Sono passate circa 48 ore dalla notizia che ha sconvolto il mondo del rugby: Domi, Christophe Dominici, la formidabile ala francese (di origini italiane), uno degli artefici dell’incredibile rimonta dei galletti con gli All Blacks di Jonah Lomu (un parziale di 19-0 in poco più di 10 minuti) nella semifinale della Coppa del Mondo del 1991, ci ha lasciati all’età di 48 anni. Una morte violenta sulla quale è in corso un’indagine.
La voce che si fa più insistente, suicidio, è legata al passato del campione “impresso” persino nel titolo della sua biografia “Bleus à l’âme”, espressione che indica uno stato di malinconia, ma nella quale è bello leggerci anche il richiamo al suo amore per la maglia della nazionale: noi abbiamo gli azzurri, i cugini d’oltralpe les bleus.
Sospeso come in una bolla, il mondo di Ovalia oltre ad esprimere unanime cordoglio si interroga: come è possibile? Aveva già affrontato e sconfitto quel male di vivere che lo aveva marchiato quando da piccolo perse Pascale, la sorella maggiore per lui una seconda madre, e poi ancora qualche anno più tardi. Eppure “Il rugby, gli uomini del rugby mi hanno permesso di ricostruirmi”, affermò in occasione dell’uscita del libro.
Un sostegno che forse avrà sentito meno chissà se anche per le restrizioni legate alla pandemia, oppure? A giugno si dimostrò caparbio e determinato a sostenere il progetto che lo aveva riportato nel mondo del rugby per rilanciare l’AS Béziers Hérault: “Des limites sont dépassées, sur un terrain de rugby on m’a appris à respecter la règle. Là c’est pareil, le combat ne fait que commencer” (“Sono stati superati dei limiti, sul campo di gioco mi hanno insegnato che si devono rispettare le regole. Qui è lo stesso, il gioco è appena cominciato”).
“Durante gli undici anni trascorsi con i nostri colori – si legge nella nota dello Stade Français Paris- Christophe, grazie al suo incredibile talento e alla sua classe, ha contribuito a scrivere la leggendaria storia del club. Le sue imprese con la Nazionale, la cui maglia ha indossato per 65 volte, hanno segnato migliaia di giovani rugbisti e permesso alla Francia di scrivere alcune delle pagine più belle della sua storia. Genio del rugby e amico senza pari, lascia un grande vuoto”.
Tutti i ricordi e le parole spese per lui da altri campioni, semplici giocatori e tifosi ci parlano di un uomo ricco di talento e contraddizioni che dopo l’addio al gioco da professionista era riuscito a reimpostare la sua vita. Nel 2010 fonda il Gruppo Monte Bacco e produce vino; due anni dopo partecipa allo spettacolo “Ballando con le stelle” su TF1 e gira anche un film per la TV, diventa consulente su RTL. Infine il ritorno nel mondo del rugby quest’estate a Béziers, chiamato per rilanciare il club di Pro D2. Stesso impegno messo nel ricostruire la sua vita privata, dopo l’abbandono della prima moglie, con la milanese Carlotta Denaro dalla quale ha avuto due figlie ora orfane. Possibile? Un padre che lascia sole le figlie ancora bambine.