Pecco Bagnaia è nato nel 1997 a Chivasso, 30 minuti d’auto da Torino, ma abita a Pesaro da 9 anni. Il motivo del cambio di residenza? Valentino Rossi: il fuoriclasse piemontese è cresciuto nella VR46 Academy e ne fa parte tuttora. Da mito, “The Doctor” è diventato suo mentore e maestro, di pista come di vita. L’elenco di cosa gli abbia insegnato “Vale” dentro e fuori la pista sarebbe interminabile: «Mi hanno colpito molto la forza mentale, la determinazione, la conoscenza di qualsiasi cosa e la pazienza nelle spiegazioni» si limita a dire il pilota del Ducati Lenovo Team.
Nelle due ore che “Pecco” ci concede, i ritmi sono serrati, ma la pressione non gli crea problemi: il suo mestiere è battere il cronometro, oltre che gli avversari. «In carena un centesimo di secondo può proiettarti sul podio o lasciarti ai suoi piedi ed è necessaria la totale concentrazione a ogni curva, ogni staccata, ogni sorpasso, ogni cordolo che sfiori. Sfrecciare a 360 km orari genera emozioni esplosive che mi restano in circolo a lungo». Di conseguenza, quando toglie il casco, non ha bisogno di ulteriori dosi di adrenalina pura nelle vene: «Mi alleno – (il motociclismo è uno sport vero e proprio, non basta aprire il gas, servono muscoli d’acciaio per domare bolidi da 250 cv e 150 kg, ndr) – e sto tranquillo». La quiete dopo la tempesta.
Nei momenti di relax il vicecampione in carica della MotoGP (nella scorsa stagione battuto proprio dal primo rivale attuale, Fabio Quartararo) segue il tennis, «tifo gli italiani, Jannik Sinner, Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti in particolare: a soli 20 anni ha uno stile da manuale, con quel rovescio a una mano, e un potenziale enorme da esprimere. Quella della racchetta è una disciplina che mi attrae, forse perché è individuale come la mia, e vorrei imparare a giocare bene: è passato un anno dalla full immersion di una giornata in campo e la ripeterei domani: mi sono divertito molto». Poi il rider che guiderà la Desmosedici GP almeno fino al 2024 (contratto rinnovato a febbraio) si mette ai fornelli volentieri. «Mi piace sperimentare: pasta con burro alle alici, stracciatella e gamberi è stata la mia ultima ricetta ed è venuta coi fiocchi. Alla faccia della dieta (tristissima e rigidissima) dell’atleta, tipo riso in bianco, pollo ai ferri e verdure: «Per fortuna non tendo a ingrassare. A un bel primo gustoso resisto a fatica e, una volta a settimana, mi concedo una cena al ristorante. Se non fossi pilota, forse farei lo chef».
Invece, complici papà e zio appassionati delle due ruote – «giravano in circuito a livello amatoriale e li accompagnavo anche all’estero – a nemmeno 6 anni montava già in sella. Da lì sopra non è più sceso, nonostante le rinunce, a partire dalla vita da ragazzo “normale”, impraticabile per un globetrotter come lui. «L’unica rinuncia che mi costa cara riguarda la famiglia, siamo molto uniti. Supplisce alla mancanza dei miei cari mia sorella Carola, maggiore di 20 mesi: mia assistente e media manager dal 2017, non mi lascia mai e mi aiuta a sentirmi a casa anche nel paddock. I diritti d’autore per il soprannome “Pecco” sono suoi: da bambina mi chiamava così».
Il talento della “Rossa” parla dei genitori «mi hanno sempre supportato con una richiesta precisa: impegnarmi al massimo» e dell’armadio. Sarà perché passa giorni interi sigillato nella tuta di pelle (di canguro, ndr) tagliata su misura, preferisce vestire easy e comodo: «Lo street style è proprio il mio. Con la scarpa giusta tra le sessanta di paia circa che infilo a rotazione: da vela, stivaletti, mocassini, sneakers e qualche modello classico da abbinare ai look eleganti, d’obbligo nelle occasioni speciali. La moda mi interessa, anche grazie alla mia fidanzata Domizia, fashion buyer». È lei uno dei due amori immensi Bagnaia (l’altro è la moto, ovviamente, ormai prolungamento del suo corpo): si frequentano da 5 anni e conquistarla non è stato semplice. Più difficile di un Gran Premio? «Molto di più: una gara dura 40 minuti; mi sono serviti 5 anni per convincerla a uscire con me».
Tratto da Icon – issue 80 – Wheels in Motion. Credit foto: Dario Aio