Lo confesso: i Campionati Europei di atletica leggera rappresentano non solo per me, ma per tutta l’atletica italiana, la dorsale della storia del nostro sport. Non va dimenticato che fu l’Italia nel 1934 ad organizzarne la prima edizione. Sarebbe troppo lungo, ma sarebbe un amarcord meritevole, ricordare gesta di nostri atleti o comunque episodi indimenticabili che hanno marcato ogni edizione. Meno il vanto di essere fra i dirigenti dell’atletica europea viventi l’unico ad essere stato presente dal 1966 in poi. Ho organizzato l’edizione del 1974 a Roma e sono stato Delegato Tecnico per due volte, nel 1990 a Spalato e nel 1994 a Göteborg.
Monaco di Baviera il prossimo agosto, come membro onorario del Consiglio EA, vedrà la mia 18ª presenza, Inch’Allah! Ma vanto ricordi anche grazie alla televisione di quelli del 1954 a Berna, con la doppietta Consolini/Tosi, o quelli del 1958 a Stoccolma, con il record di Gianfranco Baraldi nei 1500, e quelli del 1962 a Belgrado, con l’indimenticabile titolo e record del mondo di Tito Morale. Meriterebbe ricordare ai giovani di oggi molti di questi momenti.
Perché questa autoreferenziale premessa? Solo per comprendere la sofferenza che sto patendo dalle notizie che ogni tanto mi arrivano sullo status dell’organizzazione della terza edizione italiana, quella del 2024, a cui ho contributo in maniera importante all’assegnazione da parte sia della FIDAL che della Federazione Europea. Per quanto fisicamente e mentalmente lontano, ogni notizia, e vi garantisco non ce ne è una buona, aprono una ferita dolorosa.
Da quanto ho vissuto in prima persona e da quanto mi è stato riferito nell’ambito della Federazione Europea la candidatura di Roma per gli Europei del 2024 al momento dell’assegnazione, e parliamo del lontano 2020, presentava una forte convergenza politica, una solidità finanziaria ed una visione per il futuro dell’atletica italiana lungimirante. Non è mia intenzione di tornare a citare i nomi di chi ha avuto i meriti di mettere insieme una candidatura di tal genere. Ne ho già scritto ampiamente a suo tempo e devo ripetere che nemmeno ai tempi di Nebiolo (Europei 1974, Coppa del Mondo 1981 e Campionati del Mondo 1987) si era riusciti a combinare un mix di tal genere, vista la conflittualità politica italiana e della Capitale.
Poi sono arrivate le elezioni federali del gennaio del 2021 e la nuova gestione ha pensato bene di cancellare tutto quanto era stato costruito. Credo che sarebbe stato comprensibile individuare modifiche anche in funzione della nuova leadership, chiamiamola così. Invece per circa un anno l’obbiettivo primario è stato quello di distruggere quanto era stato costruito ed impossessarsene. Il tutto ha fatto perdere oltre 12 mesi di lavoro essenziali per costruire una buona organizzazione. Ed ora siamo pronti a partire? Neanche per sogno, perché in oltre un anno non è stato fatto nulla.
Infatti il tutto è ancora bloccato nella scelta del CEO/Direttore Generale dell’organizzazione. Si tratta del primo passo necessario per mettere in piedi una buona organizzazione. Anche se poi in tutta fretta sarà necessario nominare a cascata tutta una serie di responsabili di una quindicina di settori organizzativi, forse più importanti del DG stesso. Dopo un tribolato bando, modificato più volte, si è arrivati alla scadenza del 23 febbraio momento in cui sono state ricevute 17 candidature. Tredici di esse ininfluenti. Quattro invece di persone note nel mondo dell’atletica: un campione olimpico, Stefano Baldini; un altro importante atleta azzurro, Laurent Ottoz; l’ex Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma e Assessore allo Sport, Daniele Frongia; Giovanni Esposito, attuale segretario generale del Badminton.
Di fatto, in considerazione dei requisiti richiesti (serve la laurea), tre sono le figure che rimarrebbero in lizza. Per il profilo Laurent Ottoz è sicuramente il meglio attrezzato, per lingue conosciute, per i titoli acquisiti e per i suoi trascorsi nella Federazione Europea. Daniele Frongia, oggi Vice Capo di Gabinetto del Ministro per le Politiche Giovanili, è colui che da Assessore allo Sport ed ai Grandi Eventi, ha rappresentato il Sindaco al momento della candidatura e che ha ben impressionato l’Associazione Europea grazie al suo ottimo Inglese.
Poi c’è Giovanni Esposito, collaboratore da tempo della Scuola dello Sport nel settore della formazione manageriale ed attualmente, come detto, segretario della Federazione Badminton. Parrebbe una scelta semplice. E la Federazione Europea, nonostante l’anno perso, aveva avuto garanzia che la scelta sarebbe avvenuta entro metà marzo, ora il tutto è stato spostato a fine aprile. Altri 45 giorni di ritardo. E qui si è aperta una battaglia che può essere letta sotto diverse ottiche: di gestione del potere o di politica sportiva. Il presidente della FIDAL vuole un DG di facile gestione; le istituzioni, che finanziano l’evento, vedono una scelta più professionale in funzione degli investimenti garantiti. Il CONI con il suo presidente, che non è famoso per aver fatto delle scelte oculate nei suoi otto anni di gestione dell’Ente,
appoggia ovviamente il presidente della FIDAL.
Su tutto ci sono delle ombre che metterebbero a rischio la scelta. Infatti, nel caso di Giovanni Esposito, esiste il problema che lo stesso dovrebbe passare da un contratto a tempo indeterminato con la Federazione Badminton ad un contratto valido per soli due anni. Ed una commistione di tutto ciò significherebbe una turbativa d’asta con i conseguenti ricorsi. Aggiungiamo che le garanzie date dalle Istituzioni prevedevano contributi sia nel 2020 che nel 2021. Contributi che saranno difficili da esigere, Corte dei Conti permettendo. Dobbiamo dire di più? I Campionati si faranno, statene sicuri, la pista c’è e gli atleti vengono volentieri a Roma. Ma si è persa un’occasione importante per l’atletica italiana e per Roma. Dopo i risultati di Tokyo sarebbe stata una bella occasione.
Luciano Barra
Testo e foto tratti da sportolimpico.it