Com’è possibile che un atleta stia lontano dal circuito uno-due persino tre anni e poi giochi alla pari con i primi del mondo? Certo, il fattore-casa, peraltro in uno Slam davanti ad amici e parenti, ha il suo peso, così come gli arretrati di motivazione ed adrenalina accumulati durante la pausa. Ma come giudicare i cinque set disputati da Thanasi Kokkinakis che, da wild card, da 267 del mondo, gioca alla pari contro Stefanos Tsitsipas, numero 6 e fra i favoriti per la vittoria finale?
Come definire l’esaltante partita di Nick Kyrgios che da numero 47, è andato avanti due set a zero contro il 3, Dominic Thiem, il terzo nome dopo Novak Djokovic e Rafa Nadal agli Australian Open 2021? Giocare a tennis è come sciare e andare in bicicletta, ma le prestazioni dei due ragazzi australiani, fors’anche favorite dai campi particolarmente veloci e quindi da scambi più brevi, quanto sono sorprendenti? Abbiamo interpellato Ivan Ljubicic, e l’ex numero 2 del mondo, allenatore di Roger Federer e presidente della ljsports.group che ha in squadra Matteo Berrettini, Borna Coric, Daria Kasatkina e Donna Vekic non è affatto sorpreso.
“Abbiamo già visto che cosa è stata capace di fare Pironkova agli Us Open – senza classifica dopo i problemi fisici e la maternità è arrivata ai quarti –, abbiamo visto con Roger (Federer): quando è rientrato nel 2017 ed era più forte di prima. Non ti dimentichi come si gioca a tennis e, se ti alleni, soprattutto con le partite tre set su cinque degli Slam, hai il tempo per recuperare anche il ritmo partita”.
“La pausa va valutata: dipende da quel che fai quando non giochi i tornei, se ti alleni bene, quando ritorni, sei anche più forte perché hai lavorato sul fisico e sulla tecnica, e puoi anche migliorare. Anzi, è la combinazione ideale perché invece quando giochi sei focalizzato solo sulla prestazione. Guarda la Barty che non ha giocato per un anno, ma non è stata di certo ferma, stesa a letto”.
Però c’è anche il fattore Covid, con una stagione giocata solo parzialmente e un’altra sotto continua minaccia di un nuovo stop, con tante restrizioni: quindi la preparazione dei protagonisti è meno precisa e causa un appiattimento dei valori. “Certo, sono tutti un po’ fuori ritmo per il virus, tutti vivono una condizione nuova, diversa dal passato. Ma io personalmente, quando un mio giocatore deve affrontare un avversario che è stato fermo da tempo sono un po’ più preoccupato di quando ne affronta uno che frequenta di più il circuito, uno come Paire che gioca 40 tornei l’anno ma 5 sono da dimenticare”. “
Le incertezze aumentano contro chi non gioca da un po’: che cosa avrà fatto, come avrà lavorato, avrà alzato il livello, sarà diventato più aggressivo? Questo aumenta la pressione se le cose in campo si complicano a carico di chi gioca i tornei a tempo pieno. Senza pensare alle motivazioni extra di chi rientra dopo una lunga assenza. Per cui, in definitiva, io non mi sorprendo per una grande prestazione di un atleta anche dopo una lunga assenza, mi sorprendo di più se va avanti nel torneo”.
Anche perché non dimentichiamo che i due australiani, sia Kokkinakis che Kyrgios sono due giocatori di grandi qualità, stoppati da problemi fisici l’uno e da limiti personali l’altro.
“Kokkinakis è un gran bel giocatore, Kyrgios può esprimere un livello altissimo, può fare delle sciocchezze, come qualche smorzata, qualche servizio da sotto, qualche volée, ma non sbaglia scelte e, soprattutto sui punti importanti, si vede che ha il livello da top ten. Non ha la continuità, ma ha le capacità”.
Per la cronaca, alla lunga, la condizione fisica fa la differenza e Kokkinakis e Kyrgios salutano il loro bellissimo sogno di quest’estate australiana insieme al pubblico che viene relegato nuovamente in casa dopo i venti casi di Covid di Melbourne.
Articolo ripreso da: Supertennis.tv