Tutti dicono grande sorpresa, favola, miracolo. Tutti parlano della prima regina di Wimbledon, non testa di serie,
appena 42 del mondo che s’è presentata all’All England Club con solo 4 vittorie sull’erba e si è portata a casa il
titolo più prestigioso. Sì, Marketa Vondrousova è una sorpresa, nei numeri, ma non è poi questa grandissima sorpresa
nei fatti. Non nel tennis donne moderno così livellato a livello medio-alto, senza star di primissima qualità, e tantomeno dominatrici, con tanti alti e bassi di tutti, in stagione, nei tornei e nelle stesse partite. Peraltro, la 24enne mancina, aveva un promettente passato dietro le spalle, da protagonista juniores, coi primi successi da neo-pro da bambina prodigio,
con la garanzia della rinomata scuola tennista dell’ex Cecoslovacchia.
Era anche stata finalista al Roland Garros 2019 e se non aveva più fatto risultati era anche per tre stop di 6 mesi l’uno
per operarsi al polso. Sorpresa aver battuto la timida Kudermetova, 12 del torneo, l’appena ritrovata Vekic, 20, l’amica e quindi conosciutissima Bouzkova, 32, la modesta e prevedibile Pegula, 4 (peraltro rimontando da 1-4 e palla dell’1-5 al terzo set), la non irresistibile Svitolina e quindi in finale Ons Jabeur (6), nota per la fantasia brillante ma anche per il
temperamento altalenante? Le clamorose sorprese del tennis donne sono state altre.
MITO AUSSIE
L’australiana Christine O’Neil che nel 1978 si aggiudicava una edizione molto dimessa dello Slam di casa, fu comunque
una grande sorpresa, prima non testa di serie ad aggiudicarsi la prova. L’impresa è rimasta tale per 44 anni, finché Ash Barty non ha rotto l’incantesimo per i tennisti aussie. Ma gli Australian Open erano la gamba zoppa del Grande Slam e hnno0 permesso a Margaret Smith Court – comunque di ben altra levatura, rispetto alla O’Neil – di fissare a 24 titoli il record di successi Majors, ancora imbattuto.
TROTTOLINA
Nemmeno i media di Spagna concedevano una sola possibilità alla stupefacente 17enne Arancia Sanchez che arrivò in
finale al Roland Garros 1989 contro la numero 1 Steffi Graf. Che veniva da 117 vittorie negli ultimi 121 match, con 5
Slam di fila all’attivo, il Golden Slam, i 4 titoli più l’Olimpiade del 1988, e in più l’annichilente 6-0 6-0 in 32 minuti a Natalia Zvereva nella finale di Parigi dei 12 mesi prima. Ma, dopo aver troppo faticato nel primo set – perso al tie-break -, per poi aggiudicarsi il secondo per 6-3 e volare sul 5-3 del set decisivo, “signorina dritto” si bloccò, estenuata dalle troppe corse cui l’aveva obbligata la difesa della spagnoletta. Dieto le quinte si mormorò di crampi mestruali, ma certo Arancia rimontò e vinse per 7-5 contro la tedesca. Che si aggiudicò gli altri 47 match della stagione, inclusi Wimbledon e US Open.
MIRACOLO BRIT
Nessuno mai, nemmeno lei, avrebbe scommesso su un successo Slam, né allora né dopo. Eppure Emma Raducanu, inglese di bandiera, nata in Canada da papà romeno e mamma cinese, si aggiudicò, 18enne gli US Open, appena alla seconda apparizione Major (record), da 150 del mondo, diventò la prima regina del torneo che era partita dalle qualificazioni. Ma in quella magica quindicina fece furore vincendo 10 partite senza cedere un set, prima regina Slam brit da Virginia Wade a Wimbledon 1977. A luglio dell’anno scorso è salita al 10 del mondo, ora è 132 dopo una serie di problemi tecnici e più infortuni.
ALTRI CASI
La ceca Barbora Krejicikova, campionessa al Roland Garros 2021, da 33 del mondo e quindi non testa di serie, era però già un’affermata doppista ed aveva messo in mostra grandi qualità tennistiche. Così come la milanese Francesca Schiavone che ha vinto il Roland Garros 2010, a quasi 30 anni, ma era già considerata uno dei bracci d’oro del circuito, aveva già una bella collezione di scalpi doc; ahilei, era solo in ritardo sui tempi. La canadese Bianca Andreescu, campionessa a 19 anni agli US Open 2019, battendo in finale Serena Williams, fu una sorpresa ma non arrivò all’improvviso: si era annunciata con successi netti e convincenti. E il trionfo sembra più frutto della paura di vincere di Serena o della maledizione 24 Slam. Lo stesso vale per la terribile macchina da guerra Tracy Austin, una delle bambine prodigio yankee, che si aggiudicò gli Us Open da più giovane di sempre, a 16 anni e 9 mesi, infilando Navratilova in
semifinale ed Evert in finale. Concesse il bis nel 1981, poi si bloccò fra infortuni e un incidente stradale. Un lampo clamoroso, ma credibile. Non come Raducanu che, forse, merita il numero 1 delle campionesse Slam a sorpresa.
Vincenzo Martucci (Foto tratta da eurosport.it)