I seguaci del Tempio non avrebbero dubbi e voterebbero subito Emma, tutti insieme, con tanto di standingovation e qualche lacrimuccia per la bimba che tutti vorrebbero come figlia. La favola di Wimbledon 2021 è sicuramente la wild card più inglese degli inglesi, moderna, con mille venature diverse, a partire dal viso dal taglio orientale di mamma cinese e insieme dagli zigomi alti di papà rumeno, con quella parlantina frenetica e sincopata che fa tanto social network, e quegli occhietti furbetti che sprizzano vitalità da una ragazzina acqua e sapone.
Ma già entrando nella seconda settimana di Wimbledon, Emma Raducanu, anni 18, sembra aver realizzato il suo sogno più proibito, da numero 338 del mondo sbalzata da una settimana all’altra in una dimensione non sua. E questo al di là della prossima avversaria, la fidanzata di Matteo Berettini, Ajla Tomljanovic.
Non è un sogno quello di Coco Gauff, di anni 17, che già all’ultimo Wimbledon, due anni fa, era arrivata al quarto turno. L’americana è l’erede designata delle sorellone Williams e, se continuerà a mitigare i suoi naturali e lei e bassi, ha già dimostrato di possedere le armi per salire al vertice.
Non è davvero lei la regina dei sogni più sfrenati e inconfessabili. Potrebbe esserlo Ons Jabeur, che di anni ne ha già 27, e arriva in alto con ben più difficoltà e sofferenza di Emma e Coco.
Non è così appariscente, non ha un super-fisico e non è l’obiettivo principale dei fotografi, non ha nemmeno un paese così forte economicamente alle spalle, anzi, perché è targata Tunisia. Ma ha dentro una forza spaventosa che le viene da un intero mondo, quello arabo, dal quale il tennis è ancora avulso.
Malgrado qualche scheggia qua e là e gli sforzi degli organizzatori/mecenate per offrire alla gente tornei di qualità. Ons, forte di fantasia e coraggio, Ons che vomita in campo tutte le sue tensioni ma doma la solita sciagura-Muguruza, incrocia però l’avversaria più in forma, Iga Swiatek. E in fondo ha già riscritto tutti i record anche dello Slam.
Ludmila Samsonova, anni 22, la russa d’Italia, che s’allena al TC Nascosa di Latina con Daniele Silvestre, racconta anche lei una storia dura, di chi s’è fatto le ossa facendo un passettino alla volta. Ma anche lei si è appena conquistata la sua fetta di paradiso conquistando il torneo di Berlino e meritandosi la wild card ai Championships. Il suo sogno forse è già appagato con questa scalata così eclatante, il simbolo della forza di volontà che smuove le montagne.
Passando agli uomini, sembra un sogno ma in realtà è sempre più credibile e concreta la missione di Novak Djokovic, favoritissimo nella corsa al terzo Wimbedon di fila, il sesto nel Tempio, che gli farebbe agganciare a quota 20 Slam il record di Federer e Nadal, avvicinandolo al mitico Grande Slam come solo Budge e Laver nella storia del tennis.
Il modo in cui ha vinto le sue partite, la sicurezza che sfodera, l’aura di invincibilità che lo circonda e anche il tabellone davvero agevole sicuramente non aiutano l’accompagnamento emotivo della gente. Anzi. Più del solito, come la Francia di calcio agli Europei, sembra attirare il tifo contro, classico del campione che stravince.
Può essere un sogno quello di Sebastian Korda, 21 anni il 5 luglio, che sta bruciando le tappe? Sarebbe potuto essere davvero così se, invece che a Bradenton, Florida, la palestra dello sport USA, fosse nato nell’ex Cecoslovacchia come i genitori, entrambe ex tennisti professionisti, e se non avesse le stigmate dei campioni con papà Petr che ha vinto uno Slam ed è arrivato al numero 2 del mondo.
Tanto che le due sorelle sono professioniste di golf e Nelly ha appena vinto il primo Major, il Women’s PGA Championship.
Il sogno più sogno del tabellone maschile non potrebbe identificarsi in Felix Auger Aliassime, campione predestinato che ha convinto zio Toni Nadal a rientrare dalla pensione per fargli sfatare il tabù dopo otto ko in altrettante finali ATP. Nè quello di altre star Next Gen che il tennis attende sul trono degli Slam in tempi brevi, da Zverev a Medvedev, a Shapovalov.
Sarebbe certamente grande il sogno dell’Italia che, a massimo, sull’erba più famosa dello sport ha toccato le semifinali a Wimbledon ma nel lontanissimo 1960, con i cinque set di Nicola Pietrangeli contro Rod Laver. Se Matteo Berrettini continuerà a macinare ace e servizi vincenti, se resterà freddo e attento, se reggerà la pressione degli avversari sul rovescio, il suo non sarà il sogno più grande fra i sogni degli ultimi 32 rimasti in gara nella seconda settimana dei Championships. Matteo ha appena vinto il secondo torneo sull’erba, è un top ten solido e credibile: la sua impresa Slam ci sta. Nel segno di una crescente maturità psico-fisica.
E’ molto ma molto più grande il sogno di Lorenzo Sonego, Lollo, “il polipo”, il grande difensore, il tennista per tutte le superfici, il ragazzo che ha scalato le vette più insperate, il cuor di leone che pensa e reagisce sempre.
E, partendo da presupposti tecnici e fisici normali, si è già espresso al di là di qualsiasi ragionevole speranza anche del suo fantastico allenatore, Gipo Arbino, acquisendo una fiducia in se stesso che l’ha portato al numero 26 del mondo, a vincere due tornei, ad essere protagonista anche negli Slam, ad arrivare agli ottavi di Wimbledon.
Ora il suo grande sogno si scontra col sogno del più sponsorizzato dalla folla, il campione romantico Roger Federer. Che, a 40 anni, dopo due operazioni consecutive al ginocchio, con poche partite e poche energie, chiede al destino un altro regalo. Magari l’ultimo: il nono sigillo nel torneo al quale è più legato, dopo aver sfiorato l’impresa all’ultima edizione, mancando due match point in finale contro quel satanasso di Djokovic.
Come immaginare che Sonego fermi Federer nel Tempio? Come pensare che sia lui ad interrompere, sul viale del tramonto, il sogno del campione più amato, quello che sconvolge persino l’etichetta spingendo la gente a tifare apertamente contro gli avversari? Ecco perché il sogno di Sonego diventa il sogno più sogno di tutti in questo Wimbledon già indimenticabile.
(foto e testo tratti da supertennis.tv)