Esordire su “La Face de Bellevarde” è come fare un salto nella storia dello sci alpino. Lì hanno vinto mostri sacri come Alberto Tomba, Marcell Hirscher, Ted Ligety e Alexis Pinturault che hanno scritto alcune delle pagine più belle dello slalom gigante mondiale, motivo per cui la pressione diventa quasi insostenibile per un debuttante comune. Aggiungeteci alcuni dossi difficili da digerire, un muro con pendenze da capogiro e una tracciatura appositamente complicata e vi renderete direttamente conto come le possibilità di rimanere in pista a Val d’Isere siano quasi pari a zero, figuriamoci di qualificarsi per la seconda manche di una gara di Coppa del Mondo.
La conferma è arrivata da veterani come Gino Caviezel, Luca De Aliprandini e Tommy Ford, incapaci di resistere alla forza centrifuga che a Val d’Isere la fa da padrona e costretti al ritiro al termine di alcune prestazioni rivedibili. Medesimo discorso vale anche per alcuni dei favoriti per la conquista della classifica di specialità come Henrik Kristoffersen e Manuel Feller, deragliati più volte nel bel mezzo della tempesta che ha contraddistinto la seconda discesa e rimasti in pista soltanto grazie al loro talento. Persino il “campionissimo” Marco Odermatt ha messo a dura prova i propri bicipiti pur di rimanere dentro prima di realizzare uno dei capolavori a cui ci ha abituato. Eppure quello che è accaduto nel primo appuntamento dedicato alle porte larghe ha ribaltato immediatamente ogni pronostico lanciando alla ribalta una serie di giovani inesperti, chiamati ad affrontare il proprio debutto in Coppa del Mondo.
Partiamo da Sandro Zurbruegg, scattato con il pettorale numero 64 quando la pista non sembrava concedere nulla a chi partiva dalle retrovie. Alla seconda gara stagionale dopo aver infilato lo scorso anno una striscia negativa di ritiri in Coppa Europa, si è ritrovato invischiato nella tempesta di Val d’Isere sfruttando ritardi ben oltre i quattro secondi per accedere alla seconda prova. Quanto successo nella prima discesa della carriera non ha rappresentato solo un colpo di genio da parte del 21enne elvetico, quanto piuttosto i prodromi di una carriera vincente che lo ha portato ad affrontare la erta francese con grande coraggio e a ottenere addirittura un posto in top20.
Discorso diverso invece per il collega Fredrik Moeller, noto frequentatore delle gare del circuito continentale, ma alla prima esperienza fra i grandi. Capace di dominare le gare nella sua Norvegia e di conquistare ben due vittorie in Coppa Europa, il 23enne scandinavo rappresenta l’ennesimo esempio di una generazione d’oro guidata da Lukas Braathen e Atle Lie McGrath. Nonostante un pettorale numero 34 che gli ha consentito di partire poco dopo il primo gruppo di merito, Moeller ha dovuto comunque far i conti con l’inesperienza che gli ha tagliato sì le gambe nella seconda manche, ma che non gli ha impedito di raggiungere la ventiquattresima posizione finale.
A chiudere il cerchio dei debuttanti ci ha pensato l’austriaco Noel Zwischenbrugger, un vero e proprio “giramondo” dello sci moderno, capace di regalare perle in Argentina come in Giappone senza dimenticarsi dell’immancabile Coppa Europa dove però spesso non è riuscito a entrare fra i migliori venti. Dati che in alcun modo farebbero pensare a un suo tredicesimo posto in Coppa del Mondo, eppure a Val d’Isere il 22enne di Mellau ha messo in mostra una sciata solida e destinata a regalargli il miglior tempo nella seconda manche.
Si tratta semplicemente di una casualità oppure è arrivato l’avvento di una nuova generazione? È troppo presto per dirlo, ma ci sono due nomi che confermerebbero questa tendenza: Alex Vinatzer e Joan Verdu. Affermato slalomista, il 24enne bolzanino da qualche tempo sta allargando i propri orizzonti puntando anche sul gigante senza però ottenere risultati soddisfacenti nella massima competizione. Un andamento che è stato improvvisamente ribaltato con i primi punti ottenuti sulle nevi francesi e una seconda manche da veterano, affrontata con la sfrontatezza soltanto di chi sa come si superano i pericoli legati alle maglie strette.
Il 28enne di Andorra la Vella è invece andato oltre e, dopo essersi affermato in Coppa Europa, ha sfiorato il colpaccio nella tempesta di Val d’Isere. Nonostante il fondo già rovinato e diversi avversari costretti a stringere i denti per rimanere in gara, Verdu ha centrato a sorpresa il quinto tempo parziale nel corso del primo segmento di gara regalando ulteriore spettacolo all’inizio della seconda prima di calare di colpi in vista del traguardo. Una tattica che ha pagato consentendogli di cogliere il primo podio in carriera e regalare così un risultato storico per il piccolo principato di arroccato sui Pirenei.
Aspettiamoci altre sorprese e altri giovani all’arrembaggio durante questa stagione perché se questo è l’antipasto, prepariamoci ai piatti forti della Gran Risa e di Adelboden.