di Gennaro Bozza e Ruggero Canevazzi
Se parliamo di gol “immortali” viene subito in mente quello di Maradona per il raddoppio contro l’Inghilterra (dopo il primo della “mano di Dio”, poi finì 2-1) al Mondiale 1986, con la maestosa cavalcata dalla sua metà campo fino alla porta, o il primo di Pelè (quello del 3-1, poi segnò anche quello del definitivo 5-2) nella finale contro la Svezia al Mondiale del 1958, con stop di petto, pallonetto sul difensore e tiro a volo, e ognuno può ricordare la prodezza che più gli piace. Ma c’è anche un’altra categoria di gol che non si possono dimenticare ed è il caso di Maurizio Turone in Juventus-Roma (0-0) il 10 maggio 1981, decisiva per lo scudetto vinto poi dalla Juve. Il suo gol, al 27’ del secondo tempo, viene prima concesso dall’arbitro Paolo Bergamo, ma subito dopo annullato per una segnalazione di fuorigioco dal guardalinee Giuliano Sancini. Le polemiche non sono mai finite e si sono rinnovate dopo che alla Festa del cinema a Roma è stato proiettato il documentario “Er gol de Turone era bono” di Francesco Micciché e Lorenzo Rossi Espagnet. E via di nuovo con le interviste ai protagonisti dell’epoca, i sostenitori della posizione regolare di Turone, che dovrebbe essere tenuto in gioco da Cesare Prandelli, e quelli convinti del fuorigioco.
IL DILEMMA SENZA SENSO
Ma il punto principale, al di là delle opposte opinioni, resta irrisolto: non si riesce a stabilire se la posizione di Turone fosse regolare o no. E questa è la cosa più assurda di tutte, perché almeno il Telebeam per verificarlo c’è stato, sia pure con le inevitabili imperfezioni di uno strumento del tutto nuovo, ma oggi questi mezzi ci sono e viene da sospettare che in realtà non si voglia definire una volta per tutte se il gol fosse regolare o no. Per quale motivo, poi, è inimmaginabile, anche considerando la teoria di un qualche complotto universale, a vantaggio non si sa di chi: della Juve per non far sapere che il gol era valido? della Roma per non far sapere che era effettivamente da annullare e quindi permetterle di continuare a protestare?
LA PREISTORIA TECNOLOGICA
Proviamo allora a far capire meglio se ci sia la concreta possibilità di una verifica incontrovertibile, cominciando a ricordare con quali mezzi furono effettuati i primi controlli. Nel 1981 c’era solo la moviola della Domenica sportiva, con un fermo immagine e senza la vera possibilità di stabilire le posizioni dei giocatori in campo. Nel 1985, quattro anni dopo il discusso episodio, su Raidue, nelle trasmissioni Studio-Stadio, Gol Flash e Domenica sprint, con Gianfranco De Laurentiis a condurre, si cominciò a utilizzare un nuovo strumento, il Telebeam, che consentiva di fissare con precisione, anche di centimetri, la posizione dei giocatori. Non fu l’unico strumento del genere, visto che poco dopo l’esordio del Telebeam, su Raiuno, nella Domenica sportiva ne fu utilizzato uno simile, l’Oliside, che è rimasto meno famoso dell’altro. Col Telebeam, si riuscì a stabilire che Turone era dietro Prandelli di appena 10 centimetri, quindi in posizione regolare. La Juventus non accettò questa analisi e per protesta non partecipò per un periodo alle trasmissioni della Rai.
LE OPINIONI E LE AMNESIE
Ulteriori polemiche furono causate dai successivi interventi di arbitro e guardalinee, in varie interviste. In breve, Paolo Bergamo: “Convalidai la rete, per me era regolare, ma mi accorsi che Sancini, mio fidato guardalinee, aveva la bandierina alzata. Innestai la retromarcia e annullai, non potevo fare altro». Giuliano Sancini: “Presi la decisione giusta. Quel giorno la Rai lavorò con poche telecamere a causa di uno sciopero, ma De Laurentiis, giornalista del secondo canale, disponeva di una moviola speciale, il Telebeam, e provò con precisione l’irregolarità: secondo la macchina Turone era in fuorigioco per 10 centimetri”. E qui Sancini ricorda malissimo, sia perché all’epoca del gol di Turone non esisteva il Telebeam (entrato in azione nel 1985), sia perché, quando le immagini furono esaminate al Telebeam, anni dopo, si stabilì il contrario di quello che dice Sancini: la differenza di posizione era sì di 10 centimetri, ma con Turone dietro Prandelli, quindi in gioco. Ma anche questo dimostra che in tali casi l’opinione personale e i ricordi non contano, bisogna affidarsi solo alla scienza.
L’AFFIDABILITA’ DELLA SCIENZA
Ma qual era l’affidabilità del Telebeam? La spiegazione, all’epoca, fu data dalla Gazzetta dello sport che chiarì che si trattava di un computer applicato alle immagini della moviola. Ecco il testo: “Quest’ultima (la moviola, ndr), a volte, per la posizione centrale della telecamera rispetto a tutto il terreno di gioco, fornisce un’immagine appiattita, (e quindi distorta) della reale posizione dei giocatori in campo, specie in occasione dei fuorigioco. Il computer, applicato alla moviola, permette di raddrizzare le immagini televisive, appiattite per la posizione centrale della telecamera, dando una visione non falsata della prospettiva, correggendo l’angolazione della telecamera (al centro del campo) rispetto alla zona (intorno al limite delle aree) nella quale solitamente si verificano le infrazioni di fuorigioco”.
DAL TELEBEAM AL VAR
Il Telebeam impiega però una tecnologia obsoleta, è il VAR (Video Assistance Referee) attualmente impegnato in Serie A che potrebbe venire in aiuto. La tecnologia VAR che identifica le linee virtuali del fuorigioco è detta “Hawk-Eye” (“occhio di falco”) e prevede due livelli di utilizzo. Il primo fornisce una linea che può essere posizionata parallela alla linea di fondo e passante per il penultimo difensore (il penultimo perché la regola del fuorigioco prevede due difensori per tenere in gioco chi attacca e, nella quasi totalità dei casi, è il portiere l’ultimo difensore). Se il fuorigioco è molto dubbio, il VAR usa il secondo livello della tecnologia Hawk-Eye, detta “crosshairs” (“mirino”), che permette di fornire due linee parallele, una passante per il difensore e una passante per l’attaccante. Nel nostro caso, una linea passante per Prandelli e una per Turone. Se la linea passante per Turone è davanti a quella di Prandelli, o se le due linee si sovrappongono, il gol romanista era effettivamente in fuorigioco (all’epoca era fuorigioco anche se attaccante e difensore erano sulla stessa linea), se invece la linea più avanzata è quella di Prandelli, il gol di Turone era regolare. L’affidabilità del VAR non è assoluta, ma il punto di forza di questo sistema è l’impiego di un alto numero di telecamere (almeno 12) per identificare con un’alta precisione la posizione di pallone e giocatori in un dato istante.
I BATTIBECCHI NELLA RAI
Prima di arrivare alle conclusioni, però, è opportuno ricordare che c’è stata una dura polemica innestata nel 2013 dalle dichiarazioni di Carlo Sassi, il giornalista che all’epoca si occupava della moviola e poi degli strumenti più moderni. Sassi ha detto che quando il Telebeam stabilì che Turone era in posizione regolare per soli 10 centimetri le immagini furono “aggiustate negli studi Rai di Roma” proprio per dimostrare la bontà del gol, ma che in verità Turone era in fuorigioco. Gli hanno risposto sia Gianfranco De Laurentiis, che ha fatto notare che il Telebeam era gestito negli studi di Milano e che comunque non c’erano state manomissioni, sia Massimo De Luca, già direttore di Rai Sport e conduttore della Domenica Sportiva.
LA SOLUZIONE
Ma il punto non è prendere le parti di Sassi, De Laurentiis o De Luca. Il punto fondamentale è uno solo: le immagini sono a disposizione e non si possono cambiare. Perciò, è possibile riprenderle ed esaminarle, volendo anche col Telebeam (sia pure soltanto per eliminare il sospetto di “trucco” paventato da Carlo Sassi), ma soprattutto con gli strumenti attuali. Quantomeno, anche ammettendo che Sassi avesse ragione, si farebbe l’analisi giusta adesso senza possibilità di imbrogli e la questione sarebbe definita senza più alcun dubbio. Perché ogni volta che si parla del gol di Turone non si fa qualcosa di concreto? Basta usare i mezzi tecnologici a disposizione per stabilire se era in fuorigioco o no e tutte le opinioni andrebbero a farsi benedire, cedendo il passo alla verità. Il “secondo me” sul gol di Turone non esiste, c’è una prova scientifica che può risolvere definitivamente la questione, ma che nessuno, a quanto pare, ha voglia di usare.
Gennaro Bozza e Ruggero Canevazzi