Il re è nudo. Ci siamo adattati per amore dello sport e dello spettacolo, ma lo sappiamo bene. Lottiamo perché tutto sembri uguale a se stesso, perché lo sport allieti almeno un po’ le nostre giornate segnate (e preoccupate) dal Covid, perché la stagione del tennis si concluda garantendo una certa regolarità, con almeno tre tornei dello Slam, un po’ di cemento, un po’ di terra rossa e un po’ di veloce indoor. Senza mai diventare verde, speranza, come l’erba di Wimbledon, che infatti ha rinunciato al suo appuntamento senza combattere, rinviando i Championships direttamente all’anno prossimo.
Il re è nudo e costringe tutti gli attori a difficili contorsioni per adattarsi alla insolita e scomoda realtà, con pochi test, zero pubblico e poche fibrillazioni. Gli attori soffrono tutti. Ma i più giovani devono fare esperienza e soldi, le star inseguono record e fama, gli altri recitano a soggetto, da bravi comprimari. Quasi tutti. Alcuni si ribellano, si dissociano, staccano la spina e spariscono. Incapaci di vivere una realtà così trasfigurata.
Alcuni rinunciano. Come la numero 1 del tennis donne, l’australiana Ash Barty, un ragazza dall’animo molto sensibile che già aveva lasciato la scena, per un anno e mezzo, per cercare se stessa dedicandosi agli amici e all’altra passione sportiva, il kricket.
Quando la mannaia del lockdown si è abbattuta sul mondo, a marzo, lei è non è più uscita dall’auto-esilio dal tennis, ha fatto tanta beneficienza, è stata vicina alla sua gente aborigena, è rimasta a casa dagli affetti più cari. Non ha pensato al riscatto dopo le semifinali dello Slam di casa Australia, a Melbourne, e quelle subito dopo di Doha. Non ha pensato a US Open e Roland Garros.
Da fine febbraio ha abbassato la saracinesca sul tennis e non ha più dato notizie di sé. Merita rispetto per la sua scelta. E comunque, per gli astrusi calcoli della classifica WTA, è sicura di restare numero 1 anche a fine anno, a prescindere dai risultati delle rivali dirette.
Probabilmente, senza il Covid di mezzo e tutti le problematiche di spostamenti e di sicurezza in più, voglioso com’è di portarsi sempre dietro la famiglia, Roger Federer non avrebbe chiuso anzitempo la stagione. E avrebbe affrettato i tempi di recupero dopo la terza operazione al ginocchio. Probabilmente alla decisione ha contribuito l’Olimpiade di Tokyo a casa del munifico sponsor che è slittata al prossimo anno.
Di sicuro, il suo spirito avrebbe molto sofferto senza pubblico, estrapolato dal contesto di questi suoi magnifici anni. E, intimamente, il Magnifico è contento così: in questa situazione, la sua assenza si nota anche di più.
Invece, uno dei suoi amici più cari, un veterano come lui, uno di quelli che RogerExpress sente da sempre più vicino come umanità, Gael Monfils, ha provato invano ad insistere ma non ce l0ha fatta più e ha gettato clamorosamente la spugna.
Povero “Lamonf”, come ama farsi chiamare: si è sforzato davvero tanto di accettare le dure regole anti-Covid, le bolle, le precauzioni extra che si sono sommate alle solite regole di un atleta professionista, peraltro non più in tenera età, come lui che ha appena compiuto 34 anni e dal 2005 corre dietro la pallina gialla. S’è aiutato con l’allegria della compagna, la simpatica collega Elina Svitolina, ma è un artista vero, che vive di emozioni e di sensazioni, che insegue istinto e fantasia, e ha già espresso il suo acme.
Adesso gioca per divertirsi, per amore, per prendersi qualche soddisfazione in più.
Ma che divertimento c’è se il Covid ti mette la museruola? Così, all’esordio a Vienna, s’è ritirato sul 6-1 2-0 contro Carreno Busta e, proprio alla vigilia del torneo più caro, Parigi Bercy, dov’ha giocato due finali, dove il pubblico si identifica tanto in lui, da figlio della povera banlieu parigina, con mamma della Martinica e papà della Guadalupa, il sensibile moro di Francia ha annunciato che chiude anzitempo la stagione.
Il suo messaggio è drammatico come quello di un naufrago che lascia un SOS in una bottiglia e l’affida al mare: “Il lockdown mi ha depresso, sono tornato senza fiducia, non sono riuscito ad adattarmi e a fare le scelte giuste. Non mi diverto più, così è difficile e sono triste. Ora mi prendo una pausa, voglio vivere il 2021 al massimo. Ho intenzione di fermarmi per un po’, farò ancora sport, ma ora voglio vivere per qualche settimana la mia vita da giovane normale. Senza pensare al tennis. Ho tanti anni davanti a me, penso di giocare fino ai 40”.
E pensare che Gael aveva iniziato l’anno come non mai, aggiudicandosi i tornei di Montpellier e Rotterdam, e arrendendosi a Dubai solo in semifinale e in tre set e solo contro Novak Djokovic.
Quand’è ripartito, dopo il lockdown, non è stato più lui, smagrito di quel pathos che lo rende uno dei protagonisti più amati dal pubblico e dai colleghi.
Ha perso subito a Roma, ad Amburgo e al Roland Garros. E ora anche a Vienna. Così ha salutato tutti con un bell’inchino e se n’è andato, da bravo artista che non ha più voglia di recitare.
*foto ripresa da www.tennishead.net