Siamo esseri umani: fallaci, deboli, anche partigiani, almeno nell’animo, dietro la corazza di una imparzialità professionale. E comunque simpatizzare per Ons Jabeur non può essere un peccato capitale, come per buona parte del pubblico del tennis in generale e del Philippe Chatrier in particolare. Che sì, da una parte tifa per l’ultima favola, quella della brasiliana Bia Haddad Maia, ma dall’altra è dispiaciuto per la sconfitta dell’Oudini tunisina, con la bacchetta da prestigiatore, pardòn, con la racchetta che disegna magiche variazioni di ritmo, e diagonali, e imprevedibili smorzate che muoiono nell’aria e planano come piume sulla terra rossa. Purtroppo, “Il ministro della felicità”, come la chiamano le colleghe, si deve inchinare ai centimetri e alla potenza della potente mancina, ma soprattutto alla propria preparazione fisica ridotta per l’ennesimo infortunio. Per cui crolla alla distanza come sintetizza il punteggio dei quarti: 3-6 7-6 6-1.
SORRISO
Molti altri, quasi tutti, in realtà si lamenterebbero. Ma Ons è allenata alle difficoltà della vita, partendo dai suoi appena 167 centimetri d’altezza, transitando per il lungo, tortuoso e faticosissimo viaggio dal suo piccolo mondo attraverso l’Europa fino a trovare una dimensione propria e diventare una tennista professionista. Potrebbe dire che la superficie ideale è in reltà la terra rossa, dove ha vinto il Roland Garros juniores 2011 ed ha cominciato a scrivere la storia tennistica del suo paese e dell’Africa. Potrebbe ricordare i gravi infortuni e i pit stop chirurghi e le delicate riprese. Potrebbe lagnarsi di questo tennis sempre più bum-bum, sulla falsariga di quello maschile. Invece scherza: “Ho un futuro come clown, se col tennis non funziona. Avete visto quel giochino che faccio con le mani? In realtà è un esercizio utilissimo per la reattività che faccio pre-match”.
E, a fine gara, dopo tanti mancate strette di mano e fischi del pubblico, abbraccia spontanea, sincera ed affettuosa l’avversaria a rete: “La sua storia somiglia un po’ alla mia. Sono molto felice per lei e il Brasile, e spero che possa fare ancor di più per il suo paese, e un giorno vinca anche uno Slam. Era più pronta fisicamente a una superficie così fisica come la terra, ha giocato più di me, è stata aggressiva quando doveva, mentre io nel secondo set non ci sono riuscita. Gioca benissimo, doveva solo trovare fiducia, è una persona corretta: si è visto oggi quando c’era un segno dubbio, su un punto importante, che mi dava una palla- break e lei l’ha cancellato senza esitazioni: ‘No, è buono’”.
Potrebbe recriminare su questi quarti che non l’accontentano, invece dice: “Amo il Roland Garros, amo giocare qui, per me è stata un’esperienza positiva che mi servirà per il resto della nostra lunga stagione e mi farà lavorare ancora sul mio gioco per essere pronta l’anno prossimo. Era il mio primo vero torneo dopo l’infortunio, sinceramente non mi aspettavo di arrivare fino ai quarti”.
BUM BUM
Il Ministro del sorriso non può trovare pecche e evidenti al proprio mondo: “Il tennis donne è sempre stato aggressivo, da Sharapova a Serena e Venus (le Williams; ndr). Ma non c’è mai stato solo un tipo di gioco, c’è sempre stato un mix. Purtroppo Ash (Barty) si è ritirata. Iga (Swiatek) è aggressiva ma usa anche un po’ di spin di Sabalenka. Mentre Rybakina è più aggressiva. Penso che ci siano più stili, che causano tanti e continui cambiamenti fra le prime 10 e le prime 20, come si vede bene sulla terra rossa. A parte Aryna che picchia piuttosto duro”.
Votata all’ottimismo deve dimenticare le bordate della Haddd Maia che la sfiancano e il braccio di ferro Swiatek-Gauff improntato su risposte e colpi da fondo davvero impressionanti. E così svicola direttamente sul futuro: “Nella mia testa è già cominciata la stagione sull’erba. Avendo appena perso sulla terra, devo dire che è quella la mia superficie preferita per il mio stile di gioco e per i cambi di ritmo. Lì posso far male a tanti avversari, più che al Roland Garros. Non è che non amo la terra rossa ma davvero mi diverto sull’erba”.
Il futuro è eccitante e lei lo trasmette eccitata: “Gioco Berlino e Eastbourne. Forse Venus vuole giocare in doppio lì, non me l’ha ancora chiesto. E poi Wimbledon. Cercherò di giocare il più possibile perché mi diverte giocare sull’erba. Spero di vincere i Champiosnhips. E’ quel che sogno, è quello che ho sempre voluto. L’anno scorso sono stata sfortunata, ci sono andata molto vicina. Quando mi metto in testa qualcosa so che posso farcela. E penso che posso essere pronta perché sulla terra ti devi sforzare fisicamente più che sull’erba. E quindi magari quella al Roland Garros è stata la mia pre-stagione per la stagione sull’erba”.
Per tutte le colleghe la classifica è un’ossessione, per Ons Jabeur la cambiale dei punti WTA per la finale 2022 a Londra che non sono stati conteggiati dalla WTA per punire l’All England Club per il boicottaggio degli atleti russi e bielorussi diventa una sciarada, che si conclude con l’ennesimo sorriso: “L’anno scorso quand’è finito Wimbledon ho pensato: ‘Quei punti in classifica mi servirebbero’. Poi ho pensato: ‘No, non ne ho bisogno’. Dopo di che, però, quand’ero in corsa nella Race, mi è tornato in mente: ‘Adesso sì che mi servirebbero quei punti’. Ma ora che siamo a Wimbledon, mi dico: ‘Meglio non averli quei punti da difendere’”.
Come non avere un debole, umano, per l’umanissima Ons Jabeur?
(tratto da supertennis.tv)