Il finalista uscente di New York, Casper Ruud, cede in 5 set già al secondo turno degli US Open al primo cinese capace di superare un top 5, Zhizhen Zhang. Lo fa nel suo stile, in 5 set, cedendo a un avversario più alto e potente (60 vincenti di cui 18 ace), ma lo fa con grande fragore, trattandosi di un giocatore di elevata continuità di rendimento che all’improvviso ha perso le sue sicurezze, ha smesso di progredire e teme di non saper arrestare la sua discesa.
AVVERSARI
Quando cade un super-regolarista, super-fit, super-resiliente, sempre in forma, dai “nani maledetti” Solomon e Dibbs dell’era-Panatta agli Schwartzman e ai Ferrer dei tempi nostri, gli avversari non possono trattenere un sorrisetto di schermo e di evidente soddisfazione. Quei “tignosetti” senza espressione e senza colpo del ko ma gambe e polmoni d’acciaio gli hanno procurato ferite dolorose, li hanno costretti a soffrire ore extra, gli hanno rimandato troppo spesso di qua del net una palla in più del previsto, magari li hanno anche fatti piangere di rabbia e frustrazione. Un po’ come succede per chi, a livello di circolo, tira forte ma va in tilt quando incrocia la “sciura” che non si stanca mai e alza mille pallonetti. Perciò, oggi che Casper Ruud annaspa, lo spogliatoio ridacchia sollevato, figurarsi il bad boy Nick Kyrgios che a Roma, non avendo più risposte contro quell’autentico muro infallibile, scappò lanciando una sedia in campo, lasciandogli la partita e poi sfottendolo sui social. Mai la cicca d’Australia e tanti altri avrebbero immaginato che il solido, diligente, norvegese allenato dal padre – l’ex pro Christian -, arrivasse proprio un anno fa al numero 2 del mondo, grazie alla finale degli Us Open (persa con Alcaraz), la seconda Slam dopo il Roland Garros sempre 2022 (persa con Nadal), la terza della serie con Parigi di quest’anno (persa con Djokovic). Cui ha aggiunto quella delle ultime ATP Finals (perse ancora con Djokovic) e 10 titoli ATP, 9 sulla prediletta terra ed uno sul cemento.
LIMITI
Tenere sempre a puntino un motore di Formula 1 è difficilissimo, figurarsi quando i cavalli non sono così tanti e i rischi di rottura sono sempre dietro l’angolo. Così, questi giocatori figli dell’applicazione e del duro lavoro tendono a sfasciarsi all’improvviso e poi difficilmente rimettono assieme i loro pezzi. Proprio loro che sembrano senz’anima, in realtà, quando smarriscono la fiducia di poter scalare le montagne che si trovano davanti tutti i giorni poi si perdono anche davanti alle colline. Anche perché gli avversari, da avviliti all’idea del sovrapprezzo che dovranno pagare contro simili maratoneti dai pochissimi errori e dai pochissimi vincenti, quando li scoprono finalmente fragili, riprendono coraggio e gli montano subito sopra, infierendo. Perciò, l’onestissimo Ruud che tanto ha lavorato alla Nadal Academy di Maiorca per costruirsi pezzo a pezzo e, partendo dalla terra rossa, s’è completato anche sul duro, dopo il 2022 da favola, è andato fuori giri e quest’anno ha mostrato una serie di crepe insanabili. Non possedendo talenti salvifici, tennistici e atletici, come altri primattori ATP. E non riuscendo più ad aggiungere varianti al repertorio.
NERVI
In questi casi, più che mai, il tema più preoccupante diventa la testa. La forza di questi giocatori rocciosi è anche nell’atteggiamento, nel body-language, nella capacità di nascondere fatica ed emozioni. Quando questa maschera cade, mostrando l’uomo e il tennista più che normale, il problema diventa davvero difficile da risolvere. E Casper Ruud, nella sconfitta contro il cinese di nuova generazione allevato al tennis moderno, a New York ha sclerato mostrandosi ancor più debole. Dopo infatti lo schiacciante 6–0 col quale il norvegese ha chiuso il quarto set sperando di aver messo un’ipoteca sul set decisivo e sul match, Zhang – come purtroppo succede spesso, Djokovic docet… – ha lasciato il campo per l’ennesimo, famigerato, toilet-break che diventa sempre più una tattica per disturbare/frenare l’avversario. Soprattutto perché queste fughe dal campo si protraggono spesso per più minuti, com’è successo ieri notte sul Grand Stand. A differenza del capostipite della genia dei regolaristi infallibili e di ghiaccio, lo svedese Bjorn Borg, che all’epoca non protestava mai – e forse anche per questo non è riuscito clamorosamente a fatare il tabù-Us Open contro gli eroi di casa, Connors e McEnroe -, davanti alla prolungata assenza dell’avversario, il norvegese ha discusso animatamente, vistosamente e prolungatamente col giudice di sedia. “Perché non fai niente?”, gli ha chiesto. “Certe volte segui il regolamento alla lettera e altre volte non lo fai per niente (eufemismo). Perché ora non fai qualcosa?”. Nervoso, nervosissimo, arrabbiato con se stesso e incapace di restare nella situazione, alla ripresa, Casper ha perso subito il servizio e poi ancora, cedendo per 6-2 il parziale decisivo. Quindi s’è sfogato coi media: “Sono rimasto 6-7 minuti a passeggiare su e giù per il campo senza che potessi far nulla, così forse in quel momento ho perso il ritmo, che è frustrante perché ero lanciato e volevo continuare così. Perciò ho chiesto all’arbitro di rispettare le regole”.
CADUTA
L’anno scorso lo scivolone contro un giocatore fuori dai primi 50 della classifica sarebbe stato una sorpresa per super-Ruud, quest’anno è già successo nove volte, una cifra che cozza contro la costanza del norvegese e lo rapporta ai soli due top ten che hanno perso di più nell’era Open in una stagione, i russi Yevgeny Kafelnikov, che è stato sconfitto 11 volte nel 2000 e Nikolay Davydenko, 10, nel 2007. “Sì, i risultati quest’anno non sono stati quelli che speravo, ma ero pronto ad una stagione dura dopo essere andato oltre anche alle mie più rosee aspettative. Quest’anno il momento clou è stato confermare la finale del Roland Garros, senza quel momento ora sarei molto deluso del mio 2023. Resto dispiaciuto per gli altri risultati, ma ci sarà un momento per riflettere su certe sconfitte che spero di evitare in futuro, riposarmi e ripartire dalla Laver Cup.
Con questa sconfitta così prematura a New York, Ruud perderà a fine torneo 1155 punti in classifica e, da numero 5, rischia di uscire dai top ten per la prima volta dal settembre 2021.
(tratto da supertennis.tv)