Ogni atleta, ha vissuto, almeno una volta, nella sua carriera sportiva il temuto “momento no”. Il “momento no” è un periodo, più o meno lungo, in cui l’atleta non riesce a mantenere alto il livello della sua prestazione e gli obiettivi che si era prefissato sembrano difficili da raggiungere, …….. ci prova in tutte le maniere ma non riesce a finalizzare.
Tutto sembra andare nella direzione sbagliata e l’atleta, a volte, ha la sensazione di sprofondare in una pozzo nero, in cui tutto quello che prova a fare non funziona più come prima. E’ come un senso di impotenza e l’atleta pensa dentro di sè: “Non ce la farò mai…, non recupererò più, forse non sono così bravo come pensavo di essere…, è finita per me!”. Sicuramente, attraversare questi momenti non è piacevole, ma fa parte della storia di ogni atleta che ambisca a crescere, a
migliorare e ad arrivare in alto. Questa è una fase molto preziosa dal punto di vista psicologico, ma spesso l’atleta non ne comprende la reale potenza, perché è troppo concentrato a volerne venire fuori velocemente e nel modo più indolore possibile. Ma ci vuole tempo!
La resilienza
Ultimamente si sente spesso parlare di resilienza e l’American Psychological Association definisce la resilienza come:
“ …… il processo di adattamento di fronte ad avversità, traumi, tragedie, minacce o anche a significative fonti di stress (problemi familiari e di relazione, seri problemi di salute, stress sul luogo di lavoro e stress finanziario”.
Nello sport le avversità possono essere:
– gli avversari che si dimostrano più bravi di come si pensava;
– i “fans” che prima esaltano e poi deprimono;
– i compagni di squadra che si vedono come minacce invece
che come alleati;
– le difficoltà nell’ottenere dei risultati che sembravano facili
ma che poi diventano irraggiungibili;
– le tensioni interne che si accendono nei momenti di stress;
– la voglia di smettere;
– lo scoramento.
E allora bisogna cercare a tutti i costi di “rimbalzare fuori” da queste situazioni avverse Come si fa a “rimbalzare fuori” da queste situazioni difficili? O l’atleta cerca di “uscirne da solo” ma è molto difficile, oppure l’aiuto di un “Mental trainer”, di uno psicologo, di un nuovo allenatore, lo può aiutare ad uscire da questa situazione incresciosa.
Nel tennis il Mental trainer è all’ordine del giorno, ma anche in altri sport individuali ……. il cercare “il cambio di passo” può essere molto utile per “rimbalzare fuori” dal pozzo nero! Se l’atleta vuole “rimbalzare fuori“ da tutto ciò, è necessario che si esponga alle avversità e questo, all’inizio può causare un disagio perché non è abituato a queste situazioni e se vuole “temprare” il suo atteggiamento mentale per metterlo in condizione di resistere nelle difficoltà, deve accettare di vivere delle difficoltà e in alcuni casi deve addirittura cercarle, alzando l’asticella e …………… solo in quelle condizioni potrà sviluppare aumentare la resilienza e imparare a gestire dagli errori e migliorare la capacità di recupero.
In pratica, da solo (se è capace) o con l’aiuto di un Mental Trainer, o di uno psicologo oppure cambiando allenatore, deve:
1. riconoscere e accettare la responsabilità per i gli errori commessi e i disagi causati;
2. “guardarsi dentro” e cercare “come” e “perché” si sono verificati degli errori nelle sue prestazioni;
3. pianificare nuove strategie di allenamento e di comportamento;
4. allenarsi con impegno, utilizzando le nuove strategie e prepararsi mentalmente e fisicamente alle prossime competizioni.
Conclusioni
A prima vista, sembra che questi “doveri” richiedano molto tempo per essere messi in pratica, ma più velocemente l’atleta
realizzerà e attualizzerà questo processo “di rimbalzo”, diventerà più resiliente e riacquisterà fiducia in se stesso!