storia, perché dai Romani ai sovrani assoluti del 1600, fino alla vanitosa e insicura società di oggi, “la piaggeria” ha sempre trionfato.
E oggi, in una società governata dalla finanza e dai robot, conta più la fedeltà ai superiori che la competenza: le critiche sul lavoro, in politica, nella scuola e nello sport, sono viste con fastidio, perché rischiano di mettere in discussione o di
ostacolare uno spettacolo che, invece, “deve continuare”.
“THE SHOW MUST GO ON”
Conclusioni
Purtroppo per molti studiosi, lo “scomodo compiacente” è molto utilizzato oggigiorno nella vita quotidiana. I complimenti sono uno dei collanti invisibili della nostra società attuale, perché tutti abbiamo bisogno di un po’ di considerazione e di gentilezza, anche un po’ finta. Insomma, l’adulatore si nasconde anche dentro ognuno di noi: meglio saperlo che far finta di nulla!
Io cosa penso?
Per me la vita è un “ballo” e io ho scelto come ballarla, io sono libero e non devo “ubbidire” a nessuno, sono libero di volare, di danzare e di esprimere il “mio” pensiero!
SONO SCOMODO!