Paolo Bertolucci, si ricorda della pagina storica del tennis italiano?
“Ricordo che persi male con Corrado (Barazzutti). Ricordo che fu in Egitto, su un campo terribile, con le righe segnate col gesso, ricordo gli uomini elegantissimi con i loro camicioni bianchi e ricordo benissimo gli armadietti in legno, stile inglese, degli spogliatoi”.
Le ricordiamo il punteggio: Barazzutti batte Bertolucci 6-4 6-0.
“Mi dava fastidio il suo gioco, correva e piangeva, il punto non poteva durare più di 4-5 scambi, sennò lo perdevo, quindi dovevo prendermi rischi estremi e andare a rete. Quando andava bene andava bene, ma era sempre durissima, non potevo mai vincere sulla distanza, da fondo non sbagliava mai”.
Sono trascorsi 40 anni senza una finale italiana maschile all’estero.
“Una follia. Troppi. Anche perché dopo la mia generazione c’è stato un buco, a sprazzi ci sono stati giocatori buoni ma ora emergeva uno ora l’altro, non insieme con continuità. E’ pazzesco che sia passato tutto questo tempo fra quella partita del Cairo e questa di Melbourne perché quando c’erano Gaudenzi, Furlan e Camporese che gravitavano intorno ai primi 20 del mondo sarebbe potuta succedere una finale in un torneo del livello di quello in cui si affrontano ora Sinner e Travaglia. Evidentemente le circostanze di incroci del tabellone sono state sfortunate”.
Che sensazione le dà perdere questo record?
“Sono felice di essere passato da ultimo a penultimo e di non parlare più di cose di 40 anni fa, praticamente… dell’ante Guerra! Trovo bellissimo che due italiani abbiano finalmente questa possibilità”.
Si sorprende di questa finale di Melbourne?
“Per quanto riguarda Sinner sicuramente no: come già a Sofia l’anno scorso, a questo livello, Jannik è già competitivo per la vittoria. Per quanto riguarda Travaglia, invece, arrivarci a 29 anni è un grandissimo risultato, un premio al lavoro, alle difficoltà che ha avuto nel raccattare punticini in tornei difficili e disagiati per crescere come giocatore e in classifica. Ne ha mangiata di polvere! Se a 25 anni gli avessero detto che sarebbe arrivato nei primi 50 del mondo sarebbe stato il primo a ridere. Bravo, sono proprio contento per lui”.
Secondo coach Massimo Sartori quella di Travaglia è la “generazione Cecchinato”, quello di mezzo che fotografa la crescita del Rinascimento italiano.
“Sì il ragazzo ha raggiunto questo traguardo al culmine di una crescita generale che riguarda tutto il tennis italiano”.
Non a caso l’allenatore di Travaglia, Simone Vagnozzi, allievo di Sartori, aveva portato Cecchinato alle semifinali del Roland Garros 2018 e al numero 16 del mondo.
“Appunto, questa crescita generale riguarda sicuramente anche gli allenatori privati”.
Agli Australian Open al via lunedì, Sinner ha un primo turno ostico ma non già chiuso contro Shapovalov.
“Il canadese deve stare molto attento con Jannik: io lo vedo in realtà come un match alla pari. Perché Shapovalov può andare a 300 all’ora ma ha dei cali, se Sinner riuscirà a tenere una velocità di crociera da autostrada, a 130 all’ora, senza sbagliare, per l’altro si fa dura. Poi Jannik potrebbe sfruttare il tabellone della testa di serie che ha eliminato. Così sono gli Slam, a differenza dei Masters 1000: per andare avanti quando non hai una super classifica o trovi un buco o ti infili al posto della testa di serie”.
E Berrettini-Anderson come lo vede?
“Matteo poteva trovare qualcuno di più facile piuttosto del sudafricano che serve bene e anche se è sceso in classifica è stato top 5. Ma secondo me resta favorito”.
L’Italia maschile è in finale anche nella ATP Cup.
“Anche qui non mi meraviglio: abbiamo due ottimi giocatori come Berrettini e Fognini, due intorno ai “top 10”, e non ci sono tante altre nazioni con una situazione così. Quante sono? Diciamo quattro. Un po’ come quando vincemmo la Davis nel ’76: puoi anche perdere in semifinale, ma sei lì, sei competitivo al top perché hai un parco-giocatori di alto livello, tutti insieme, come non succedeva da tempo e com’era l’Italia degli anni 70”.
La Russia è favorita in singolare, ma se andiamo sull’1-1, siamo favoriti in doppio?
“Proprio così. Con Berrettini e Fognini ci giochiamo con buone possibilità i due singolari contro Medvedev e Rublev, e se andiamo 1-1 abbiamo una buona possibilità col doppio”.
*articolo ripreso da https://www.federtennis.it/Federazione/News/Attivita-internazionale/bertolucci-barazzutti-finale-atp-cairo-1980