Bloooog!
|
Il Milan rischia di vincere a Lecce, ma alla fine rischia pure di perdere se il Var dopo il 2-0 del vantaggio rossonero e la rimonta dei pugliesi, non annullasse addirittura il gol vittoria di Piccoli del Lecce per un pestone a Thiaw. Pioli salvato ma fortemente discusso e in difficoltà, il Milan è continuamente sulle montagne russe talvolta ricorda il Milan scudetto, altre volte ne è un parente lontanissimo. A peggiorare ulteriormente il quadro l’infortunio di Leao e il rosso a Giroud per proteste contro l’arbitro.
In compenso per un Milan che scende c’è una Juve che sale e conquista sempre più spazio e consapevolezza. Tutto nel segno della difesa che ormai va ben oltre il proprio compito, che è quello di non prendere gol. Avendo incassato un gol dopo sei di campionato senza averne subìto uno, Bremer e Rugani hanno realizzato i due che sono valsi la vittoria sul Cagliari. Fanno tutto loro, i difensori, anche più di Chiesa, Vlahovic, Kean e compagnia. E’ la nuova Juve difensivista…. Il campionato ritornerà dopo la sosta con Juventus-Inter, ognuno dirà che lo scudetto è questione che riguarda l’altro.
VAR INVASION: LA SUDDITANZA PSICOLOGICA DELLA MOVIOLA…
Il Var (acronimo di Video Assistant Referee) pur essendo un grande, straordinario e utilissimo strumento che ha reso il calcio migliore, lo ha anche geneticamente modificato. Non dico che sia un altro sport, certo che ne è cambiato lo spirito, il contenuto, ha fatto sì che i dettagli diventassero più importanti e decisivi della sostanza e di fatto lo ha stravolto. E’ rimasto a metà strada, ha puntato alla perfezione e all’eliminazione dell’errore – intento utopistico – in realtà il robot comandato dagli umani – la famigerata casa del Grande Fratello del football a Lissone – è rimasto impanato nella sterminata palude del forse, sì però, c’è il tocco, rivedila da qui, rivedila da lì, e via così, una enorme zona grigia composta dalle milioni di declinazioni di un gesto sportivo che si pretende di governare e di rendergli giustizia nella sua interezza assoluta. Una grande landa dove è impossibile far rispettare i canoni rigidi di una regola, perché tutto è opinabile, dove tutto è fallo ma allo stesso tempo non lo è, e alla fine siamo punto e a capo. Ma con un enorme peso in più addosso, aver promesso l’eliminazione dell’errore e allo stesso tempo esserne rimasti schiavi. Il Var doveva liberare il calcio dai sospetti, ma così non è stato. Anzi…
Lo dico e lo scrivo dopo il Lecce-Milan in cui ai pugliesi è stato annullato il gol del ribaltone totale e assoluto, che avrebbe significato la sconfitta del Milan che pure era andato in vantaggio di due gol. Gol negato per un banale pestone a un piede del difensore del Milan, ma del tutto involontario e oggettivamente anche senza conseguenza se il difensore non fosse andato a terra. Già codificare il caso come “step on foot” invece di classico pestone ci dice tutto della pretesa di voler catalogare qualsiasi gesto possa esserci su un campo di calcio, e declinare così ogni possibile conseguenza della condotta arbitrale.
Ecco, senza fare troppa sociologia o addirittura anatomopatologia del Var o moviola in campo che sia, è soprattutto il voler entrare sempre e comunque nel terreno del “tocco” e del “contatto” che rende la materia esplosiva e incontrollabile. Il calcio è sport di contatto per definizione, ma non possiamo passare al microscopio ogni contatto. Sul filo fallo-non fallo c’è un numero sterminato di casi, non possiamo ogni tanto pescarne uno così, quasi a caso, per farne il fulcro di una partita.
Questo è il settimo campionato affrontato con la moviola in campo, se ancora non ci siamo completamente adattati al Var significa che il suo utilizzo è insoddisfacente, a volte è troppo invadente, a volte non lo è per niente. In compenso l’arbitro si è scaricato un po’ di responsabilità e tutto sommato il mestiere oggi, con tutte queste ruote di scorta, è sicuramente più facile. Ma non meno esposto alle bufere. Se mai ci sono più alibi cui attaccarsi.
Pur essendo uno strumento utile ma ancora imperfetto, l’importante è che il Var resti imparziale. E’ quello che dice il presidente del Lecce Sticchi Damiani: “Il Var sta diventando uno strumento diabolico che a volte spacca il capello e a volte certi episodi non li guarda nemmeno. Se si vuole spaccare il capello, allora bisogna farlo nei confronti di tutte le squadre, per tutti gli episodi”. Nella sostanza siamo tornati, con i sospetti, a otto anni fa: c’è una moviola per chi conta e una moviola per chi non è nessuno. La sudditanza psicologica del Var non l’avevamo proprio prevista, eppure anche le macchine, a quanto pare, ne soffrono…
Articolo e foto ripresi da www.bloooog.it
il Bar Sport di Fabrizio Bocca