La vittoria di Marta Bassino nello slalom parallelo nei Mondiali a Cortina ha fatto tornare alla memoria la gara capostipite di questa specialità, quella del 23 marzo 1975 in Val Gardena, ultimo atto della coppa del Mondo con la sfida finale fra Gustavo Thoeni e lo svedese Ingemar Stenmark. Le emozioni di quella giornata hanno praticamente “ucciso” ogni altro parallelo venuto dopo, visto che è stato davvero impossibile raggiungere un uguale pathos, vivere la stessa drammatica sequenza di eventi.
E giustamente quella vittoria di Thoeni, che gli permise di conquistare la sua quarta coppa del Mondo generale, l’ultima di una formidabile carriera (seguirono solo altri due successi in Slalom Gigante e uno in Combinata nelle successive due stagioni), è stata nuovamente ricordata e celebrata dai mezzi di informazione. Non è la prima volta che quello slalom parallelo viene riportato alla memoria con articoli e servizi televisivi. Peccato solo che, soprattutto in Tv, ci sia una certa
approssimazione nel racconto dell’impresa di Thoeni, in particolare del contestato superamento dei quarti di finale da parte di Stenmark contro il polacco Jan Bachleda. Cerchiamo allora di rendere omaggio a Thoeni e al suo avversario con una più precisa ricostruzione non solo di quello slalom parallelo finale, ma anche della stagione complessiva perché, in questo modo, sarà più facile comprendere la vera grandezza di Thoeni, superato in qualche numero da altri campioni, ma nettamente migliore di chiunque altro come capacità tecniche e statura di sciatore completo.
LA DISCESA IMPOSSIBILE
Per capire meglio il significato di quella edizione della coppa del Mondo, e del valore assoluto dei protagonisti nell’intera storia dello sci alpino, bisogna mettere da parte per un po’ lo slalom parallelo di Val Gardena e partire dall’inizio. Gustavo Thoeni ha già vinto 3 Coppe generali (1971, 1972, 1973) e 5 di specialità (in Slalom gigante nel 1970, 1971 e 1972; in Slalom speciale nel 1973 e 1974), che si aggiungono all’oro olimpico nel Gigante e l’argento nello Speciale a Sapporo 1972, ai due ori in Gigante e Speciale ai Mondiali 1974 a Saint Moritz. In quest’ultima gara, Thoeni è autore di una grande rimonta, dall’ottavo posto nella prima manche all’oro, con una discesa che probabilmente, dal punto di vista tecnico e da quello spettacolare, è la più bella mai vista nella storia dello Slalom di sci alpino. E’ comunque un Thoeni che comincia
a mostrare qualche segno di cedimento, tant’è vero che dopo questa stagione l’unica medaglia di prestigio sarà l’argento nello Slalom all’Olimpiade di Innsbruck 1976 (oro a Piero Gros), edizione in cui è quarto nel Gigante, quando è al comando dopo la prima manche, ma è penalizzato da un tracciato della seconda manche fatto apposta per andare contro le sue caratteristiche tecniche e che provoca la sorpresa di due svizzeri davanti a tutti (oro Hemmi, argento Good), con Stenmark terzo.
E’ evidente che vincere la Coppa nel 1975, fra l’altro dopo aver ceduto quella del 1974 all’altro azzurro Gros, non è impresa facile. C’è un giovane Stenmark che dà il via alla sua serie record di vittorie negli Slalom. E poi l’austriaco Franz Klammer che in Discesa libera è il dominatore assoluto. Alla fine della Coppa del Mondo 1974-75 avrà ottenuto 8 successi sulle 9 discese totali (lo svizzero Walter Vesti il solo vincitore alternativo, a Megeve, quando Klammer va fuori per colpa di un attacco dello sci che cede)). Thoeni sa che gli slalom non gli bastano più, ha bisogno dei punti in Combinata, perciò deve impegnarsi anche in Discesa, una specialità che, in teoria, visti il suo fisico e le sue caratteristiche tecniche, appare quasi impossibile da affrontare per lui. Ma Thoeni inventa qualcosa di eccezionale che passerà alla storia.
UN CENTESIMO DI SECONDO
Quando si parla di quella stagione e delle Discese libere, si ricorda il “miracolo” del 18 gennaio 1975, a Kitzbuehel (Austria), sulla pista Streif, considerata la più difficile del mondo. Klammer arriva al traguardo ed è primo, il suo tempo è 2’03”22, nuovo record della pista. Al secondo posto, a soli 8 centesimi di secondo, c’è l’altro austriaco Werner Grissmann, che sarà secondo dietro Klammer nella classifica finale della coppa del Mondo di specialità. La gara sembra conclusa, perché tutti gli specialisti sono ormai scesi, restano quelli di seconda fascia e gli slalomisti che puntano alla Combinata, c’è lo Speciale in programma il giorno dopo. Thoeni ha il numero 22, a quei tempi il primo gruppo, l’elite, è di 15 sciatori. Thoeni ha già provato questa discesa libera, nel 1972, con un buon settimo posto, mostrando già qualche attitudine. Inoltre, sempre nel 1972, all’Olimpiade di Sapporo, oltre che in Gigante (oro) e Speciale (argento), gareggia anche in Discesa ed è 13mo. Insomma, non è un pivello della Discesa, ma è chiaro che un paragone con i più forti della
specialità è impossibile. Inoltre, scendere dopo i 15 del primo gruppo, in quegli anni, è reso ancor più complicato dalle condizioni della pista, che non “regge” come invece avviene oggi. Quindi, quando Thoeni comincia la sua discesa sulla Streif il podio è considerato già blindato. Inoltre, visto che il giorno dopo ha lo Slalom che vale per la Combinata, Thoeni non può rischiare di cadere in Discesa, perderebbe tutti i punti. Klammer e la squadra austriaca, insieme ai tifosi, fanno festa. Ma dopo una trentina di secondi tutti ammutoliscono, lo speaker annuncia gli intertempi di Thoeni, che si è lanciato giù come un kamikaze, tanto che alla fine la sua velocità di punta risulterà superiore a quella dello stesso Klammer. La corsa di Thoeni è scandita dalla voce dello speaker, il campione azzurro è come un’ombra che si
sovrappone a quella di Klammer e non è possibile distinguerle. Quando la sua figura, così esile rispetto ai fisici imponenti dei discesisti veri, compare sul ciglio dell’ultimo pendio è diventata quella di un gigante che fa paura. Le parole dello speaker sono ormai uno spasmodico conto alla rovescia nella picchiata finale e quando Thoeni sfreccia sull’arrivo lo sguardo di tutti va al cronometro: 2’03”23. Un centesimo di secondo! Klammer è primo, Thoeni è leggenda. E ancor di più lo sarà quando, tempo dopo, si stabilirà che il distacco reale è di soli 3 millesimi di secondo, pochi centimetri dopo una discesa lunga più di 3300 metri.
LE ALTRE DISCESE
Ma chiudere così quel racconto non può rendere davvero giustizia alla classe di Thoeni. E già, perché quando si parla di quell’impresa sembra che sia l’exploit singolare di uno sciatore che, quel giorno, si è inventato una magia. Certo, è vero
che possiamo chiamarla magia, ma non possiamo dire che sia l’unica. Si dimenticano altre prodezze di Thoeni in Discesa libera. Delle prove degli anni precedenti, come nel 1972 sulla stessa Streif e all’Olimpiade di Sapporo, si è detto. Ma nella stessa stagione 1974-75, quella del secondo posto a Kitzbuehel, ci sono altre gare incredibili di Thoeni. Prima della Streif, l’8 dicembre 1974, Thoeni è sesto nella Discesa in Val d’Isere, seconda prova della Coppa del Mondo 1974-75. Il 26 gennaio 1975, una settimana dopo Kitzbuehel, nella Discesa a Innsbruck, Thoeni sfiora il podio, è quarto dopo essere stato primo all’ultimo intertempo. E l’1 febbraio 1975, nella Discesa a Megeve, è nono. Quindi: secondo, quarto, sesto e nono. Persino per uno specialista di questa gara sarebbe un risultato di rilievo.
Per capire ancor di più la differenza fra Thoeni e gli altri si deve ricordare che nello sci moderno la “completezza” nelle varie gare non esiste più. Era un’altra epoca quando l’austriaco Toni Sailer (Cortina 1956) e il francese Jean Claude Killy
(Grenoble 1968) vincevano 3 ori alle Olimpiadi in Discesa libera, Slalom Gigante e Slalom speciale. Poi, la specializzazione esasperata ha cancellato gli atleti polivalenti. Esempi di rilievo. Ingemar Stenmark si è tenuto bel lontano dalla Discesa. Solo una volta, volendo provarla almeno una volta in carriera, gareggiò nella Discesa a Kitzbuehel, nel 1981, arrivando 34mo, sulla stessa pista dove Thoeni giunse a 3 millesimi da Klammer, da molti giudicato il più forte discesista nella storia dello sci. E Alberto Tomba non solo non ha mai corso la Discesa, ma nemmeno il Supergigante, che nel frattempo era stato inserito nel programma dello sci alpino. Tutto questo a riprova della difficoltà nell’affrontare questa gara, nel rischio di farsi male. Ma Thoeni si è palesato di un’altra categoria rispetto a tutti i grandi campioni,
mostrando un coraggio senza pari. E un episodio particolare ne è l’ulteriore conferma. E’ diventata famosa una discesa in prova di Thoeni proprio sulla Streif: mentre viaggia a 100 km all’ora, perde uno sci. La conseguenza, in questi casi, è una
caduta con esiti anche pericolosi. Thoeni riesce a restare in piedi, continua con uno sci solo e, poco alla volta, riesce a fermarsi, in piedi. Anni dopo, l’episodio si trasforma in favola, si racconta che Thoeni riesce addirittura ad arrivare sul
traguardo con uno sci, ma è lui stesso a smentirlo, con la sua solita voce smorzata e la sua grande modestia.
PARALLELO E POLEMICHE
A questo punto, torniamo finalmente al momento principale di questo viaggio nel tempo. L’ultima gara della coppa del Mondo 1974-75 è il Parallelo in Val Gardena. In testa alla classifica, tutti con 240 punti, ci sono Thoeni, Stenmark e Klammer, con quest’ultimo tagliato fuori in partenza perché si tratta di uno Slalom e lui non è in grado di competere, tant’è che è subito eliminato dall’azzurro Helmuth Schmalzl. Il “fattaccio” si verifica nei quarti di finale, quando Stenmark affronta il polacco Jan Bachleda, di medio livello (un argento e un bronzo in Combinata ai Mondiali ’74 e ’70, una vittoria in Spociale nel ’72 in coppa del Mondo e altri 5 podi totali), una sfida all’apparenza senza problemi. Succede però che Stenmark inforca un paletto e tutti pensano che sia fuori gara, squalificato. Nella realtà, andando a guardare bene
la ripresa televisiva (che si trova facilmente su youtube), si nota questo: Stenmark inforca la porta e si blocca, ha i due sci ai lati dei paletti che sostengono la bandierina, ma ha la prontezza di spirito di tirare indietro quello sinistro, portarlo
all’esterno del paletto destro e quindi all’interno della porta attraverso la quale è obbligato a passare, e quindi riprendere la corsa. Si dice che la giuria abbia favorito Stenmark, ma non è vero, perché Stenmark ha l’abilità di superare correttamente la porta. Ovviamente, Bachleda è già arrivato al traguardo e lo ha superato con un vantaggio di quasi due secondi e mezzo rispetto allo svedese. Piccola parentesi: non bisogna considerare strano il distacco, se si è stati spettatori del Parallelo vinto dalla Bassino pochi giorni fa ai Mondiali a Cortina. Qui, purtroppo, è stata inventata una regola assurda in base alla quale il distacco nella prima manche può essere al massimo di mezzo secondo, anche lo sciatore arriva con un ritardo maggiore. La giustificazione: per non far perdere di interesse alla seconda manche, nel caso di
eccessivo distacco nella prima. Così, si può arrivare 2 secondi dopo l’altro nella prima manche, ma risulta solo mezzo secondo, vincere la seconda con 51 centesimi e passare il turno anche se si è stati complessivamente più lenti di 1 secondo e 49 centesimi. Una porcata. Una regola inventata a tutto vantaggio della Tv, che favorisce le gare con i suoi finanziamenti, ma che compie un massacro dal punto di vista sportivo con queste particolari esigenze, che hanno provocato le giustissime proteste di tanti atleti, a cominciare dall’altra azzurra Brignone.
LE IMMAGINI SPARITE
Nel racconto di quel Parallelo, a questo punto, nelle rievocazioni televisive succede una cosa strana. Dopo aver mostrato le immagini di Stenmark che inforca nella prima manche, si passa alla finale con Thoeni. Uno spettatore che non conosce
quella storia o che non ha letto qualcosa sull’argomento (gli articoli sulla carta stampata, invece, sono quasi tutti molto precisi e completi) non capisce come mai Stenmark abbia passato i quarti di finale dopo essere arrivato dietro Bachleda nella prima manche, staccato di quadi due secondi e mezzo. Tutti i servizi televisivi saltano completamente questa fase e non fanno comprendere cosa sia successo. Peccato che questa lacuna rovini parzialmente la memoria di una gara storica. Nella realtà, accade qualcosa di particolare. Altra piccola premessa: gli svedesi accusano gli italiani di aver favorito Thoeni perché nei quarti affronta l’altro azzurro Pietrogiovanna e questi va subito fuori pista. Ma davvero pensano che
Pietrogiovanna avrebbe potuto impensierire Thoeni in uno slalom? Il punto è che gli svedesi mostrano di avere la coda di paglia. Torniamo perciò alla seconda manche del quarto di finale fra Stenmark e Bachleda. Con un vantaggio di due secondi e mezzo, su un percorso che è molto più breve di una gara normale di slalom, a Bachleda basterebbe scendere in totale sicurezza, lentamente, per superare Stenmark. Succede invece che il polacco, che non ha alcuna necessità di forzare, va fuori dopo poche porte e regala la qualificazione a Stenmark. Tutto questo nelle rievocazioni televisive non appare.
Ma quello che succede dopo non è di secondaria importanza. Gli italiani accusano la Svezia di aver “comprato” Bachleda. Peggio ancora, si rischiano incidenti più gravi. La gara prevede discese per i piazzamenti fino all’ottavo posto. Così, Bachleda va in pista anche dopo la sconfitta nei quarti di finale: batte l’azzurro Planck nella semifinale e perde da Jones (Usa) nella finale per il quinto posto. Sia mentre risale la pista per andare alla partenza, sia quando conclude le manche, Bachleda subisce gli attacchi dei tifosi italiani: insulti, minacce e persino sputi, che all’epoca è anche possibile vedere in diretta sulla Rai. A parte questi incidenti, se non si vuole insistere sulle cose peggiori, almeno raccontare cosa è successo in maniera completa dovrebbe essere un obbligo.
L’APOTEOSI
La memoria sportiva vera e propria si chiude con le indimenticabili immagini della finale, che si risolve in una sola manche a causa della caduta di Stenmark e conseguente eliminazione: Thoeni parte più veloce, resiste in testa, Stenmark cerca la rimonta e accelera fino a raggiungere l’azzurro e superarlo di pochissimo, ma va oltre i limiti fisici dell’equilibrio e cade, Thoeni trionfa. E’ l’ultima sua grande vittoria, la conclusione di un’era, anche se ci saranno un altro argento olimpico e due vittorie in Slalom in coppa del Mondo, ma il vero Gran Finale è questo. Ed è un Finale che forse racchiude simbolicamente l’intera epopea dello sci alpino mondiale, con un campione come Gustavo Thoeni che, al termine di una stagione incredibile, batte i rappresentanti più forti di sempre nelle due discipline maggiori, Stenmark in Slalom,
Klammer in Discesa, dimostrando di possedere, lui da solo, la tecnica, il coraggio e la magia che ne fanno il più grande di tutti i tempi.