L'errore di Bentancur contro il Porto è un esempio sbagliato. Così com'è sbagliata la visione nei media: non è una moda, non è un vizio, e come se non bastasse la statistica dimostra che dà più vantaggi che svantaggi ...
Un retropassaggio sbagliato banalmente da Bentancur a Oporto ha provocato, con il contributo di uno Szczesny non molto reattivo, il primo gol dei portoghesi contro la Juve al primo minuto dell’andata degli ottavi di finale di Champions league. Si è trattato di un errore clamoroso, che ha regalato all’iraniano Taremi un’occasione insperata. Negli stessi giorni, il portiere brasiliano del Liverpool, Alisson, ex romanista come Szczesny, ha commesso una serie di svarioni che hanno provocato il crollo dei campioni d’Inghilterra nella partitissima contro il Manchester City.
Questi episodi hanno riaperto il dibattito sulla cosiddetta costruzione dal basso, o costruzione da dietro che dir si voglia, che prevede che sia il portiere ad avviare il gioco, non più con un lancio lungo destinato alla metà campo avversaria con l’obiettivo di raggiungere un attaccante, né con l’appoggio al regista che arretra per ricevere la palla, ma giocando con piedi, scambiandola con i difensori. E’ un modo che permette di attirare il pressing avversario e, una volta superato il primo sbarramento, di godere di più spazio nell’impostare la manovra. Tra i portieri in attività, i migliori nel gioco con la palla a terra sono considerati il brasiliano Ederson e il tedesco Ter Stegen. Tra gli italiani, almeno in serie A, Consigli del Sassuolo.
Naturalmente, l’errore di Bentancur non c’entra niente con la costruzione dal basso. Si tratta di un retropassaggio eseguito male, con superficialità. La costruzione dal basso comincia dal portiere oppure non è. Semplice.
Ma molti osservatori, e persino per taluni ex allenatori e ex giocatori, si sono rifugiati nel refrain secondo il quale si stava meglio prima, a prescindere. Quando i portieri paravano, i centravanti segnavano, i mediani ringhiavano, e magari anche i treni viaggiavano in orario, e così via. E’ il rifiuto della modernità, eppure nessuna persona di comune buon senso sosterrebbe che le auto senza aria condizionata fossero preferibili a quelle che usiamo da qualche decennio, né che senza i telefoni portatili si potesse comunicare più rapidamente rispetto ad oggi.
Che l’azione possa partire dal portiere è considerato addirittura un viziaccio, dunque qualcosa da vietare, come l’alcol ai minori di diciotto anni. Sono gli stessi che inneggiano al contropiede quando una squadra arriva al tiro, con pochi passaggi, ma coinvolgendo molti giocatori, attraverso movimenti sincronizzati. Dimenticano che il contropiede classico è quello incarnato in maglia azzurra dal lancio a lunga gittata di Rivera – quaranta, anche cinquanta metri – per Riva. Oppure, nella juvedi Trapattoni, dal lancio di Platini per Boniek nelle notti europee. E, a proposito di Trap, ricordo bene che chiedeva a Zoff di non rinviare lungo, ma di offrire la palla al libero, che era un fuoriclasse di nome Scirea, proprio per far partite nel maniera più pulita tecnicamente l’azione. Non una costruzione, ma un’idea di costruzione.
La costruzione dal basso nasce dalla convinzione, ormai diffusa nel mondo, che il movimento della palla, mantenendone com’è ovvio il possesso, sia utile per almeno due ragioni. La prima è di attirare il pressing altrui, mandando fuori giri gli avversari, la seconda è di dare più fiducia a tutti i giocatori, costringendoli a giocare la palla, a prendersi la responsabilità, senza delegare tutto ai centrocampisti e agli attaccanti. Da questo punto di vista, le migliori squadre inglesi, e soprattutto il Manchester City, sono esemplari. Non è un caso che i terzini di Guardiola abbiano tali qualità da poter arrivare alla rifinitura o alla conclusione con notevoli possibilità di successo. Definire Cancelo, scaricato dalla Juve dopo una sola stagione, un terzino è molto riduttivo: lo si vede inventare football come i rifinitori esterni, le ali Mahrez e Sterling. Quando attacca, il City si dispone su tre linee: la terza, la più difensiva, è composta da due uomini, i difensori centrali; la seconda, mediana, è composta da tre uomini, i due terzini laterali e il regista arretrato; la terza, la più offensiva, è composta da cinque uomini, le due ali, le due mezzeali e il centravanti. Il quale ultimo serve non solo a concludere l’azione con il tiro, ma soprattutto a disorientare con il suo movimento orizzontale la coppia centrale di difesa, con l’effetto di lasciare spazio alle imbucate delle mezzeali, che difatti segnano molto. Si tratta di due ottimi centrocampisti, il belga De Bruyne e il tedesco Gundoyan. In alternativa, attraverso scambi strettissimi con le mezzeali, sono le ali a trovare il varco per il tiro. Tutto questo è possibile perché la costruzione dal basso viene elaborata con pochi errori. E una volta entrata nella metà campo altrui, la squadra può sfruttare la superiorità numerica.
E’ dimostrato dalla statistica che in tutte e cinque i principali campionati che si giocano in Europa i vantaggi della costruzione dal basso superano gli svantaggi, eppure i media sottolineano più rischi che i benefici, generando nel pubblico molta confusione. Le televisioni pubbliche e private, ma soprattutto i giornali alimentano il rimpianto per il bel tempo antico, di fronte all’inadeguatezza complessiva del calcio italiano cercano qualsiasi alibi, dagli errori arbitrali – che ci sono stati – alle scelte dei tecnici. Però, cresce e si sviluppa un pubblico nuovo, che scrive di calcio con analisi accurate, evita i luoghi comuni e cerca spiegazioni razionali al mondo che cambia in fretta.