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Quanto è complicato vedere il traguardo davanti a sé e non riuscire a raggiungerlo? Chiedetelo a Luciano Castellini che, nonostante prestazioni da cineteca, ha totalizzato soltanto una presenza in Nazionale.
Troppo ingombrante la presenza di Dino Zoff per sperare anche soltanto di diventare il numero uno degli azzurri, troppo forte la convinzione dei commissari tecnici per pensare anche soltanto di dare spazio a qualcun altro che non fosse l’estremo difensore friulano. Eppure un’occasione Fulvio Bernardini gliela regala nel 1977 dopo aver vinto uno scudetto che mancava da ventisette anni a Torino e una Coppa Italia che lo rendono un mito sotto la Mole.
Per comprendere questa scelta è necessario fare un passo indietro e tornare alla fine degli Anni Sessanta quando il Monza lo nota e lo porta prima in Serie B e poi in Serie C dove conquista il posto da titolare riportando i brianzoli in cadetteria.
Nonostante sia esploso tardi rispetto ai suoi coetanei, Castellini viene notato dal Torino e nel 1970 arriva in Serie A aggiudicandosi l’anno successivo la Coppa Italia al termine di una cavalcata vincente che vede protagonisti Paolino Pulici e Carlo Petrini protagonisti là davanti e l’estremo difensore dietro, capace di subire più di un gol soltanto nel match preliminare con la Sampdoria. Dopo aver battuto due volte 1-0 la Roma ai quarti di finale, il girone conclusivo si chiude con il Torino e il Milan appaiati a 7 punti e costretti a giocarsi lo spareggio sul neutro di Genova. Sia i tempi regolamentari che i supplementari si chiudono sullo 0-0 così si va ai calci di rigore dove sale in cattedra proprio Castellini che para due rigori a Gianni Rivera e regala il trofeo ai granata.
Complice la velocità negli interventi e la capacità di saltare da un palo all’altro, Luciano diventa “Il Giaguaro” ottenendo l’imprimatur di Gianni Brera che gli dona il celebre soprannome come raccontato dallo stesso Castellini in un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo: “Lui era amante della cucina lombarda ed un giorno cenammo sul Lago di Como; iniziammo quindi a chiacchierare dalle otto di sera fino alle tre del mattino; ti toglieva anche l’anima quando ti intervistava, anche perché non era una classica intervista con un giornalista, ma un’amabile chiacchierata con un amico”.
Castellini continua a rappresentare una garanzia per il Torino tant’è che inizia ad attrarre l’attenzione della Nazionale B che lo fa debuttare il 14 febbraio 1971 e gli offre l’opportunità di disputare quattro partite con la squadra delle riserve senza venir preso in considerazione da quella maggiore, almeno fino al 1974 quando Ferruccio Valcareggi decide di inserirlo nel gruppo che vola in Germania Ovest per il Mondiale. Davanti a lui c’è Dino Zoff che è reduce da una striscia d’imbattibilità scattata il 20 settembre 1972 nel match contro la Jugoslavia.
Il primo match vede l’Italia affrontare la tutt’altro che temibile Haiti, tuttavia proprio lì qualcosa si rompe: Zoff subisce gol su contropiede da Emmanuel Sanon e ferma a 1142 minuti il proprio record di inviolabilità. L’Italia la ribalta, ma fra Valcareggi e i suoi giocatori non sembra esserci più il feeling giusto tant’è che prima gli azzurri pareggiano con l’Argentina e poi perdono con la Polonia con Zoff che in entrambi i casi prende gol.
Una serie di sconvolgimenti attuati dal commissario tecnico farebbero pensare a un ingresso di Castellini al posto di Zoff invece il portiere milanese vede l’Italia lasciare Monaco con una prematura eliminazione e con esse anche le possibilità di vestire la maglia azzurra. Sulla panchina degli azzurri arriva Fulvio Bernardini che ribalta l’undici tricolore, ma non prende nemmeno in considerazione l’idea di inserire Castellini.
Il “Giaguaro” a quel punto si concentra tutto sul Torino e conquista uno scudetto storico vinto grazie alle reti dei “Gemelli del Gol” Francesco Graziani e Paolino Pulici, ma anche alle imprese di Castellini che permette ai granata di risultare la miglior difesa del campionato e battere gli arcinemici della Juventus guidata proprio da Dino Zoff. Alle porte ci sarebbero gli Europei, peccato che l’Italia non sia presente a causa dell’eliminazione patita nel girone di qualificazione.
A quel punto per Castellini le speranze di disputare anche solo un match con la maglia della Nazionale si riducono al nulla, dopotutto nemmeno uno scudetto conquistato da protagonista basta anche solo per scendere in campo per qualche minuto. Quando tutto sembra perso il destino regala al “Giaguaro” l’occasione giusta e corrisponde con il 26 gennaio 1977 quando l’Italia gioca in amichevole contro il Belgio.
Bernardini decide di dare spazio ai torinesi motivo per cui scendono in campo rispettivamente Renato Zaccarelli, Roberto Mozzini, Eraldo Pecci, Ciccio Graziani, Paolino Pulici, Claudio Sala e proprio Castellini che subentra a Zoff al termine del primo tempo. L’Italia è davanti proprio grazie a un gol di Graziani al 24’ e la squadra sembra completamente in controllo tant’è che c’è la possibilità di concedere qualche minuto al portiere milanese. Nel secondo tempo la partita si vivacizza con Walter Meeuws che insacca nella sua porta al 77’ e regala il doppio vantaggio all’Italia, mentre Castellini causa un rigore che il collega Christian Piot realizza all’85’ fissando il risultato sul 2-1.
L’esperienza di Castellini in azzurro finisce qui, con un rigore subito da parte di un portiere e una carriera rimasta sempre all’ombra di Dino Zoff. Il giocatore meneghino troverà una seconda giovinezza a Napoli dove si trasferirà nel 1978 e giocherà sino al 1985 all’età di quarant’anni facendo in tempo a vedere un giovane Diego Armando Maradona scendere in campo con la maglia celeste. Il tutto sempre con l’incubo di aver sempre davanti a sé un Dino Zoff che tanto poi tanto un incubo non era come ricordato dallo stesso Castellini: “ Lui era più forte di me e basta. Tra di noi c’era un bellissimo rapporto di amicizia al punto che è stato persino il mio testimone di nozze”.