Il Manchester City per cullare il sogno treble, i cugini dello United per dare un senso ad un’annata tormentata e deludente. Sabato 3 giugno ore 16 italiane, gli occhi di tutti gli appassionati di calcio saranno puntati sulla splendida cornice di Wembley per la finale di FA Cup, un trofeo che è ormai una sorta di ultimo baluardo di un calcio romantico che non guarda in faccia il blasone, la potenza economica, il palmares e che mette faccia a faccia realtà milionarie con microscopici club avvolti dall’anonimato dell’uggiosa provincia britannica. Confronti dagli esiti mai scontati e che, negli anni, hanno regalato momenti indelebili e scritto all’ombra della Union Jack pagine di Storia del football inglese. Dopo aver ripercorso, nell’appuntamento precedente, tre grandi “giant killing”, spazio ora ad altre due memorabili apoteosi della FA Cup del III millennio.
Millwall (2003/2004)
Se aprite il dizionario e cercate il verbo “superare” nella sua coniugazione riflessiva è molto probabile che vi imbattiate ne “I leoni del sud di Londra” nella loro scintillante versione 2003 – 2004. Altro che buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Il Millwall, quell’anno, è in First Division, l’attuale Championship, la cadetteria britannica. La coppa inizia a gennaio agli ordini dell’allenatore / giocatore Dennis Wise, l’attuale amministratore unico del Como 1907. Nel 2013, Gianluca Vialli, con il quale ha condiviso lo spogliatoio del Chelsea, lo aveva descritto così:
“Dennis Wise sarebbe in grado di scatenare una rissa in una stanza vuota”.
Il primo atto si gioca nella gabbia dei leoni del Millwall, “The New Den”, contro il Walsall, sconfitto per 2-1, grazie anche ad un gol dell’australiano Tim Cahill, alla sua ultima stagione in maglia “lions”: in estate, infatti, l’Everton si accorgerà del suo talento e lo porterà in quel di Liverpool. La strada prosegue senza scossoni degni di nota, il Millwall riesce ad evitare tutti i club di Premier League ed è assistito dalla dea bendata anche in semifinale, dove dovrà vedersela con il Sunderland. Si gioca a Old Trafford e, anche in questo caso, è sufficiente un gol di Tim Cahill per portare “I leoni del sud di Londra”, che nel frattempo languiscono a metà classifica in serie B inglese, al cospetto dei “Red Devils” di sir Alex Ferguson. Il Millwall arriva ad una delle sfide più importanti della sua storia con ben sedici giocatori assenti tra infortuni e squalifiche. Ferguson, invece, può contare su un Ruud van Nistelrooij pienamente recuperato dopo un guaio al ginocchio. Tra le fila del Manchester United già scalpita Cristiano Ronaldo: diciannove anni, zero trofei alzati al cielo e nessun marchio internazionale alle spalle.
United – Millwall sarà, però, la partita che contribuirà a lanciare nel firmamento il l’asso lusitano di Funchal. Ed è proprio l’imberbe CR7 ad aprire le danze, leggendo un traversone sul secondo palo e prendendo in anticipo il tempo sul giocatore – manager Dennis Wise verso lo scadere di un primo tempo giocato in trincea dal Millwall. La seconda frazione di gioco scivola placidamente in direzione Manchester quando Ryan Giggs viene agganciato in area e Van Nistelrooij raddoppia dagli undici metri senza esitazione alcuna. La ciliegina sulla torta è sempre opera dell’olandese. Al novantesimo minuto, il tabellone di Wembley è eloquente: Manchester United – Millwall termina 3 a 0.
È il primo trofeo alzato al cielo dalle mani di Cristiano Ronaldo, l’undicesima FA Cup in bacheca per il Manchester United. Il Millwall si è, in ogni caso, regalato un tour in Europa. L’anno dopo, infatti, i tabloid di sua Maestà saranno impegnati a narrare le scorribande dei suoi tifosi a Budapest, in casa del Ferencvaros, dove i preliminari di Coppa UEFA diventano teatro di battaglia per due tifoserie non proprio tranquille. Del resto, non si è leoni certo per caso.
Portsmouth FC – Cardiff City FC (2008)
È la finale più a sorpresa della FA Cup dei tempi moderni. Da una parte una vecchia gloria del calcio britannico, il Portsmouth, dall’altra i gallesi del Cardiff, squadra che per far fronte ad una situazione economica non proprio floridissima si è vista costretta ad affittare il nuovo impianto alla squadra locale di rugby. Alla prima partita di coppa, i gallesi trovano subito il primo ostacolo: fanno visita al microscopico Chasetown Football Club, prima squadra di ottava divisione a spingersi fino al terzo turno del tabellone principale di FA Cup. Il Cardiff inizia con il brivido, quando Kevin McNaughton devia maldestramente nella propria porta un cross che si trasforma nella rete del vantaggio per i padroni di casa. Per riportare tranquillità tra le fila del Cardiff occorre il primo gol tra i grandi di Aaron Ramsey, che giusto una manciata di giorni prima aveva spento diciassette candeline sulla torta.
Intanto si fa strada in coppa anche il Portsmouth agli ordini di Harry Redknapp, futuro manager degli Spurs. Il Portsmouth, dall’inizio del nuovo millennio, si sta stabilizzando in Premier League col desiderio di centrare quante più salvezze possibili. Per ottenere questo risultato, la dirigenza ha vestito i candidi panni di John Hammond e ha scelto di non badare a spese. Dall’Udinese arriva Sulley Muntari, per il quale il club sborsa sette milioni di sterline, la maggior spesa per un singolo cartellino dell’intera storia del club. Oltre al ghanese, approdano nel New Hampshire il difensore Glen Johnson dal Chelsea, il capitano Sol Campbell e il centrocampista Lassana Diarra dall’Arsenal, Milan Baroš dal Lione e, dulcis in fundo, dal West Bromwich Albion l’attaccante Nwankwo Kanu, ma di lui parleremo più avanti.
Intanto il Portsmouth estromette l’Ipswich Town, il Plymouth e il Preston North End, avanzando ai quarti di finale. Il tabellone è pieno di novità: un posto in semifinale viene contesto tra Bristol e West Bromwich Albion, mentre il Chelsea viene eliminato per mano del Barnsley, una squadra che annaspa in Championship. Al Cardiff l’urna del sorteggio riserva il Middlesbrough. Va peggio al Portsmouth che si ritrova davanti ai settantacinquemila “diavoli” di Old Trafford lanciati verso la conquista della Premier League. Quel quarto di finale si trasforma in una battaglia epica: i padroni di casa per ottanta minuti cercano di trovare la via del gol in qualunque modo. Glen Johnson e Sol Campbell salvano due volte sulla linea di porta a portiere oramai battuto. Intanto, sir Alex Ferguson rimane senza estremo difensore. Van der Sar si infortuna e dalla panchina entra il dodicesimo Tomasz Kuszczak. Dopo un paio di giri di lancette dell’orologio, Milan Baroš s’invola verso la porta dei “Red Devils”, Kuszczak si trasforma in un kamikaze e travolge in uscita disperata l’attaccante ceco. È cartellino rosso con annesso, ovviamente, penalty per la squadra di Redknapp. Tra i pali per il Manchester United finisce Rio Ferdinand, professione difensore. Dalle dodici yards, come amano dire gli amici d’oltremanica, si presenta Sulley Muntari. Tiro a incrociare verso destra, Rio Ferdinand intuisce ma non basta. Il ghanese si regala una corsetta sommerso dagli abbracci dei compagni e il Portsmouth vola in semifinale.
Intanto a Middlesbrough, il Cardiff ha vita più agevole e con un comodo 2-0 stacca il pass per le semifinali. Fermiamoci, però, un attimo: le semifinali della FA Cup 2007 – 2008 sono un ritratto che più romantico di così non si può. Da un lato West Bromwich Albion – Portsmouth, dall’altro Barnsley – Cardiff City. Tre squadre su quattro provengono dalla Championship e l’unica di Premier, il Portsmouth appunto, non è che abbia chissà quali quarti di nobiltà nel proprio albero genealogico. Entrambe le partite si giocano a Wembley. Per il Cardiff la decide Joe Ledley, un ragazzo nato nella capitale gallese e che ha giocato fin dalla più tenera età con i “Bluebirds”. Pure il Portsmouth supera di misura il West Bromwich e la rete porta la firma di quel Kanu, a cui si è accennato qualche paragrafo sopra.
Kanu ha il curriculum più pesante della finale 2008. Con la maglia dell’Ajax ha raggiunto due finali di Champions League consecutive: la prima vinta nel 1995 contro il Milan di Capello, mentre la seconda persa al cospetto della Juventus di Marcello Lippi, in quella che a tutt’oggi è l’ultima affermazione europea dei bianconeri. Dopo quella doppia finale, Kanu aveva ricevuto la chiamata dell’Inter ma, a causa di un problema cardiaco, sulla sponda nerazzurra del naviglio non ha potuto fare altro che essere una sfortunata meteora. Quando si presenta sul prato verde di Wembley, Kanu ha già due FA Cup in bacheca, entrambe vinte quando giocava nell’Arsenal. Un mostro sacro rispetto agli altri protagonisti della finale.
E chi sarà a decidere Portsmouth – Cardiff? Certo! Proprio Nwankwo Kanu che, al triplice fischio, farà irruzione in campo con in testa un cappellino da baseball con la scritta “King”, titolo che non può che calzargli a pennello: il re di coppa è lui, gli usurpatori non sono ammessi alla festa. Per il Portsmouth il trionfo in FA Cup sarà l’apice degli anni d’oro. Le folli spese degli anni Duemila lo faranno precipitare dall’Europa alla quarta serie inglese nel giro di un lustro. Nelle stanze della sede societaria dei “Pompey” l’unica testimonianza tangibile di quei meravigliosi anni rimane la FA Cup del 2008. Parafrasando una celebre pellicola: “La memoria vince sempre”.