Da presidente dell’ATP Tour, Andrea Gaudenzi, invia l’unità dei giocatori, da presidente del Consiglio dei tennisti professionisti, Kevin Anderson sbatte invece la porta in faccia a Novak Djokovic e alla PTPA, cioé un gruppo dissidenti che contestano il sindacato ufficiale. Ma fra il sudafricano e il serbo ha modi e parole più da sindacalista il primo, che da dieci anni si batte per i diritti dei colleghi, mentre Nole s’è improvvisato leader da un paio d’anni. Tanto che, nell’intervista rilasciata a Tennis Majors l’ex numero 5 del mondo nel 2018 ora 81 dopo un’operazione al ginocchio destro, parla in politichese per abbracciare il maggior numero di giocatori, senza creare spaccature fra più forti (e ricchi) e più deboli (e poveri).
Quindi, invece di discutere direttamente di soldi e quindi di una rivoluzionaria redistribuzione degli introiti nei grandi tornei, sulla falsariga delle Leghe degli sport americani, come propugna Djokovic, premette: “Navigare nel virus e cercare di mettere più tennis possibile sul calendario sarà, credo, la sfida più grande per l’anno che arriva”. Tanto che il calendario, stilato ufficialmente solo per tre mesi e già sicuro della cancellazione del Masters 1000 di Indian Wells proprio come l’anno scorso, non rasserena infatti gli animi dei lavoratori della racchetta.
Il sindacato ufficiale dei giocatori, a differenza di quello creato da Djokovic e Pospisil, supporta il nuovo management – che fa capo agli italiani Andrea Gaudenzi e Massimo Calvelli – e cerca un dialogo per superare insieme i problemi, senza staccarsi dalla case madre come la TPTA.
Considerando l’attualità mondiale e quindi i gravi problemi legati al Covid-19: “Il tennis non è in una bolla contenuta per tutto il tempo in cui viaggiamo: gli organizzatori stanno facendo un buon lavoro con molti protocolli di sicurezza, ma non è una bolla completa e isolata, che è ovviamente molto difficile da ottenere logisticamente”.
Così, anche se gli introiti degli Slam sono notevolissimi, Wimbledon ha preferito cancellare l’edizione 2020, e gran parte dei tornei, in generale, hanno problemi di budget, con tante uscite e meno entrate, per cui Anderson accetta la riduzione dei premi: “Si terrà conto di quanti spettatori verranno ammessi al singolo torneo, se la capienza sarà totale, il premio sarà completo, altrimenti sarà in proporzione all’incasso. Avremo una specie di scala mobile: ne abbiamo discusso molto nel Consiglio dei giocatori, non è una situazione ideale, ma è necessaria perché si svolgano i tornei”.
I cosiddetti poveri cioé i giocatori che disputano i primi turni non saranno toccati dalla decurtazione: “In molti tornei il montepremi del primo turno è quasi rimasto lo stesso”.
Il presidente del Consiglio dei giocatori è attentissimo ad evitare qualsiasi terreno minato, come quello dei vaccini. Se e quando ci saranno verranno imposti ai giocatori?
Mentre Djokovic aveva dichiarato che non si sarebbe mai fatto un vaccino per giocare, il giocatore sudafricano è molto cauto sull’argomento: “Quando sarà il momento, quando diventeranno più diffusi, probabilmente dovremo avere più discussioni al riguardo. Al momento, ci sono ancora molte domande senza risposte e tante discussioni sui protocolli ATP e tante informazioni che ci mancano anche sulla possibile contagiosità dei giocatori anche a seguito del vaccini”.
E’ più impellente il tema della salute mentale dei giocatori che, durante la pandemia, hanno lottato contro problemi economici, difficoltà di allenamento e di gestione del tempo: “Abbiamo introdotto un paio di interventi rapidi: i giocatori possono parlare con i medici e abbiamo accesso a Headspace e Sporting Chance. Rispetto al dipartimento di fisioterapia ATP, che ha un super staff, sulla salute mentale siamo gravemente in ritardo. Penso che dovremmo aumentare il budget e dare ai giocatori quest’importante sostegno”.
Un altro tema delicato riguarda il possibile matrimonio fra ATP e WTA. Ma Anderson glissa: ”Non ci sono state discussioni reali su questa possibile fusione, non è mai stato davvero sul tavolo, a parte una sorta di vaga idea. Ovviamente uno sport è più forte quando tutti lavorano insieme, ma l’eventuale struttura logistica e commerciale comune non è al momento declinabile. So che parte del nuovo piano del management ATP è al lavoro e che la WTA è un partner enorme, ma le cose devono davvero essere esaminate attentamente”.
Anche se il tasto più delicato è quello dei rapporti con la PTPA di Djokovic e Pospisil: giocatori contro giocatori, possono lavorare insieme? Qui Anderson mette in atto tutte le sue arti diplomatiche: ”In generale, spero sempre che tutti possano lavorare insieme, perché un organismo diventa più forte. Ma, in termini di logistica e dell’effettivo flusso di informazioni e processi decisionali, non vedo come possiamo lavorare insieme, visto come le nostre strutture sono allestite. Per quanto ne so, i giocatori sono rappresentati dal Consiglio, dai membri del Tour e sì, la nostra struttura è posseduta al 50% da tornei, il 50% di proprietà di giocatori, ma anche se si avesse una realtà posseduta al 100% dai giocatori, si dovrebbe comunque andare al tavolo e negoziare con i tornei”.
Anderson è chiarissimo: “Non credo che il sistema sia perfetto. La nuova direzione ATP ha parlato di una revisione completa e di un’ampia e approfondita modifica della governance (con mandati a tempo e conflitti di interesse), cose davvero importanti da guardare, cose che debbano essere fatte all’interno della struttura del Tour. Forse 30 anni fa avrebbe potuto essere fatto in modo un po’ diverso ma oggi stiamo parlando di un’ATP che è una multi-nazionale, in termini di dipendenti, partners, persone diverse, non di un piccolo business che si può cambiare facilmente”.
In realtà, Anderson non è stato ancora rieletto presidente, ma con l’appoggio di Federer, Nadal e Murray che sono rientrati nel Consiglio è più che probabile che venga confermato per lavorare in tandem non separato dalla dirigenza ATP di Andrea Gaudenzi.