L’alterigia del presidente Aurelio de Laurentiis nel rinunciare a Spalletti. Esercita l’opzione per trattanerlo ma non si accordano e intanto lo tiene fermo. Come sarebbe stata la storia del calcio se tutti i presidenti avessero comunque fatto storie nel confermare l’allenatore scudettato, i casi sono rari. Quando gli allenatori se ne vanno da campioni, è perchè hanno un’offerta da un club decisamente superiore o hanno dubbi che la squadra sia competitiva per la Champions.
Dunque, Allegri congedato dalla Juve perchè in Champions è uscito male, nonostante Cristiano Ronaldo. Conte dalla Juve perchè litiga con Andrea Agnelli, stessa cosa del teatrino al Napoli, in parte.
Mourinho dell’Inter perchè va al Real Madrid. Eriksson è stato esonerato a metà del campionato successivo dalla Lazio, Lippi indotto alle dimissioni dalla Juve, entrambi stavano perdendo tanto, ma soprattutto in piazze in cui si vince poco – Lazio, Napoli – non si può mai fare.
Luciano Spalletti ha comunque l’abitudine a fermarsi. Fermo nel 2000-01 dopo l’esonero a Venezia. Fermo una stagione e mezzo, quasi due anni dopo San Pietroburgo, due dopo l’Inter, adesso questo.
De Laurentiis avrebbe potuto metterlo in stand by solo per Guardiola, di sicuro fuori portata e di sicuro non verrebbe da un presidente che ha esonerato Carlo Ancelotti, l’allenatore forse più vincente nella storia dei club. Luis Enrique comunque non è a quel livello, al Barcellona ha vinto abbastanza in tre stagioni, con la Spagna pochino.
Difficile che riprenda Ancelotti e, soprattutto, che Carlo aspetti.
A proposito, i grandi club finiscono con lo scambiarsi allenatori anche sopravvalutati, per quanto non hanno vinto. Pochettino è stato finalista di Champions con il Tottenham, certo, al Psg meritava maggiore pazienza ma adesso forse non merita il Chelsea.
Vanni Zagnoli