Tutti abbiamo ancora negli occhi il sanguinoso diagonale di Trajkovski che ha spedito la Macedonia del Nord alla finale play-off (poi persa) col Portogallo e la nostra Italia nell’inferno di chi, per la seconda volta di fila dopo Russia 2018, dovrà vedere i mondiali da casa, scegliendo una nazionale per cui tifare al posto dell’Italia. I problemi del movimento però partono da lontano, comprendendo aspetti sociologici e sportivi.
Il Mondiale vinto nel 2006 è stato conquistato dai nati della prima metà degli anni ’70, tra i quali campioni di assoluto valore come Buffon, Cannavaro, Del Piero, Totti, Materazzi. A quell’epoca i nati di sesso maschile erano di fatto il doppio di oggi (circa 850.000 rispetto ai circa 500.000 di oggi, fonte ISTAT). La Federcalcio deve quindi fare i conti con un bacino potenziale quasi dimezzato rispetto a quello che ci ha portato 16 anni fa sul tetto del mondo. Questo l’aspetto sociologico che riguarda il preoccupante e continuo calo delle natalità nel nostro Paese. Come se non bastasse, si aggiunge un aspetto sportivo che riguarda la concorrenza delle altre federazioni sportive, oggi molto più agguerrite nel soffiare i giocatori al nostro sport nazionale.
Nessun pediatra suggerisce di mandare il proprio figlio a giocare a pallone per strada, piuttosto gli consiglia il canottaggio o il nuoto. Il calcio rimane naturalmente lo sport più praticato in Italia, col 34% di over 18, ma il nuoto segue a ruota al 29% (fonte FIN, Federazione Italiana Nuoto). Sempre dal sito FIN, scopriamo che il numero di atleti impegnati in sport legati al federnuoto èdi circa 5.000.000.
Nell’ambito federale (fonte https://italiaindati.com/), gli sport con più iscritti e più praticati in Italia, stando ai dati del 2017, risultano il calcio (1 milioni di atleti, il 23,8% del tesseramento nazionale), il tennis (373.000 atleti, l’8,4%, i tesserati, ma il numero di tennisti generale ammonta a 2 milioni), la pallavolo (332.000 atleti, il 7,5%, per 2,3 milioni di praticanti non agonisti), la pallacanestro (7,1%) e l’atletica leggera (6,1%).
Il successo dei diversi sport è legato, oltre che all’iniziativa delle singole federazioni, anche all’effetto trascinamento dei successi nazionali e internazionali dei nostri campioni. Lo dimostra in modo chiaro l’analisi del trend della base di appassionati degli atleti italiani durante le Olimpiadi di Tokyo 2021. Il coinvolgimento delle persone nei singoli sport è fortemente collegato ai successi sportivi e al carisma dei singoli atleti, quali ad esempio Federica Pellegrini e Marcell Jacobs.
Negli ultimi dieci anni, poi, accanto agli sport più tradizionali, emergono footing, jogging, arti marziali e danza.
Già è stato doloroso guardare senza l’Italia Russia 2018, lo sarà altrettanto Qatar 2022. Se non vogliamo fare tris, posto che la concorrenza degli altri sport è assolutamente positiva per il Paese, dobbiamo riprendere a fare figli e recuperare il valore dei vivai italiani, ignorando finalmente le sirene dei calciatori stranieri a basso prezzo.