E’ stato inebriante il festival dello sport, della Gazzetta, a Trento, lo racconto volutamente in ritardo, per alimentare l’eco di una manifestazione splendida, che ho avuto il privilegio di vivere dall’interno, dalla tarda mattinata o primo pomeriggio a notte, come da mia malattia…
Lo faccio di proposito senza citare alcun personaggio, semmai andrete a selezionare qualche video su vannizagnoli.it, testata, al simbolo youtube, per assaporare le mie intervistone, videoracconti anche di 52 minuti con un’atleta.
Da giovedì pomeriggio a sabato pomeriggio ho lavorato bene, al Grand hotel Trento, poi una zelante manager di non so quale organizzazione ha ottenuto che la direttrice dell’albergo mi facesse uscire perchè non avevo preso la camera lì, a 130 euro, semplicemente quella forse account, si dice in gergo, ovvero venditrice di pubblicità o cercatrice di sponsor per atleti, non accetta che io racconti in lungo medagliati neanche di bronzo, neanche di sport che in pochi conoscono. Atleti che magari restano sorpresi per il mio taglio totalizzante, curioso, introspettivo, narrativo delle regole e della storia della loro disciplina.
Quindi, di proposito, qui non cito neanche uno sport, neanche un atleta, neanche un allenatore o un dirigente.
Posso dirvi, invece, che è stato straordinario, anche persino essere fermato da un tifoso forse asiatico che forse pensava volessi sedurre una 19enne di origine vietnamita, con cui stavo raccontando l’Asia e l’adozione, da parte di una famiglia marchigiana. Tifosa fra i tifosi, accade anche questo.
Esistono anche fan intelligenti, come un veneziano con cui ho fatto esegesi di quanto mi venisse in mente, come sempre.
E’ stato bello restare dentro, due giorni, seguire giovedì sera l’unico evento che ho seguito fra i vari teatri e strutture di Trento, assaporare le piadine preparate dai macedoni, domenica notte, e naturalmente non volevano raccontare nè l’est nè la loro cucina, in video.
E’ stato bello restare fuori, da sabato pomeriggio, fuori dal bar, appunto, dell’albergo, vedere mister selfie, uno che sembra il doppio di me che già sono uno e 84 per 94 chili e dovrei essere magari venti chili di meno, appostarsi per le foto con chiunque avesse un briciolo di richiamo.
E poi c’era un fotografo trentino, naturalmente amatoriale, o forse bolzanino, a caccia di selfie. Il direttore dei tifosi era un mite, che appuntava in un quadernino tutti i nomi dei vip passanti, insomma aveva come obiettivo qualche istante con ciascuno, foto e qualche parola.
Ho visto il Trentino vero, i trentini veri, anche un po’ di bolzanini, ho raccontato uno dei 4 figli di Franco Bragagna, senza peraltro inquadratura.
E’ stato bello raccontare il Guatemala con una guatemalteca, di passaggio, pensare che ho preferito lei ad ascoltare le supermedaglie, una 14enne con spalle scoperte mi ha confidato il pensiero giovanile, e poi una maggiorenne di passaggio.
Ho intercettato e intervistato quanti più sportivi e dirigenti possibili, quanti più anche tifosi, persone. C’è un’immagine che conserverò a lungo, una signora più grande di me che urlava di felicità davanti a Vanessa Ferrari, la signora era troppo bella per finire su youtube, per farsi inquadrare, è un classico, ma mi ha aperto il cuore. Ci si entusiasma anche per gli sport vari, c’è un’Italia di persone intelligenti, che urla di gioia di fronte a quella bulgara, di madre, bassa uno e 42, c’è un’Italia di gente a posto, elegante, ma stavolta lo ero anch’io, che va con gli amici ad ascoltare i campioni, che non va solo a urlare contro gli avversari, allo stadio.
Il Trentino è così, di gente generalmente perbene, di sportivi, di gente che sa cosa siano sacrifici e fatiche, che sa distinguere di sicuro meglio di me il campione montato e quello vero, chi cerca di essere primo sui social solo per guadagnare di più, con la propria immagine.
Lì, dentro e fuori l’albergo, dentro e fuori i teatri, ho raccontato in lungo a passeggio, anche a passo molto svelto, con il mio portino, lo chiamo così con mia moglie, Silvia Gilioli, al lavoro in centro medico, a Reggio Emilia.
Ho raccontato, dicevo, con il mio portino sulla spalla, con dentro gli effetti personali e due telefoni, l’altro naturalmente in mano, ho parlato tanto e altrettanto ascoltato, realizzato storie che magari trascriverò anche qui, ma di proposito senza riascoltare, non per rimandare a vannizagnoli.it ma perchè qua si può fare metagiornalismo, si può scherzare, dissacrare, forse, andare a memoria, zizzagare. Di pensiero in pensiero.
“Di pioggia in pioggia, di dolore in dolore. E il dolore passerà”.
Ecco, sì, Ivano Fossati, un brano suo, in quei giorni ho digiunato di giorno, per non perdere alcun frame emozionale, e mangiato la sera tardi o di notte, mio vecchio tallone d’achille. Il mal di pancia è scoppiato lunedì mattina, al rientro a casa, e un po’ è rimasto mentre scriveva. “Il dolore passerà”, Fossati.
Dico solo una cosa. Andateci, a Trento, alla 5^ edizione del festival, perchè merita. L’ho vissuto fra online e di persona, fra dirette youtube che sto sperimentando per risparmiare spazio nelle memorie dei tre telefoni e intervistone che ancora devo titolare.
Lo sport ascoltato, narrato, diagolato, anche a memoria, come faccio io, con lapsus, senza riconoscere campioni o ex che poi appena mi dicono chi sono “mi illuminavo ad una gioia grande, adonizzante e disperata”. Francesco Guccini, di nuovo.
Il festival è stato un gran festival, solo come sempre con troppi personaggi e troppi appuntamenti.
“Io, protomedico, astronomo, forse saggio”, Guccini, Bisanzio.
Io, forse saggio, appunto, da solo, ma quand’anche ci fosse stata mia moglie, per anni con me negli stadi, non potevo essere in 4-5 posti contemporaneamente, più in altri due, dentro e fuori il Grand hotel.
E’ stato ubriacante, vorticoso, non sono stato così urticante nelle domande o negli approcci, è stato emozionante, molto più che andare a una conferenza stampa e al massimo fare due domande ed essere osteggiato perchè faccio riprese.
Al festival, riprese libere, ma solo due domande a un campione olimpico.
Ah, il secondo appunto riguarda la durata, meno di un’ora, per tanti incontri. Avrei voluto 5 ore, come ho fatto io, con qualche pausa tecnica, ma in lockdown, con Ugo Russo, per una vita in radio, alla Rai, e con Daniele Scarpa, il polemico della canoa, che ho strabattuto da quando uso la videocamera per tutti i nemici che mi sono fatto.
E’ il festival dello sport, mi ha fatto venire voglia di andare ai grandi eventi in generale, non di sport, mai fatti. E che importa se lavoro gratis e a mie spese e se le pubblicazioni pagate sono quasi azzerate, importano le emozioni.
Ho accompagnato il direttore della Gazzetta Stefano Barigelli, in un video, con anche Alessandro Vocalelli, ex direttore del Corriere dello Sport-Stadio senza inquadrarli, è stato un grande privilegio. E in fondo è come se io facessi più audiolibri al giorno, biografie in video improvvisate, con grandi e piccoli personaggi. Sempre che qualcuno non venga a portarmeli via perchè non vale la pena buttarsi via con me. “Che poi ti mette su youtube e ti fa domande strane”.
Che dire, allora, di chi ammicca su instagram ma poi risponde “Sono timida”? Come se solo Piero Chiambretti, il mio idolo, fosse autorizzato a parlare di costume e società e temi leggeri. Dieci al festival della Gazzetta, comunque, a prescindere.
E qui un brano dell’intervista a Lorenzo Patta, uno degli staffettisti d’oro, nella 4×100. “Da Oristano, resto normale”.
Vanni Zagnoli (foto tratta da il dolomiti.it)