L’Europa del volley, per l’Italia, è un po’ come il mondiale femminile. Abbiamo il potenziale ma…
La nostra pallavolo è campione del mondo e d’Europa con i maschi, d’Europa e bronzo iridato con le donne. E’ mondiale per club con Perugia, al primo trofeo internazionale, e con Conegliano, Daniele Santarelli è anche iridato con la nazionale, la Serbia, che ha lasciato, per la Turchia.
La nostra pallavolo però è fuori dalle superfinals, è uscita in semifinale a Perugia, doppio 3-1 con lo Zaksa, campione da due stagioni, e in Turchia, Novara travolta 3-0 dall’Eczacibasi, superato solo per 3-2 in Piemonte.
Dunque le superfinals di Torino sono senza italiane e mononazionali, derby polacco al maschile e turco al femminile, la Polonia vuole ospitarle, come ha fatto per le finali del mondiale, può rovesciare in questo mese la scelta verso l’Italia che aveva fatto Renato Arena, il siciliano ex pallamano, vicepresidente della Cev e dell’Fivb.
L’Italia si consola con la doppietta in coppa Cev, Modena ha vinto in Belgio 4-0, al golden set, dopo lo 0-3 subito dal Roeselare, mentre ieri sera Scandicci ha battuto le romene a Firenze, come un anno fa, nel Fiorentino, si aggiudicò la Challenge cup. Che quest’anno è andata a Chieri, trionfatrice a Timisoara, sempre in Romania.
Insomma la pallavolo italiana raramente delude, ma in realtà delude, perchè il volley non è il calcio e il livello del secondo e del terzo trofeo femminile è basso, molto lontano dalla Conference league conquistata dalla Roma. La pallavolo italiana delude perchè continua a piegarsi di fronte allo Zaksa, due anni fa nelle superfinals di Verona, con Trento, e anche la scorsa stagione, adesso i polacchi hanno eliminato gli stessi trentini e anche gli umbri, faticando davvero solo con la squadra di Angelo Lorenzetti. Al femminile il dominio turco è assoluto, non come nazionali, con Giovanni Guidetti straordinario ct ottomano ma non da oro.
Bella l’idea delle superfinals, immaginate nello stesso giorno Milan-Inter – non fossero state nello stesso tabellone – e Lione-Barcellona, neanche guardiamo il campo femminile, le francesi sono la realtà più bella del millennio. Immaginatele, magari, al Bernabeu, equivalente dei 15mila di Torino, che plaudirono alla finale mondiale del 2018, vinta dalla Polonia, sul Brasile, che era favoritissimo.
Favoritissima per lo scudetto era anche Perugia, supercoppa su Trento e mondiale per club in Brasile, ma a invito, avendo disputato una sola finale di Champions. La squadra di Andrea Anastasi aveva chiuso imbattuta la stagione regolare, è riuscita a perdere tre gare su 5 con Milano, l’ottava del tabellone, uscita in coppa Italia in semifinale, contro Trento.
Perugia a Roma perse la semifinale di coppa con Piacenza, da allora la vera favorita dei playoff.
Giovedì sono iniziate le semifinali, in Trentino gli emiliani perdono 3-0: sono allenati dal piacentino Massimo Botti, rarissimo esempio di profeta in patria, nel nostro sport, da allenatore. Civitanova riceve Milano e fa pure 3-0, ma forse la Power è in grado di rovesciare la Lube, come aveva tentato Verona, avanti 2-0.
I campioni d’Italia a propria volta escono subito in supercoppa, mancano le final four di coppa Italia e vengono eliminati ai quarti in Champions league. “Un fiasco”, ammettava il patron Giulianelli, mister Lube.
Il bello del volley, anzi il bellissimo, sono anche le presidentesse. Le bionde Elisabetta Curti (Piacenza) e Simona Sileoni (ex Macerata, Civitanova) e la mora Giulia Gabana, uscita al palaPanini a gara5 con Piacenza. E’ la figlia di mister Gabeca, artefice dell’Europa a Montichiari, Brescia, nello scorso secolo, e morto in elicottero.
Gabana raccoglie l’eredità della vamp Catia Pedrini, vedova di Antonio Barone, ex proprietario di Modena. Che dal 2016 raccoglie briciole ed è ferma ai 15 scudetti, da Juve del volley.
Perugia e Modena sono ai playoff per il 5° posto, per la Challenge cup, per la delusione soprattutto del patron della Sir Gino Sirci, che quando vince fa il cowboy e quando perde cambia allenatori. Con Bernardi è andato in tribunale per risparmiare, come la Pedrini con il bulgaro Stoitchev, a Modena, con Heynen ha mancato scudetto e Champions, come con Nikola Grbic che aveva trionfato in Europa con lo Zaksa, e adesso sarà deluso da Andrea Anastasi. Che va confermato, almeno per il mondiale per club e il campionato trionfale.
Il perdente di successo è Leon, il cubano diventato polacco, dopo la Russia in Europa continua a fare cilecca e a Perugia dal 2018 ha sempre fallito lo scudetto. In Umbria si ridimensiona anche Simone Giannelli, il capitano azzurro disputava quasi più finali a Trento che in Umbria, finali importanti, ovvio.
L’Itas, appunto, vanta 14 finali dal 2014, ne ha perse 11. Nel calcio sarebbe irrisa dai tifosi avversari, nel volley i sostenitori sono più intelligenti e capiscono che spesso il massimo è già arrivare secondi. Si pensi, appunto, a chi neanche ci arriva, come il ricchissimo Sirci e Giulianelli in Champions. Tabellone alla mano, in teoria adesso è da battere Trento, con le due belle in casa, in semifinale e finale.
Naturalmente i playoff portano i pienoni quasi ovunque come a Modena. A proposito di donne, in A femminile Conegliano riparte favorita, davanti a Scandicci, mai finalista e ricchissima, con il patron Rinaldo Nocentini. Terza è Monza, diventata Milano, e in attesa di Paola Egonu, dall’estate. Quarta Chieri, che difficilmente vincerà a Villorba con l’Imoco, se resisterà all’assalto di Novara. Il sestetto delle suore ha in Lavarini uno dei migliori allenatori al mondo, semifinalista olimpico con la Corea del sud e capace di impegnare la Serbia al mondiale di Polonia come nessuno, nei quarti.
Il volley piace per l’equilibrio, almeno al maschile, quest’anno non avrà la solita finale, Perugia-Civitanova. L’ultima diversa fu Trento-Lube, con successo marchigiano, di Chicco Blengini, allora ct, al primo scudetto.
La pallavolo tifa per la prima finale di Milano, la meriterebbe il galantuono Lucio Fusaro, imprenditore in affari con Gorbaciov e amico del presidente americano Biden, siamo testimoni di una telefonata ricevuta in estate, e voglioso di puntare su un ottimo allenatore, il parmigiano Roberto Piazza. Il ciclo più lungo è di Lorenzetti, a Trento, e ora potrebbe andare a Civitanova. A Modena resisterà Giani e non perchè è un ex campione.
Milano sogna un doppio tricolore impossibile, i maschi arrivarono in finale nel 2001, le donne l’anno scorso, 1-3 con Conegliano, naturalmente. Si chiamavano Monza, la presidentessa Marzari, medico al Niguarda, a Milano, cambia denominazione per aumentare il budget, d’accordo con il marito Fumagalli, mister Candy, delle lavatrici, già sponsor della formula uno.
Un’unica obiezione, il frastuono nei palazzetti. A Verona, lo speaker cantava, durante i punti del tiebreak. Nel tennis l’arbitro dice “silence please”, nella pallavolo si esce quasi storditi, come andare in discoteca. Meglio una via di mezzo, meglio andare al palazzetto per gustarsi i gesti tecnici, ricezione, alzata, schiacciata o altro. Sempre a Verona, il preparatore atletica salta come un grillo a bordo campo, davanti alla curva. E’ come quando Dan Peterson strepitava su Italia1 e simili: “Pandemonio al Coliseum”. Meglio sarebbe che si calmassero anche gli speaker femminili, come a Villorba in Champions, a eliminazione avvenuta. Tanto fracasso a volte è grottesco. Ah, l’estate sarà nostra, con gli Europei, di maschi e femmine. Una marea di partite inutili e urla a vuoto. Aspettando un’altra doppietta e di avvicinare basket e motori, come popolarità.
Vanni Zagnoli