Scriveva Cicerone Historia Magistra Vitae, la Storia è Maestra di Vita. Questo pensavo sentendo una parte del discorso di Joe Biden al compimento dei suoi 100 giorni di Presidenza degli Stati Uniti, soprattutto quando lanciava – forse in contrasto con lo slogan “America First” del suo predecessore – il suo: “L’America si è rimessa in marcia”. E di seguito per raggiungere l‘obbiettivo avanza otto proposte.
Anche per la FIDAL sono passati 100 giorni dalla nuova Presidenza. Dopo tutta una serie di scosse di assestamento, su cui SportOlimpico ha dettagliatamente informato i suoi lettori, fra cui in primis la grave delegittimazione dell’attuale settore tecnico, scosse che hanno spesso messo in forte dubbio la capacità dell’attuale Presidenza. Fa sorridere leggere oggi sul sito della FIDAL il compiacimento del suo Presidente, quasi a volersi ascrivere il merito e senza mai ringraziare chi c’era prima. Il tutto è stato suggellato dai risultati dei World Relays Championships dove le 5 staffette italiane – ben profittando di una situazione contingente fortunata – sono andate tutte in finale ed hanno guadagnato la qualificazione olimpica ed anche quella per i Mondiali di Eugene del 2022.
Un en plain che ovviamente non ha precedenti nella storia dell’atletica, essendo la 4×400 mista inclusa per la prima volta nei Giochi Olimpici. L’Italia aveva fatto il pieno di presenze solo nei Giochi del 1948, 1952, 1960 e 1972. Ma a quei tempi si trattava solo di tre staffette in quanto la 4×400 femminile fu aggiunta solo nel 1980. Da allora mai avevamo fatto il pieno: anzi nelle ultime otto edizioni dei Giochi, al massimo ne avevamo avute due.
Ovviamente, queste qualificazioni poco aggiungono alle nostre possibilità di medaglie per Tokyo 2020. Bisogna avere i piedi per terra in questo. Forse solo la 4×100 maschile può avere ambizioni da medaglia pur con tutti gli imprevisti dei cambi. Per la “mista” è giusto sognare ma a Tokyo sarà diversa musica. Ma hanno un significato importante se si pensa che in questo momento solo Stati Uniti, Gran Bretagna ed Olanda hanno raggiunto lo stesso obiettivo.
Le staffette, soprattutto quelle del miglio, hanno sempre misurato il livello dell’atletica di ogni Paese. Da noi, specie dopo le irresponsabili esternazioni del presidente Stefano Mei sull’azzeramento del Settore Tecnico e sulle continue critiche su quanto fatto dalla precedete gestione federale, queste 5 finali hanno rappresentato una bella rivalsa per il D.T. Antonio La Torre e per i suoi collaboratori, in particolare per i tecnici Filippo Di Mulo e Giorgio Frinolli.
Per la Federazione questo pare un periodo di tranquillità. È vero che causa Covid le riunioni del Consiglio Federale sono state più volte cancellate e quindi, almeno in superficie, c’è poco materiale per commentare. Anche se sotto la cenere il fuoco rimane acceso e la lava continua a scendere fino ad arrivare anche a quelli che hanno votato questa Presidenza. Per questo ho trovato interessante l’intervista a quattro mani di Francesco Volpe e Franco Fava al “President elected” Stefano Mei. Scrivo “elected” perché non mi pare che sia ancora pienamente in funzione anche se nessuno sa quando lo sarà. Forse dopo il 13 maggio?
Nonostante lo sforzo degli intervistatori non sono riuscito a capire dopo questi primi 100 giorni l’essenza del “Mei pensiero”. Ho colto solo alcune affermazioni preoccupanti quando dice che a Torun “violando il protocollo ha dato dei consigli ai mezzofondisti” [sic!] o quando ha parlato di un “boom di presenze nelle scuole d’atletica” durante la pandemia o ancora quando ha accennato ad un “marketing territoriale” (ma che cosa è?) o infine quando ha detto di sognare “un impianto di atletica in ogni comune italiano” (8 miliardi di euro). Finora a tanto c’era riuscito solo un certo Bruno Zauli, ma erano tempi lontani assai.
Il massimo è stato l’accenno che poi ha suggerito il titolo dell’intervista: “Voglio ricreare l’atletica spettacolo” per dire poi “Nebiolo costruì un prodotto vincente su Mennea e Simeoni”. E qui la frase d’apertura di Cicerone, Historia Magister Vitae, ritorna di attualità. Mennea e Simeoni? E, in ordine sparso, Pavoni, Tilli, Simionato, la staffetta 4×100, Zuliani, Fiasconaro, la staffetta 4×400, Arese, Del Buono, Fontanella, Cindolo, Panetta, Scartezzini, Cova, Mei, Antibo, Pizzolato, Leone, Bordin, Azzaro, Dionisi, Evangelisti, Andrei, Simeon, De Vincentis, Damilano Masullo, Pigni, Dorio, Possamai, etc. etc. etc. e tutti quegli altri che hanno vinto medaglie importanti in quei venti anni?
Riprodurre l’atletica spettacolo? Certo che servono gli attori. Ma insieme a loro servono i teatri, i registi, gli scenografi, i testi, i presentatori, i costumisti, i truccatori, i suggeritori ed anche le comparse. Io vedo solo queste ultime! Come testo un suggerimento lo avrei nel mettere in scena una delle opere più famose di Luigi Pirandello: Sei personaggi in cerca di autore. Proprio questa settimana si celebreranno i 100 anni da quando fu presentato al Teatro Valle di Roma. Alla fine della presentazione gli spettatori contestarono la rappresentazione al grido di “Manicomio! Manicomio!”. Confesso d’averlo letto sui Wikipedia perché non c’ero quel 9 maggio del 1921, ma il titolo della rappresentazione mi ricorda tanto la situazione della Federatletica di oggi. Più che una commedia un vero dramma.
Luciano Barra (tratto da sportolimpico.it)