dal nostro inviato a Wimbledon
È il giorno della finale femminile, Rybakina-Jabeur. Tra gli appassionati italiani a Wimbledon, ci sono come in politica le correnti. Una di queste, la meno democristiana di tutte, sul tennis femminile è estrema: non è vero tennis. Maschilismo? Certamente, ma a vedere la finale di oggi, tra Ons Jabeur ed Elena Rybakina, sembrano avere ragione loro. Gratuiti a ripetizione, colpi fuori di tre metri, palle corte che a malapena raggiungono la rete. Chiaro, la kazaka e la tunisina sono entrambe alla loro prima finale Slam, per giunta a Wimbledon, la partita più importante dell’anno, ma il livello di questa finale è davvero sotto le aspettative…
Così, da vero trasformista della politica tennistica italica, anche l’inviato di Sportsenators che vi sta scrivendo salta subito sul carro della nuova maggioranza. Più che opportunismo, in realtà, si tratta di fortuna. Quella di aver scelto di seguire i primi due set della finale non sul Centre Court, ma sulla mitica Murray Hill, anche se da qualche tempo viene chiamata solo The Hill. Sotto un sole cocente e un cielo azzurrissimo abbiamo così intervistato – per meglio dire, rotto le scatole durante il match – una coppia di tifosi, messi loro malgrado nel nostro mirino perché lei indossava un velo rosso che non lasciava dubbi sulla loro beniamina. Volevamo infatti sapere qualcosa di più sui tifosi di Ons Jabeur. Sono due giovani, marito e moglie, Hamza e Oumamia, che vengono dal Marocco. È il loro primo Wimbledon, hanno provato a prendere i biglietti sul Centrale, ma senza successo. Sono così seduti nemmeno sulla Murray Hill (noi continuiamo a chiamarla così, Andy è tennisticamente vivo e lotta insieme a noi), ma sugli scalini sotto di essa. Insieme a una marea umana naturalmente. A giudicare da dove si sono sistemati, non devono aver sgomitato granchè per accaparrarsi quei due posti assolati, privi di soffice e fresca erba: “Siamo qui dall’inizio della partita”. Gli chiediamo quanto hanno pagato per entrare nell’impianto, senza biglietto: “15 sterline ciascuno”. Considerando che un pallido trancio di salmone al ristorante (mensa sarebbe troppo lower-class qui a Wimbledon..) dei giornalisti costa 16,50 sterline – per carità, l’organizzazione ci offre 32 sterline al giorno, alla mattina sembrano tante ma se un piatto costa questa cifra il nostro potere d’acquisto non è proprio siderale…-, possono essere più che soddisfatti. Gli domandiamo allora com’è il loro primo Wimbledon: “Emozionante”.
Risposte telegrafiche. Più che con due giovani marocchini di trent’anni, sembra di parlare con due spie del KGB (magari fosse così, visto che alla fine ha vinto la finta kazaka…). Sono invece di Casablanca, lui lavora alla SMEG, multinazionale italiana di elettrodomestici. Hanno un bambino di due anni che è rimasto a casa dai nonni, mentre loro sono a spassarsela a Wimbledon. Così l’inviato scrivente si ringalluzzisce, pensando di avere davanti due freddi e insensibili fanatici di tennis che trascurano persino il figlio piccolissimo pur di essere a Wimbledon per la finale di Ons Jabeur: “Siamo qui un po’ per caso, ne abbiamo approfittato visto che siamo a Londra una settimana per turismo”. Perfetto, due soggetti ideali per un’intervista brillante e originale… In realtà, la piccola dritta sul costo d’ingresso a Wimbledon senza accesso ai campi non è cosa da poco. Prendete nota: per 15 sterline si può raccontare di aver visto la finale sulla Murray Hill, girare per le vie dell’impianto di Church Road, ascoltare la banda musicale che suona “Yellow Submarine”, ma soprattutto aggirarsi sotto il Centrale ammirando le foto delle leggende del torneo e della storia, Edberg, McEnroe, Federer, Nadal, Djokovic, farsi la foto davanti alla statua di Fred Perry, ammirare al calar del sole la fontana illuminata col logo del torneo (quella che vedete sempre nella pubblicità di SKY Sport), agognare i memorabilia del negozio e farvi una grossa risata pensando al ricovero di chi acquista e completa il puzzle dell’intero tabellone – al primo turno partecipano 128 giocatori, al secondo 64, al terzo 32, proprio piccolo piccolo non è…). Vi pare poco?
Poi, per tutto il resto come sorseggiare il famigerato e rinfrescante Pimm’s, dovete aprire, anzi spalancare il portafoglio. Tazza coi quattro loghi dei tornei del Grande Slam, 12 sterline, asciugamano ufficiale del torneo, 35 sterline, graziosa maglietta viola col logo del torneo, 35 sterline, cappellino nero con strisce viola e verdi e logo del torneo, 25 sterline, cravatta ufficiale del torneo, 100 sterline, guardare per più di cinque secondi il logo del torneo… quello è gratis, almeno per ora… Semmai visitate il museo di Wimbledon, 12 sterline molto meglio spese, ne vale la pena. Convergiamo allora l’attenzione a due ragazze non poco attraenti, dai lineamenti e dal colore della pelle di sicuro stampo africano. Sono egiziane, si chiamano Salma e Carla e mostrano custodendolo gelosamente il cartellone che vedete nella foto dell’articolo. “Ieri Ons ci ha fatto l’autografo, eccolo qui”, esclamano raggianti. “Veniamo dal Cairo, ma viviamo a Londra”. Salma è qui per un dottorato in Scienze Politiche e Carla studia Pedagogia. Irrinunciabile la domanda sulle dimissioni del Primo Ministro Boris Johnson, Salma è netta come la corrente anti tennis femminile di cui sopra: “Sono felice che se ne sia andato, quel bugiardo!” E su Jabeur: “Siamo orgogliose soprattutto che sia una donna a essere la prima africana in finale”. La partita però sta prendendo una pessima piega per loro, nel secondo set Rybakina ha trovato profondità di colpi e soprattutto potenza: “Back in the game, Ons!”. Le lasciamo alla loro eroina, mentre torniamo verso il Centrale per goderci da vicino il terzo set. Gli africani e musulmani fortunati che hanno trovato un biglietto devono però arrendersi sotto i colpi dell’artiglieria kazaka. Elena Rybakina toglie il servizio a Ons nel primo e nel settimo game del terzo set, la regina di Wimbledon è russa, con buona pace degli organizzatori di un torneo che rimane unico, da visitare almeno una volta nella vita.