Bloooog!
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Un anno fa la Juventus era in piena bufera, travolta dalo scandalo plusvalenze, con Andrea Agnelli in fase di uscita e in procinto di affrontare la fase più delicata della sua gestione dal 2006, anno di Calciopoli, in poi.
I nove scudetti e le due finali di Champions League sembravano essere stati una svolta storica, un balzo definitivo nello star system del football europeo, tanto da ordire, ma anche miseramente fallire, la congiura della SuperLega a rovesciare l’Uefa stessa (aprile 2021), in realtà poi certi agenti patogeni si erano ripresentati a distanza di tempo. Finendo col nuocere, dall’interno, alla Juventus stessa e causarne così la clamorosa implosione, col rovesciamento dell’intero ponte di comando e il regolamento dei conti nel cuore della famiglia Agnelli. Andrea, per 13 anni presidente della Juventus è sparito dai radar, anche se una certa Juve nostalgica lo rimpiange ancora. Rimpiange soprattutto i metodi forti e deterministici del potere Juventus.
Ma è quello, evidentemente, un mondo che ancora non ha fatto e soprattutto risolto i conti col passato, senza trarne insomma lezione alzuna. E’ uno scontro di filosofie, ma anche e soprattutto di poteri: oggi il calcio chiede una Juve più moderna, evoluta, competitiva certamente ma non per forza prepotente, che imponga le sue strategie e le sue visioni del football. In compenso a una larga parte di mondo piace ancora la Juve vecchio stile che quel che vuole se lo prende. La Juve del “vincere è l’unica cosa che conta”. Anche se oggi Allegri aggiorna il motto a: “l’unica cosa che conta è arrivare in Champions League…”
La strategia di John Elkann, che rappresenta l’altra ala della famiglia più potente e importante d’Italia e che è tornato ad assumere la responsabilità più diretta del club, insieme al presidente Ferrero e all’ad Scanavino, è del tutto opposta. Anche se non è affatto arrendevole, tendente al buonismo o all’idea di dover porgere l’altra guancia.
E’ semplicemente una strategia pratica e di sopravvivenza, quella di tener fuori la Juventus dall’eterna bufera che la espone eternamente su tutti i fronti: sportivo, politico, finanziario, addirittura giudiziario. Con un accumularsi, se non di nemici assoluti quantomeno di interlocutori che ne ostacolano fortemente il cammino e il ritorno alla stabilità economica e sportiva. Oggi la Juve non può più permettersi dei Ronaldo da strapagare, anzi deve limare il bilancio e come tutti cercare di attraversare il traguardo al livello più alto possibile. Una Juve più uguale alle altre.
Oggi la Juventus è una tranquilla grande squadra del calcio italiano che deve ricominciare per intero il suo cursus honorum. Si ricomincia possibilmente da uno scudetto, anche se Massimiliano Allegri, l’allenatore che unisce passato e presente, che dà garanzia di continuità, anche se non certo un rivoluzionario del football, anzi, ha abbassato furbescamente l’asticella. E’ una Juve da qualificazione alla Champions League, insomma lì dove era già arrivata lo scorso anno e dove sarebbe andata se la vicenda plusvalenze non avesse prodotto una sentenza di condanna e una penalizzazione.
Contro il Napoli, così come ha già fatto l’Inter, la Juventus misura se stessa e la sua ambizione, quantifica i suoi pregi e i suoi difetti. Che poi è tutto molto noto, conosciuto: i suoi attaccanti, Vlahovic, Kean, Milik etc hanno prodotto finora un bel buco nell’acqua. Il pregio è che la costruzione stessa della Juve, la concretezza di Allegri che lavora al contrario di tutti sullo “Spossesso Palla” – partite vinte anche col 35% di controllo del pallone – spostando così il baricentro della squadra dall’attacco alla difesa, e cercando quei gol che servono a vincere con protagonisti differenti, ha di fatto lasciato la Juve nell’orbita dell’ Inter.
A oggi la Juve è l’unica vera credibile concorrente della squadra favorita, la più quotata per lo scudetto.
L’Inter in campionato ha lasciato pochissimi punti per strada, ma due li ha persi proprio contro la Juventus. Che nella più classica delle tradizioni di chi preferisce distruggere che costruire, le ha fatto giocare una brutta partita.
Col Napoli la Juve è chiamata a fare un altro step di crescita, l’Inter ha vinto abbastanza agevolmente imponendo di fatto il passaggio di consegne, stabilendo la nuova gerarchia dello scudetto. La Juve oggi deve dimostrare se è lì, ad appena due punti dall’ Inter, per caso, un po’ come dice Allegri, o se perché davvero sta cominciando a tornare la grande squadra di prima. Recuperando piano piano quel dna di squadra ossuta, concreta, essenziale, e perché no soprattutto antipatica.
Che poi è il pregio, quello dell’antipatia, di cui, in assoluto, tutti gli juventini vanno più orgogliosi.
di Fabrizio Bocca, da Il Bar Sport di Fabrizio Bocca – Blooog!