Lo sci alpino non è uno sport assoluto come atletica o nuoto dove c’è sempre il punto fermo di un tempo o una misura. La tua forza è sempre parametrata a quella degli avversari e in una disciplina che vive in una vera e propria costellazione di variabili (dalla temperatura e l’umidità della neve, alla visibilità, ai materiali, ai numero di partenza, ai refoli di vento) una gara secca come quella dei Mondiali è sempre un’incognita. Pochi si sono confermati nel solco della stagione di Coppa del Mondo, come Kriechmeier e la Gut, altri sono saltati per aria.
Colpa loro, ma anche di condizioni atmosferiche folli che ancora una volta hanno evidenziato i cambiamenti climatici che il pianeta sta vivendo. Si è partiti sotto bufere di neve continue che hanno costretto a rinviare le gare dei primi tre giorni, quindi si è passati al gelo polare per concludere negli ultimi giorni con caldo primaverile. L’organizzazione è stata eccezionale perché ha saputo garantire una neve accettabile se non in ottime condizioni in mezzo a tali cambiamenti.
Gli unici limiti sono nelle piste. Un po’ obsolete considerando i materiali in uso oggi, soprattutto l’Olympia delle Tofane in cui il finale infinito in bassa pendenza ha costruito quasi tutti i risultati, ma anche la Vertigine, tracciata pensando di rendere estremamente spettacolari discesa e superG maschili, si è rivelata però di difficile tracciatura, in bilico fra l’estrema velocità, e quindi pericolosità, in cui si entra nei salti, a un ritmo frenato che ha finito per frustrare le qualità dei
protagonisti.
Forse la sorpresa più grande è stata proprio la squadra azzurra. Alzi la mano che avrebbe scommesso su questo esito finale. Chi dice sì mente. Ha pesato ben oltre il pensabile l’infortunio nell’immediata vigilia di Sofia Goggia. La sua personalità avrebbe dato un “animus” diversa a tutta la squadra azzurra arrivata invece a Cortina un po’ mogia. Ma soprattutto nella prima gara in programma, il superG, una sua medaglia avrebbe dato sicuramente una verve diversa a tutta la squadra. Invece il clima giorno dopo giorno è diventato sempre più pesante. Nessuno arriva ai Mondiali certo di una medaglia, ma la Goggia sarebbe stata la carta più sicura da giocare nelle due specialità veloci e forse anche in gigante, considerando la sua progressione in stagione e quel finale di pista infinito e piatto dove nessuna come lei avrebbe saputo trovare velocità.
La delusione più cocente è senz’altro arrivata dal gigante femminile dove potevamo calare due assi. Marta Bassino, dominatrice in Coppa del Mondo della specialità ha disputato le peggiori due manche della stagione. Irriconoscibile. Marta, sempre leggera fra le porte come una libellula, è apparsa impacciata e passiva sul ghiaccio della parte centrale della pista Olympia. Decisamente fuori fase Federica Brignone: aveva i nervi a fior di pelle, nervosismo che su poteva leggere nella rigidità della sua azione, situazione che ha evidenziato i suoi difetti congeniti come l’eccessiva
inclinazione sulle porte a sinistra che pone sempre il rischio di scivolare.
Non è andata meglio in campo maschile. Si sperava in Dominik Paris, vincitore dell’ultima discesa di Coppa, ma Domme non si è trovato a suo agio sulla Vertigine anche se nessuno è stato veloce quanto lui sul falsopiano finale, a dimostrazione che nessuno sa trovare quanto lui la velocità. Poco invece si poteva chiedere a Christof Innerhofer: non poteva il suo inconscio dimenticare che proprio su questa pista due stagioni fa si era gravemente infortunato. Inconscio che nei punti
chiave lo ha frenato.
Le due medaglie azzurre sono arrivate nelle gare meno attese. L’oro della Bassino nel gigante parallelo ha avuto dell’incredibile in una specialità dove, a parte il bronzino a squadre di due anni fa ad Are, siamo sempre stati solo comparse. Una gara con una formula contestata che di sicuro per il futuro andrà rivista, ma che soprattutto va disputata su una pista diritta, dove si deve cercare di allestire due tracciati il più possibile simili. Davvero incredibile poi l’argento di Luca De Aliprandini nel gigante maschile.
E’ una specialità in cui da molte stagioni ormai siamo in serie B se non C. E Luca mai era salito su un podio di coppa del Mondo. A Cortina per la prima volta è riuscito a infilare due buone manche, senza quegli errori che hanno sempre penalizzato le sue prestazioni. Bellezza dello sci, dove nulla è mai scritto prima.
Mancano tre settimane alla fine della stagione dello sci alpino. La speranza è di chiuderla in modo dignitoso. C’è la coppetta del gigante femminile da conquistare e la speranza è che la Bassino non sia in un calo irreversibile di forma per poter difendere il suo grande vantaggio e che la Brignone ritrovi un minimo di serenità per sciare come sa fare. Anche Paris ha ancora delle cartucce da sparare, speriamo le usi bene.
foto tratta dal giornaledivicenza.it