“Pensi davvero che se fosse così forte come dicono, i francesi ce l’avrebbero lasciato?” Questa la domanda, maledetta ed eloquente, che l’ex ct azzurro Pierre Berbizier avrebbe fatto in confidenza a un amico giornalista – non sapremo mai se è vero, ma come ammoniva Mailer: “Mai rovinare una bella storia con la verità” – riferendosi a Roland De Marigny, estremo azzurro degnissimo (diverse presenze con l’Italia nel Sei Nazioni nella Coppa del Mondo) ma evidentemente non così forte come si pensava. Ebbene, questa volta i cugini d’oltralpe sembra proprio che si siano distratti. Ange Capuozzo infatti è veramente forte come dicono, forse di più. Con quel fisico che non sembrerebbe per nulla adatto al rugby contemporaneo, 1m e 77 per 73 kg, è riuscito a ergersi a protagonista assoluto della sorprendente Italrugby, che viene da una striscia incredibile – per come eravamo abituati – di 5 vittorie nelle ultime 7 partite. È stato Capuozzo a propiziare, con una serpentina fulminea ed esaltante, la meta di Padovani che ci ha dato – con la trasformazione di Garbisi – la grande vittoria in Galles. È stato sempre Ange a trascinare l’Italia alla vittoria contro l’Australia (la prima della storia nei confronti con i Wallabies) con due mete di cui una da sogno, nella coralità di un gioco alla mano a noi quasi sconosciuto.
Ovviamente i francesi non si erano distratti affatto (sarebbe troppo bello per essere vero…), avevano da tempo gli occhi fissi su quel piccolo ossesso del Grenoble, ma non avevano fatto i conti con le sue intenzioni, raccontate in tempi non sospetti, nell’agosto 2021, al sito specialistico onrugby.it: “A novembre, l’anno prima del mondiale in Argentina del 2019, giocai con la maglia del Grenoble under 20 un’amichevole proprio contro gli Azzurrini. Lì conobbi il coach e gli manifestai il mio interesse e la mia volontà di giocare per l’Italia: per me è un Paese molto importante, i miei nonni sono nati lì e amo la cultura italiana, è parte integrante della mia vita”. Insomma, se è stato lui stesso a farsi avanti, dicendo chiaramente “voglio giocare con l’Italia”, allora non c’è federazione potente che tenga e il regalo dal cielo ci piove addosso come un arcobaleno dopo una tempesta lunga 36 sconfitte consecutive al Sei Nazioni. Un cuore azzurro tutt’altro che scontato per questo classe 1999 per natura cosmopolita, dai bisnonni campani e dalla madre del Madagascar, che gioca con l’Italia (allora Under 20) dai Mondiali del 2019 e che nel frattempo è passato allo Stade Toulousain, uno dei club più importanti del mondo. Una fervida italianità che Ange si costruisce tuttora giorno per giorno, a partire dalla lingua: “Faccio lezioni tutte le settimane, poi quando sono in ritiro chiaramente sentendo parlare i compagni mi abituo. Ho ancora un po’ di difficoltà, ma di solito col passare dei giorni diventa più facile stando con gli altri, quando poi finirà il Sei Nazioni continuerò ancora con le lezioni”.
“Un francese è un italiano di cattivo umore” ebbe a dire con molto scarcasmo Jean Cocteau, e di sicuro l’umore dei francesi non deve essere al top dopo aver visto Capuozzo in azione. Un po’ di francese però vogliamo che l’estremo azzurro se lo porti dietro e con lui tutta la giovane Italia che sta per esordire nel Sei Nazioni, domenica alle 16 proprio contro i galletti. Quell’ambizione che ha portato il presidente federale Marzio Innocenti a sbilanciarsi: “Mi aspetto almeno due vittorie”, frase che ha lasciato molto perplessi e che se fosse stata fatta anche solo l’anno scorso gli avrebbe valso un TSO immediato. Gli azzurri di oggi però hanno tutte le carte in regola per centrare se non due, almeno una vittoria in un torneo dove giocano una squadra favorita per la Coppa del Mondo del prossimo autunno (la Francia padrona di casa) e l’attuale n.1 del ranking mondiale (l’Irlanda). Alla sparata di Innocenti ha fatto eco un Capuozzo in versione quasi democristiana (e allora lo vedete che è italiano dalla testa ai piedi?): “Dobbiamo sempre ricordarci che comunque in questo Sei Nazioni siamo degli outsider”, per poi sorprendere: “Il presidente ha detto giustamente che l’obiettivo è di due vittorie, ma in realtà noi giocheremo ogni partita per portare a casa il risultato. Magari potremmo vincerne anche di più!” Eccolo il pizzico di francese che dobbiamo lasciare incontaminato nella testa di Capuozzo. Non si tratta di arroganza nè di presunzione, ma di sana ambizione e consapevolezza di aver raggiunto un livello importante, che può fare del piccolo estremo il trascinatore di un’Italia vincente o almeno in grado di giocarsela con tutti.