I record sono fatti per essere battuti. Infatti quel 59-1 che esprimeva la stridente differenza fra la somma degli Slam vinti nella parte alta e quelli della parte bassa del tabellone del Roland Garros 2021 è saltato dopo un giorno solo. Dominic Thiem, campione uscente agli US Open, si è arreso subito a Pablo Andujar, evidenziando ancor di più la vecchia classe della formidabile triade Federer-Nadal-Djokovic e la “new generation” di Medveded, Zverev, Tsitsipas. I record di “Domi”, l’erede di Thomas Muster, e cioé due finali di fila a Parigi contro Rafa, il più forte di sempre sulla terra rossa, si sono sbriciolati insieme al suo gioco costruito, ai muscoli che si sono sgonfiati insieme alla sicurezza e ai due set di vantaggio che aveva contro uno spagnolo di seconda fascia. Certo, il modo è sorprendente ma la sconfitta dell’austriaco dal delizioso rovescio al bacio e dai tanti progressi negli ultimi anni non meraviglia. Tanti erano infatti i segnali negativi sulla forma, la fiducia e soprattutto la motivazione del numero 4 del mondo.
Alla viglia del torneo più amato, sulla superficie più amata, Thiem aveva messo le mani avanti con la consueta serietà e sincerità: “Considerando la mia attuale situazione e il tennis che ho espresso negli ultimi tornei, l’unica aspirazione che ho è di vincere qualche partita”. In realtà, a settembre, una volta raggiunto il paradiso, una volta tagliato il primo traguardo importante della carriera, il primo Slam, dopo tanti sacrifici e tanti sforzi, dopo aver dedicato ogni ora del suo tempo ed ogni energia al tennis, Dominic si è sentito appagato, sazio, felice e anche terribilmente stanco. E, eccezione fatta per le ATP Finals di Londra, stimolato dalla sfida fra i più forti della stagione, non è più riuscito ad “alzare il livello del gioco”, sempre secondo le sue parole. “E’ straordinario raggiungere un simile obiettivo, ma nello stesso tempo subito dopo tutto cambia, tutto è un po’ diverso, devi superare un lungo processo di apprendimento. E malgrado questa sconfitta che mi fa davvero tanto male, spero di poter tornare più forte di prima ma al momento non sono in grado di dire quando arriverà questo momento”.
Il saluto a fine match tra Pablo Andujar e Dominic Thiem (foto Getty Images)
La partita di Parigi contro Andujar è stata l’emblema di questo scoraggiamento con uno sguardo insistito, duplice e disperato, quasi a ogni colpo, verso il suo angolo, dove coach Nicolas Massu aveva ormai il torcicollo per quante volte gli ha fatto sì con la testa per rincuorarlo dopo un colpo buono. Poi, Dominic si è sfogato sui social: “Sono scioccato! Che disastro! Non ero al meglio in niente. I miei colpi non erano abbastanza buoni! Sono caduto di nuovo nelle vecchie situazioni”.
Ahilui, Thiem ha risentito più di altri del lock-down, come spiega anche nel suo blog, tutte le restrizioni della bolla, l’impossibilità di viaggiare con gli amici e di chiacchierare liberamente a cena di altro, spensieratamente, gli hanno impedito di sciogliere il nodo degli US Open 2020 del 13 settembre, quand’ha domato Sascha Zverev in cinque set, rimontando lui da due set a zero sotto, come stavolta gli è successo, a parti invertite, contro il guastafeste Andujar che aveva appena beffato Federer al rientro a Ginevra.
Purtroppo Thiem si è svuotato di energie e di motivazioni. Dopo l’impresa della vita, ha raschiato il fondo del barile per superare la rivelazione Gaston al Roland Garros dell’anno scorso cedendo poi nei quarti all’amico Schwartzman, ancora in cinque set, nulla ha potuto nella sua Vienna, cedendo a Rublev ai quarti ma alle ATP Finals che lasciavano Londra per trasferirsi per i prossimi cinque anni al Pala Alpitour di Torino ha venduto cara la pelle, battendo Tsitsipas, Nadal e anche Djokovic, dopo un’altra partita memorabile ma estremamente dispendiosa sotto i profilo fisico e mentale, e nella finale contro Medvedev ha fallito lo sprint.
E, nella nuova stagione, non ha mai trovato lo spirito per cambiar marcia: agli Australian Open ha reagito d’orgoglio alla sfida con Kyrgios, domandolo in cinque set, ma subito dopo ha perso al quarto turno contro Dimitrov, e non ha reagito a Doha (ko alla seconda partita contro Bautista) e a Dubai (subito eliminato da Lloyd Harrys), perciò si è chiamato fuori a Miami e a Montecarlo per un problema al piede e poi ha rinunciato anche a Belgrado I per un dolore a un ginocchio.
In realtà aveva dannatamente bisogno di fermarsi per analizzare con attenzione e tranquillità il male oscuro dentro di lui: “Vincendo il primo Slam ho raggiunto l’obiettivo di una vita. A quel punto è diventato terribilmente difficile continuare come prima. E’ diventato necessario fermarmi a riflettere e riorganizzare la mia vita. Non è un processo facile, e comunque arriva poi al tennis, al livello che non è sufficiente per gareggiare contro i più forti”.
Al rientro dopo un mese e mezzo, a Madrid, appena ha alzato l’asticella, imponendosi al terzo set contro Isner, ha ceduto subito dopo all’amico Zverev in semifinale. Agli IBI di Roma, non ha dato continuità alla rimonta contro Fucsovics, arrendendosi ancora sulla lunga distanza al gladiatore di Torino, Lorenzo Sonego. E, costretto a giocare partite in vista del Roland Garros, ha rimediato un’altra delusione contro Norrie già all’esordio a Lione. Quindi, una volta nella sua amata Parigi, sotto pressione, sulla lunga distanza dei cinque set, tutti i nodi sono tornati al pettine.
Magari questo nuovo stop gli servirà, magari, visti gli scarsi risultati sull’erba, si prenderà una pausa ancora più lunga, anche per correggere quel problema al piede che papà Wolgfang definisce “cronico e grave” sul cemento. Anche se le sfide più dure sono sempre più quelle con se stesso.
(Foto Patrick Boren)