Dopo il problema delle plusvalenze fittizie, il calcio italiano è funestato da un nuovo demone, le scommesse. Prima Nicolò Fagioli, poi Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, sono accusati di aver scommesso sul calcio, circostanza vietata ai calciatori professionisti, su siti online illegali (aspetto che allarga il problema alla giustizia ordinaria, sebbene solo come pena pecuniaria).
Ipotizziamo che nei prossimi giorni si realizzino le due situazioni al momento più probabili:
1) il campo degli scommettitori si allarga e arriva a non meno di 20 giocatori
2) nessuno di questi ha scommesso sulla propria squadra, escludendo quindi la manipolazione di risultati e la frode sportiva.
È evidente che l’ipotesi 2 può spostare il discorso di 180 gradi: se c’è stata manipolazione di risultati (come nello scandalo dei primi anni ‘80) non parliamo solo di vizio del gioco ma di illeciti, delineando un quadro impietoso e devastante.
Se è vera l’ipotesi 2, però, questa nuova Scommessopoli non arreca un reale danno al calcio italiano, a meno dell’indisponibilità per i club di appartenenza dei giocatori squalificati. I campionati e le coppe non vengono toccati da nessun illecito. Semmai, siamo di fronte a una grande tristezza: ragazzi giovani che hanno già ottenuto tanto dalla vita e se la rovinano in un modo così squallido.
SISTEMA CALCIO VITTIMA O COLPEVOLE?
Il Newcastle che ha sborsato al Milan 80 milioni per ingaggiare Tonali ora non potrà contare su di lui per l’intera durata della squalifica (almeno 10 mesi, ma vedremo come si esprimerà la Giustizia Sportiva). Si tratta di un danno enorme, che il Newcastle paga e per il quale non ha nessuna responsabilità. Per una volta, dobbiamo assolvere il sistema calcio, inteso come il gruppo dei club.
LUDOPATIA O AVIDITÀ?
È ludopatia? O si tratta solo di avidità e protervia? Nel secondo caso, pensiamo davvero di poterla limitare a suon di regole? In entrambi i casi, comunque, il calcio può fare poco. Forse la via del pugno duro e delle squalifiche pesanti può costituire un buon deterrente. La testimonianza di Simone Montanari, portiere del San Marino con un passato in serie A, ludopatico e affetto da craving, l’esigenza di giocare in ogni momento, sembra quasi suggerirlo – fece 3 anni e 9 mesi di squalifica – tuttavia gli spazi di manovra della Federcalcio sono tutt’altro che ampi. Tra gli sponsor delle squadre più seguite, infatti, ci sono non pochi siti di scommesse e siti di trading mediante criptovalute. Includiamo nel discorso anche questi ultimi, perché si tratta comunque di gioco d’azzardo.
Basta visitare i siti ufficiali dei maggiori club italiani per accorgersi che la Juventus ha tra i suoi sponsor Cygames (criptovalute), il Milan annovera tra i suoi partner BitMex (criptovalute) e SnaiFun (scommesse). L’Inter ha Snaipay, piattaforma di compravendita di servizi e branca di SNAITECH, tra i principali player del settore del gaming in Italia. Roma e Napoli sono sponsorizzate, tra gli altri, anche da Star Casinò Sport, mentre la Lazio da Eurobet.live
Insomma, il sistema calcio italiano trae linfa (leggasi soldi) dai siti di scommesse, pertanto non può avere nessuna credibilità come “educatore”. Intendiamoci, avere come sponsor siti di scommesse legali è perfettamente legittimo, ma con quale faccia le società possono dire “Caro tesserato, ti aiuto io a ripulirti dalle scommesse”?
PROBLEMA PERSONALE O SOCIALE?
Dipende tutto da quello che vogliamo avere:
1) un calcio pulito e totalmente estraneo alle scommesse?
2) un campionato regolare con giocatori che non scommettono?
3) un campionato regolare con leggi chiare ma senza alcun giudizio etico su singoli comportamenti, se leciti?
La prima prospettiva appartiene al mondo dell’Iperuranio platonico, la seconda equivale a chiedere un campionato con giocatori che non bevono alcolici: è davvero questa la funzione di una macchina nata per fare soldi attraverso l’intrattenimento (sportivo)?
A rimarcare il realismo della terza soluzione, un’interessante intervista della Gazzetta dello sport al docente universitario e portavoce Ipsos Italia Andrea Alemanno, che ha ricordato che il gioco è una grande industria dell’intrattenimento e che in Italia scommettono 21 milioni di persone. Il Decreto dignità introdotto nel 2018 non ha sortito alcun beneficio e il ministro dello sport Abodi vorrebbe superarlo, ma “per farlo occorrerebbe coinvolgere tutti i player, dai consumatori all’Agenzia delle Entrate. Sarebbe utile arrivare a un codice di autodisciplina“.
Ecco, un codice di autodisciplina, che visto oggi appare utopia pura.