I giganti sono potenti, ma anche fragili, e quindi estemporanei con tutti quei centimetri d’altezza con cui dominano il net e quei chili di peso che scaraventano contro l’avversario. I giganti spariscono sempre più in fretta. Ivo Karlovic ha appena salutato il Tour ufficialmente e John Isner sta percorrendo il viale del tramonto a Wimbledon lì dove ha scritto una pagina storica, ineguagliabile, nel Guinness dei primati di lunghezza ed ace in un solo match. Reilly Opelka – qualcuno si
ricorda il Marcantonio dall’animo artistico? – è fermo per un problema alle anche che non riesce a risolvere e
a 25 anni è già virtualmente un ex.
A 32anni , con l’aria smunta e triste dopo una stagione e mezza di forzato stop per problemi vari alla gamba destra, Milos Raonic si ripresenta ai Championships per ricordare la finale 2016, ma sembra svuotato del coraggio e dell’impudenza
degli attaccanti ad oltranza che rischiano il tutto per tutto su un centimetro di riga a un millimetro dal net.
TRADIZIONE
Anche nel tennis la preparazione fisica ha fatto miracoli con i pivot dello sport, ma sono di breve durata. Curare un fisico è difficile – guardate la cura maniacale del numero 1 in materia, Novak Djokovic – figurarsi quando la superficie aumenta ed arriva a 211 centimetri, con tutto quel che comporta in merito a tendini, muscoli, giunture.
Considerando anche che in questo sport bisogna piegarsi spesso e volentieri e passare in un attimo dalla violenta sbracciata allo scatto, dalla corsa in avanti al tocco mellifluo, dallo scivolamento laterale al cambio di presa, dallo scarto alla parata, dalla frenata al salto. Così si sono rotti i bronzi francesi Monfils e Tsonga, così si è fermato presto il picchiatore ceco Vesely che non riesce ad andare in campo senza una benda e fa una fatica del diavolo l’australiano Poperyn; così Cressy raccoglie sempre meno dal suo affascinante servizio-volée ad oltranza; così Jarry ci sta riprovando dopo lo scivolone doping; così Auger Aliassime, sempre pieno di cerotti, arranca aggrappato al servizio che ormai non
basta più per fare la differenza.
Tanto che anche a Wimbledon l’unico tennista sul quale zio Toni ha puntato per tornare sulla scena dopo aver creato
quel macchina perfetta di Rafa Nadal esce subito, mestamente, nel braccio di ferro contro il lucky loser Mmoh. E
Kyrgios, l’affascinante bad boy che nasconde abbaiando alla luna un infanzia da bullizzato, non riesce a giocare
nemmeno nel Tempio, nell’unico torneo che gli interessa veramente, anche lui bloccato dall’ennesimo infortunio.
CONDANNA
Dall’elenco non si salva Matteo Berrettini, con piedi troppo deboli per la sua struttura atletica e un tronco invece molto forte che scatena proiettili micidiali, tanto da meritarsi l’appellativo di “Hammer”, martello, finché – presto, troppo presto – quel continuo, violento, sbracciarsi non gli stira gli addominali e lo costringe a intermittenza ai box. Il destino dei
giganti, potenti, ma fragili.
(tratto da Supertennistv)