Questo fine settimana a Jerez (Andalusia, sud della Spagna) terminerà la stagione e terminerà un’epoca: quella di Jonathan Rea nel Kawasaki Racing Team WorldSBK, con cui in 9 anni ha conquistato 6 Mondiali (consecutivi, dal 2015 al 2020), record della storia (insieme ad altri in carriera: 119 vittorie, 256 podi, 102 giri veloci, 401 partenze, 112 partenze dalla prima fila e 6.053,5 punti totali conquistati). “Ringrazio la casa costruttrice e la scuderia per avere creduto in me e avermi dato l’opportunità di mettermi alla prova ai massimi livelli. Qui ho imparato tantissimo e sono cresciuto altrettanto sia come persona sia come pilota dal primo giorno al manubrio della Ninja ZX-10R” dice il fuoriclasse nordirlandese, 36 anni, che nel 2023 sarà il rider di punta del team ufficiale Yamaha.
Dopo i 6 titoli sensazionali, nel 2021 ti sei piazzato secondo e l’anno scorso terzo in classifica generale, tua posizione attuale. Cos’hai imparato da questo triennio?
“A pormi un obiettivo diverso dalla vittoria. Perché il gradino più alto del podio non è realistico quando fatichi da matti. Bisogna adattarsi alla situazione e ridimensionare l’obiettivo, in questo modo è più facile essere felici e motivati. Ho imparato anche a essere paziente e a credere al processo naturale di ogni cosa: ci sono alti e bassi per tutto e per tutti. A una difficoltà segue sempre il miglioramento”.
Quale risultato ti eri prefisso nel 2023?
“Lottare per il podio, vincere almeno una volta – ci sono riuscito a Most, in Repubblica Ceca – e concludere il Mondale nella top 3”.
Apprezzi più le vittorie, in questo periodo di carestia?
“Non penso molto al passato: sono focalizzato sul presente e sul futuro. Ho vissuto 6 anni in cui c’ero soltanto io e sono state stagioni incredibili, però non mi sento di avere terminato il mio lavoro qui; non sono più un ragazzino, ma so di potere ottenere ancora tanto”.
Cosa pensi dei campioni che lasciano quando sono all’apice?
“Nelle favole è sicuramente la scelta giusta. Però ci sono eroi come Jeremy McWilliams, 500 GP, o Kenny Roberts Jr, a 50 anni passati sulla Harley Davidson nel MotoAmerica. Kenny è un amico e gli ho chiesto perché non appendesse il casco al chiodo. ‘Amo gareggiare, sono ancora veloce’, mi ha risposto. Certo, c’è differenza rispetto ai giorni dei Gran Premi, ma lo capisco”.
Hai in mente di correre fino a 50 anni?
No (sorride, ndr), ma conosco il mio potenziale e credo di essere ancora uno dei rider migliori della WorldSBK. Ho fiducia in me e continuo a lavorare sodo”.
Sui social posti i video dei tuoi figli in moto: seguiranno le tue orme?
“Più che dalle moto, sono ossessionati dal calcio: la Premier League non ha segreti per loro. Giocano in una piccola accademia, entusiasti.
Li vediamo ancora in circuito con mamma, tua moglie Tatia.
“La famiglia è stata fondamentale anche negli ultimi anni e i bambini sono una distrazione meravigliosa”.
Perché la Ninja non è più la derivata migliore?
“Ci sono problemi con lo chassis, la gomma anteriore e in tante altre aree; piccoli progressi riguardano sospensioni ed elettronica, ma in sostanza la moto è la stessa con cui ho vinto i Mondiali. La Yamaha è migliorata più di noi, che siamo stati il riferimento per oltre 7 anni, ma è la Ducati ad avere fatto passi da gigante. La Panigale V4 R ha una potenza enorme e il regolamento che riguarda noi è tosto: la Ninja si avvicina a quella di serie, normale che la Ducati sia avvantaggiata”.
Servirebbero delle restrizioni per la “Rossa”?
“Dipende dal punto di vista. No, perché a Borgo Panigale stanno svolgendo un lavoro fantastico. Sì, perché la salute del campionato ne risente: questo è uno sport e dovremmo essere leali. Il regolamento sul peso è fondamentale: se esiste nelle gare automobilistiche, in Moto2, Moto3 e altre classi un motivo ci sarà. Pensa al confronto tra Álvaro e Danilo (Bautista e Petrucci, ndr): per Danilo è impossibile mantenere i parametri di Álvaro – nel consumo degli pneumatici, per esempio – e gestire la gara nello stesso modo. Non mi sto lamentando e, ripeto, la Ducati e Álvaro sono straordinari: sono vittime del loro successo”.
Anche la MotoGP ha adottato la sprint race, che in WorldSBK esiste dal 2019: ti piace il programma del weekend?
“Attira il pubblico: prima scarseggiava il sabato: adesso i fan che arrivano presto si godono un bello spettacolo, tra warmup, super pole race e gara. Anche per il circuito è un’ottima soluzione. A me piacevano tantissimo le due gare lunghe la domenica, l’impegno di tre gare in due giorni è pesante. Soprattutto mentalmente: devi prepararti al meglio tre volte”.