Non doveva succedere ma succede. Nello sport inventato dal diavolo ci sta. Basta un attimo e tutto cambia, anche, anzi, soprattutto, quando la partita sembra finita e l’eroe giovane più eclatante del momento, l’italiano Jannick Sinner, è avanti 6-3 5-2. Sembra fatta, il sogno ATP Finals coi primi 8 della stagione al Pala Alpitour di Torino sembra avvicinarsi sempre più, dopo il colpaccio contro Ruud e in vista della finale contro Zverev a Vienna. E invece basta un rovescio sballato quando serve per il match, basta un calo al servizio fino a quel punto perfetto, e tutto cambia. L’avversario, Frances Tiafoe l’incompiuto, stretto alle corde, frustrato e sconsolato, d’incanto si reincarna in Jimmy Connors, si carica, trova un paio di net e di righe amiche, inventa tagli della palla e assalti a rete, piazza risposte a raffica, ruba un centimetro di campo dietro l’altro e quintali di sicurezza, prende il comando delle operazioni, stressa i nervi del nemico perdendo tempo e sfruttando il pubblico. Così compone dal nulla un incredibile 7-5. E poi continua a volare sulla nuvoletta magica che già gli ha fatto superare Tsitsipas e Schwartzman, azzecca un filotto di 11 games su 13, e il 6-3 decisivo qualificandosi alla finale di Vienna contro Sasha Zverev.
“Persa per persa, ho cercato di divertirmi e di coinvolgere il pubblico per vedere se lui s’innervosiva un po’. La gente ha fatto la differenza e io ho cominciato a giocare in modo incredibile”, rivela il vincitore. “Lui è uno che ama giocare col pubblico ma stavolta per me ha esagerato. Un conto è quando fai lo show e l’altro conto è quando non c’è più rispetto. Non so cosa sia successo, ma oggi secondo me è andato un po’ oltre. Mi ha tirato anche addosso, ha perso tempo quando io battevo: che avrei dovuto fare? Avrei dovuto reagire e non ho reagito. Ma non sapevo se dovevo protestare col giudice di sedia, se dovevo chiedere a lui di fermarsi, non sapevo se dovevo star zitto o no, se rischiavo di incasinarmi: queste sono le cose che non so e che devo imparare”, racconta lo sconfitto.
E’ distrutto, Jannik, che abbassa la maschera del forte e maturo, e rimette quella dei suoi 20 anni. O forse no, anzi, decisamente no. Infatti il paladino del Rinascimento del tennis italiano, il simbolo dell’atleta che non dà in escandescenze, non si lamenta, non trova scuse, non virgola, preferisce lasciare come ricordo anche al pubblico di Vienna il suo sguardo fisso nel vuoto a cercare di recuperare concentrazione ai cambi campo: “Spaccare le racchette no, non sono il tipo di fare quelle robe lì. C’è gente che non ha i soldi per comprarsene una, è con quelle che giochi e se le spacchi poi non giochi più”.
Il computo dei punti necessari per qualificarsi fra i migliori 8 della stagione alle Nitto ATP Finals del 14-21 novembre a Torino gli sorride sempre: l’allievo di Riccardo Piatti che sta riscrivendo la storia italiana coi 5 titoli in carriera (4 solo quest’anno), volando in classifica dal numero 0 all’alba del 2018 ai top 10 di lunedì, a 20 anni e 2 mesi – sette di anticipo su Roger Federer -, è ottavo nella “Race” che già ha promosso al Pala Alpitour Djokovic, Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Rublev e Berrettini, lasciando liberi due posti. Jannik ha 3015 punti, appena davanti ha Ruud con 3105, appena dietro Hurkacz con 2955, Norrie con 2875 ed Auger-Aliassime con 2420. Il discorso sarebbe rimasto apertissimo comunque fino al termine del Masters 1000 di Bercy. “Qui ho lasciato punti importanti, più di 100, ma una semifinale in un torneo “500” a 20 anni, direi che non è male, davanti a me c’è Parigi Bercy dove ci sarà tanta tensione. Peccato, stavo giocando bene, ma quand’ho servito per il match, ho cambiato idea su quel rovescio, poi lui ha cominciato il suo show. E poi ha vinto anche giocando bene. Peccato, ora cerco di rilassarmi e vediamo che succede. Devo reagire”.
Il pensiero corre ad un’atra Italia, un altro tennis, la coppa Davis del 1990, sempre a Vienna, quando Paolo Cané, uno dei tanti talenti azzurri incompiuti, perse la testa e la partita contro Thomas Muster fallendo per un soffio un’altra rimonta delle sue. Si arrese per 7-5 7-5 1-6 4-6 6-3 perché si innervosì con uno spettatore ubriaco che lo provocava a bordo campo, rischiò anche la squalifica e fu fischiato. Invece il nuovo tennis italiano esce comunque a testa alta. Fra gli applausi.
VINCENZO MARTUCCI (Tratto da il messaggero del 1-11-2021)