Evviva i Giochi Olimpici Tokyo 2020, non i Giochi Olimpici in genere, ma questi appena terminati in particolare. E spiego, dal mio punto di vista, perché. Nonostante le perduranti difficoltà della pandemia sono servite a marcare una ripartenza di cui tutti noi, tutto il mondo, avevamo bisogno. Come sempre prima dei Giochi abbiamo dovuto leggere, da quelli che definisco “corrispondenti di guerra”, reportage negativi e drammatici. Secondo loro i Giochi non si dovevano fare, con il rischio di una depressione totale. Lo stesso era capitato prima di Atene 2004 e di Londra 2012, causa il terrorismo ed anche prima di Rio 2016.
RIPARTENZA – A volte penso che molti di loro sarebbero stati lieti di una cancellazione di Tokyo 2020, forse per paura di vedere lo sport più importanti della politica e della cultura. Quasi che lo sport non fosse cultura. Mi spiace di iscrivere fra questi anche giornalisti bravi come Giovanna Botteri che ci ha “ammorbato” con i suoi bollettini di guerra dalla sede di Pechino. Si paventavano, prima che i Giochi iniziassero, disastri per causa di qualche decina di casi fra i partecipanti ed un migliaio in Giappone. Numeri risibili rispetto a quanto abbiamo patito in Italia ed inferiori anche a quelli nostri attuali. Invece grazie ai Giochi, e grazie agli atleti che li hanno onorati, il mondo è ripartito e sarà migliore di prima. Merito va la CIO ed al suo presidente che nonostante le critiche hanno tenuto la barra dritta. In particolare in Italia questi 16 e più giorni sono serviti a disintossicarci. Di che? Delle aperture di Telegiornali e giornali dedicati solo ai dati della pandemia o ai litigi della nostra politica. Anche questa volta le vittorie degli atleti Italiani – come era successo con la nazionale di Roberto Mancini – sono servite a rispolverare i tricolori ed a permettere il 1° Agosto – giorno delle vittorie di Tamberi e Jacobs – in maniera spontanea e senza differenziazioni partitiche, che la Camera dei Deputati in seduta plenaria si sia alzata in piedi per applaudire i risultati storici degli azzurri.
DISINTOSSICO – Per noi dello sport c’è stato un altro importante disintossico. Quello sulle fake news relative al Calcio ed in particolare alla campagna acquisti, ignorando invece la situazione fallimentare dei Club. Sono passati in secondo piano, e chissà se i veicolatori di queste continue stucchevoli notizie non abbiano capito, grazie ai Giochi ed alle medaglie degli Italiani, che lo sport è un’altra cosa. È molto di più. Il resto è spazzatura. Ovviamente dubito che possa avvenire una catarsi, ma spero che grazie ai numeri che i Giochi hanno prodotto – ci metto anche il successo della nostra nazionale di calcio, che grazie a Roberto Mancini ha dato una diversa immagine del nostro sport nazionale – i “padroni del vapore mediatico” capiscano che ci sono altre strade da percorrere. Speriamo che le grida di dolore pervenute da Tokyo da parte di molti degli atleti siano ascoltate. Speriamo che non ci si ricordi solo dei campioni ma anche delle discipline che li hanno prodotti e della necessità, affinché la produzione continui, di un diritto di cittadinanza mediatico assolutamente necessario. Purtroppo il post Giochi sta riproponendo le stucchevoli notizie di mercato. Peccato che nessun giornale abbia invece intervistato tecnici e giocatori della pedata nazionale chiedendo loro opinioni, sensazioni e giudizi sulle medaglie olimpiche degli Italiani. Sarebbe stato interessante. Ma ho il forte dubbio che ciò non sia colpa dei calciatori ma degli scribacchini che gli scodinzolano intorno per sapere se applicheranno il 4-3-3 od altro, e voglio essere buono.
RAI – Grazie alla RAI perché per me ha fatto un grande lavoro ed ha offerto un prodotto di grande qualità. Grazie perché arrivando nelle case degli Italiani ha distribuito storie umane, delusioni e successi in maniera misurata, ed anche strillata, che hanno toccato la gente. I dati di ascolto (ci tornerò in un prossimo articolo) hanno fatto leccare i baffi alla Rete 2 che ha quotidianamente surclassato la Rete ammiraglia della RAI e le altre concorrenti. Tutto questo senza mai dimenticare che la RAI era vincolata alle normative – imposte dal CIO e speriamo che per il 2024 qualcosa cambi – sull’utilizzo dei “secondi diritti”, tra l’altro molto limitanti non solo per le 200 ore di dirette ma anche per essere costretta ad utilizzare solo un canale (RAI 2). Durante i Giochi ho mandato i miei complimenti ad Auro Bulbarelli, il direttore di RAI Sport, e a Riccardo Pescante che ha svolto in maniera egregia il compito del coordinamento giornalistico, riuscendo a farci vedere tutto anche con le limitazioni imposte dalla pubblicità e dai telegiornali. Per me una sola pecca, e gliel’ho scritto in diretta: non averci fatto vedere live la premiazione della 20 km di marcia con la medaglia d’oro di Stano e l’inno nazionale – in un momento in cui le medaglie d’oro latitavano – per una sbiadita finale di pallanuoto per il 5/8 posto. Ho avuto modo di seguire quanto trasmetteva in Germania ARD/ZDF e posso dire che i programmi della RAI erano migliori. I tedeschi avevano il vantaggio di poter utilizzare anche il live streaming che alla RAI era vietato. Ho trovato esaustiva la programmazione in diretta della RAI – alle 1,30, 6,00, 13,30 – ed i servizi di accompagnamento delle 17,00 (il best of) magistralmente condotto da uno dei giornalisti sportivi più preparati che abbiamo, Jacopo Volpi, accompagnato da quel grande saggio che è Julio Velasco, ed il Circolo degli Anelli serale che ha evidenziato una sorprendente Sara Simeoni. Io non sono d’accordo con quanto ha scritto il mio amico Giorgio Cimbrico proprio su SportOlimpico.it (in uno dei suoi mirabili “Sentieri”) nell’articolo “la RAI e l’informazione matrioska”. Gliel’ho scritto che se voleva vedere l’atletica integrale si doveva abbonare a Discovery, come abbiamo fatto molti di noi appassionati di atletica. Il discorso sui telecronisti ed i così detti “talent” sarebbero lungo. Anche io amavo Alberto Giubilo (e Giorgio Bellani e Sergio Zavoli) ma i tempi sono cambiati. Lo strillare è stato introdotto oltre 30 anni fa da Giampiero Galeazzi e credo che l’attuale “strillare” sia stato utile per tutti quelli (e sono la maggioranza) che di sport sanno poco e che hanno bisogno di appassionarsi. Sui telecronisti la RAI soffre il fatto di doversi inventare delle figure senza poterle sperimentare prima, non avendo moltissimi diritti dei Campionati Europei e Mondiali. Molti di loro sono chiamati a fare le finali olimpiche senza aver mai fatto le eliminatorie e ciò non è facile. Dei “talent” anche io non sopporto il fatto che evidentemente devono rispondere “politicamente” alla propria Federazione ed il loro commento non è più solo tecnico. E non mi riferisco solo a Stefano Tilli, che si fa perdonare dal fatto che i suoi commenti tecnici sono puntuali ed interessanti.
TOKYO 2020 – Dal punto sportivo i Giochi offrono troppo. Stefano Barigelli, il direttore della Gazzetta, ha usato un termine più consono: “dispersivi”. Io avevo un televisore fisso sulla RAI e due schermi ed un cellulare su Discovery eppure credo di aver visto al massimo il 25 % di quanto è stato offerto. Qui il discorso sarebbe lungo e lungi da me affrontare l’argomento dal podio di quello dell’atletica. Amo alle Olimpiadi anche il nuoto, il canottaggio, tutti gli sport di squadra, il ciclismo su pista, la canoa, il tiro con l’arco e molto altro. Mai il CIO dovrebbe fare delle scelte di fondo. Ai Giochi Olimpici dovrebbero esserci solo quegli sport, o quelle discipline, che sono in grado di garantire durante i Giochi il meglio del meglio. E voglio essere chiaro: i primi due sport che escluderei sono il Tennis e il Golf. Nel Tennis il torneo olimpico è nettamente inferiore non solo ai quattro Grandi Slam, ma anche ai 9 Masters 1000 e a molti Masters 500. Quindi neanche fra i primi 20. Lo stesso dicasi del Golf. Ho vissuto nei primi anni Ottanta, quando collaboravo alla formazione dell’ASOIF con Primo Nebiolo, lo sforzo che fece Don Antonio Samaranch insieme a Philippe Chatrier, allora presidente della Federazione Internazionale e a cui è intitolato il campo centrale del Rolland Garros, per far tornare il tennis ai Giochi. Ho apprezzato in tal senso il lavoro fatto dal nostro miglior dirigente internazionale, Francesco Ricci Bitti, quando era presidente della Federazione Internazionale di Tennis. Ma ora i tempi sono cambiati ed il CIO deve porre dei paletti più severi. È stato triste leggere notizie continue di defezioni dai tornei olimpici di professionisti di questi due sport, defezioni spesso non giustificabili. La mia sensazione è che l’unica giustificazione per le relative Federazione per essere nei Giochi è quello di usufruire in maniera cospicua dei ritorni economici del CIO. Sapete quali sono stati i benefici dai Giochi di Rio? Per il Tennis 25 milioni di dollari, quanto è andato alla Pallavolo ed al Canottaggio, e per il Golf 13 milioni di dollari. Solo per completezza d’informazione, ricordo che l’atletica da Rio ha ricevuto 40 milioni ed il Nuoto e la Ginnastica 32. No comment. Con altre discipline il CIO deve essere chiaro. Non è possibile che il ciclismo su strada non sia in grado di garantire una programmazione che non dia più di una settimana fra Tour de France e la prima gara olimpica su strada. Ed un accordo va trovato anche con la NBA che ha terminato le sue “finals” pochi giorni prima dei Giochi. Il CIO ha appena approvato una norma che avoca all’Executive Board la decisione di escludere sport dai Giochi. Non deve essere utilizzata solo per escludere quelli come il Sollevamento Pesi (17,7 milioni da Rio), che non rispettano tutta una serie di regole, di buona amministrazione e di controlli doping, accountable. Capisco che la filosofia introdotta da Samaranch e poi seguita da Rogge sia quella di far sì che il CIO sia la Chiesa Madre di tutte le discipline. Ma ora la regola dovrebbe essere “meno è meglio”. E soprattutto con gli sport professionistici, dove i controlli doping sono meno credibili: una maggiore severità è necessaria.
MEDAGLIE ITALIANE – Che dire? Giovanni Malagò ha fatto “bingo” su tutta la linea. Maggior numero di medaglie, rimanere nei primi dieci del mondo (anche se il sorpasso nell’ultima giornata della Francia brucia), una medaglia in ogni giornata di gara, anzi una media di 2,5 medaglie al giorno. In qualsiasi maniera si voglia leggere la graduatoria, per totale di medaglie e per punti in base ai primi 8, ne usciamo alla grande. E vogliamo parlare degli inattesi exploit dell’atletica? Ha dimostrato di aver avuto regione lui e quindi merita un pieno dieci e lode. Ma ora tutto ciò va sfruttato a livello politico per correggere le storture di questi ultimi due anni. Più avanti soprattutto in sede di commento tecnico in vista di Parigi 2024, passata la sbornia attuale, sarà opportuno fare delle riflessioni. Sarebbe un errore cullarsi sugli allori perché i nostri rivali di oggi (Germania e Francia, deludenti a Tokyo) stanno sicuramente affilando le armi per un riscatto e la sorprendente Olanda (poco più di 15 milioni di abitanti) vorrà confermarsi. Noi abbiamo seguito in questo caso il concetto di una partecipazione totale. Chi si qualificava in base ai criteri delle rispettive Federazioni Internazionali andava ai Giochi. Un concetto giusto dopo la pandemia. La quantità ha avuto ragione sulla qualità. Ma per Parigi saranno necessari dei criteri appena più selettivi, come ha fatto il nuoto italiano. D’altronde i medaglieri vanno saputi leggere. Pensate di togliere le 5 medaglie d’oro, del tutto inattese, dell’atletica e vedete dove sprofondiamo nella classifica. Questo, superata l’attuale ubriacatura, va ricordato. Per capire quanto erano inattese le medaglie dell’atletica basta citare questa faccenda molto istruttiva. Da molti anni noi dell’atletica facciamo un TOTOOLIMPIADI o TOTOMONDIALI limitato alle gare d’atletica. Siamo 25 persone, fra giornalisti ed aficionados. Ebbene, curioso che 10 di noi abbiano previsto dei pronostici più precisi di quelli dei guru americani di Track&Field! Eppure nessuno dei 25 aveva previsto per noi una medaglia d’oro: 7 davano Jacobs di bronzo, 6 Tamberi di bronzo, 2 argenti e 4 bronzi alla Palmisano, 2 bronzi rispettivamente a Stano ed alla 4×100 maschile. Lo stesso Track&Field ci dava un quarto posto per la Palmisano ed il quinto per Jacobs. Ma sull’atletica tornerò per “leggere” meglio questo scollamento fra una gestione tecnica superba e una dirigenza non alla stessa altezza. Ora comunque teniamoci stretti queste medaglie e tutte le altre. Difendiamole e proteggiamole soprattutto dall’esterno anche se qualcuno già dice che gli attacchi inglesi partirebbero … dall’Italia.
Pubblicato su www.sportolimpico.it (foto tratta dal corrieredellosport.it)