C’è chi giura che non sia stata una visita, ma un’apparizione. Non è stata la celebrazione della trentesima edizione del torneo di Halle (il più importante di Germania) e nemmeno dei 10 titoli che il Re ha vinto qui. Anche aver ribattezzato la giornata Roger Federer Day è sembrato fuori luogo (Ve lo immaginate un Nostro Signore Day? Non è fuori luogo, dannazione?). Il Re – ma forse è meglio chiamarlo Lui – è riapparso nella Germania nord occidentale, più precisamente nella Westfalia, ad Halle.
Sul campo Centrale, la OWL Arena (ma ci impegneremo in prima persona a farla ribattezzare quanto prima Roger Federer Stadium), due file di angeli – scusate, di raccattapalle…- hanno accompagnato il Suo ingresso. Il pubblico si è alzato in piedi tra ovazioni ed emozioni, poi quando Lui ha preso la parola ha fatto vibrare le corde dell’anima, richiamando un’epoca d’oro che non tornerà più, un periodo in cui era quasi all’ordine del giorno uno scontro con gli altri due Titani, Nadal e Djokovic. Dicono che stesse parlando in tedesco, ma chiunque era in grado di capirlo: la Babele creata da un Suo lontano parente era scomparsa, Roger Federer parla un linguaggio universale.
Cari lettori, non abbiamo certo timore, viste le nostre espressioni, di essere tacciati di blasfemia. Semmai vale il contrario: chi non accetta le nostre parole è lui un ignorante senza Dio… Lui ha parlato al suo popolo, ecco il Suo verbo: “Sono felice di essere qui, è per un grande piacere celebrare i 30 anni del torneo di Halle. Un torneo dove sono sempre stato volentieri. Anche la mia famiglia è felice di essere qui, i bambini si divertono un mondo. Grazie a tutti per la vostra accoglienza. Speriamo di essere dei buoni ospiti“.
Già, Lui ha parlato. Forse il Suo verbo non suscita le stesse emozioni del Suo carisma, dei Suoi colpi, del Suo tennis. O forse siamo noi, piccoli e insignificanti mortali, a non capirlo. Certo, su un campo da tennis, racchetta in mano, lo capivamo molto meglio…
Eh già, in campo davanti agli avversari lo capivamo di più. Abbiamo voluto scherzare con la magica aurea di Federer, l’abbiamo fatto quasi per esorcizzare il dolore di vederlo come un ex. Dura abituarsi a non vederlo più al Roland Garros, a Wimbledon, dappertutto. Rivederlo in giacca e senza racchetta, ha suscitato soprattutto nostalgia. Grazie di tutto, Roger!