Gli insulti razzisti durante la partita tra Udinese e Milan, perpetrati ai danni del portiere del Milano, fotografano la inciviltà di alcuni tifosi e lanciano un messaggio su come ci si deve comportare allo stadio e nella vita, su come reagire di fronte a un’ingiustizia e a una violenza verbale. Maignan ha confermato di avere una forte personalità, si è esposto senza paura affermando i propri valori (in cui crede). Il suo messaggio Istagram è stato forte e duro: “Non è stato il giocatore ad essere aggredito, è stato l’uomo, è stato il padre di famiglia”.
Siete tutti complici!
E’ stato un intero sistema che ha fallito: gli autori degli insulti nell’anonimato dello stadio, gli altri spettatori che erano allo stadio, che hanno visto e hanno taciuto, l’Udinese Calcio che ha parlato solo di interruzione di partita, come se nulla fosse successo, le Autorità e la Procura, con tutto quello che sta succedendo negli stadi, non fanno nulla …….
Caro Mike è una lotta dura e difficile che richiede tempo e coraggio, siamo tutti con te.
Violenza, razzismo, antisemitismo, doping, insulti verbali e fisici, commesse: il calcio è davvero diseducativo?
Sport e pedagogia
La relazione fra sport e pedagogia sembra accostare due mondi completamenti opposti fra loro, ma non è così. Lo sport ha un compito educativo e formativo fondamentale proponendo principi, finalità, strategie e metodologie correlate ed interdipendenti ai valori pedagogici.
La pedagogia dello sport
Il termine “pedagogia dello sport” fu utilizzato in Germania negli anni ‘70 del secolo scorso da Omno Group (Fondamenti di pedagogia dello sport) per indicare quel sapere che si occupa dei problemi educativi nelle attività motorie e sportive. Sono stati tanti gli studiosi da John Locke a Rosseau, da Kant a Pestalozzi che hanno affrontato tale tematica nelle loro opere. Tuttavia, la pedagogia dello sport è una disciplina recente che in Italia ha avuto poca fortuna accademica. Infatti, la pedagogia dello sport è una pratica educativa che studia le attività sportive nei diversi contesti formali, non formali e informali delle Agenzie Educative:
– Famiglia;
– Scuola;
– Società Sportive,
che dovrebbero favorire la lealtà, l’Educazione, il Fair Play, l’Educazione Fisica e Sportiva e la valorizzazione del corpo.
Le pericolose tendenze
Tuttavia, il calcio può coltivare anche pericolose e incontenibili tendenze che ne contaminano il valore autentico:
– falsi miti con il rischio di contribuire alla idolatria ed alla mercificazione della propria immagine corporea;
– eccessiva spettacolarizzazione;
– violenza efferata;
– narcisismo;
– doping;
– antisemitismo;
– omofobia;
– scommesse.
La cronaca è piena di episodi raccapriccianti di violenza inaudita come:
– l’uccisione dei tifosi napoletani Ciro Esposito e Sergio Ercolano;
– l’uccisione del laziale Gabriele Sandri;
– l’uccisione dell’Ispettore Raciti;
– l’uccisione del laziale Vincenzo Paparelli;
– l’uccisione del milanista Marco Fonghessi;
– l’uccisione di Antonio De Falchi;
– il lancio di bombe carta;
– il lancio di fimogeni;
– lanci di oggetti contundenti in campo;
– la “calche” nelle tribune che hanno causato molti morti;
– le sassaiole contro i pullman;
– i pestaggi di allenatori e giocatori.
Non sono mancati in passato episodi di intolleranza come la distribuzione, avvenuta allo stadio olimpico di Roma, di una figurina adesiva di Anna Frank (la ragazzina del celebre diario, vittima dell’Olocausto, con la maglia giallorossa per insultare i tifosi romanisti). Nel 2021, in occasione di Juve-Milan all’Allianz Stadium, Maignan era stato insultato
pesantemente, nel 2022 in occasione di Cagliari-Milan era stata pubblicata una foto di una scimmia che fa il dito medio, per non parlare poi degli insulti a Ballotelli in un paio di occasioni, oppure della banana lanciata in campo vicino a un giocatore di colore.
Il calcio: favorevole opportunità per diffondere ……..
L’occasione della partita è stata scelta perché considerata una favorevole opportunità per diffondere a mezzo slogan invettive razziste o xenofobe, comunicazioni che non hanno nulla a che fare con lo sport ma infieriscono solo sulle istituzioni, sullo stato e sulla coscienza dell’uomo.
Le motivazioni a questi atti vili, vanno ricercate al di là dell’evento sportivo, in quanto sono lo specchio della società attuale:
– disoccupazione;
– disagio giovanile;
– nevrosi, omofobia;
– istinto di aggressività;
– antisemitismo;
– rabbia repressa;
– ecc.
Queste sono le spiegazioni più accreditate, ma è palese che esista un problema educativo in quanto l’individuo in fuga dal sociale in una età epoca di disillusioni collettive manifesta la sua rabbia nella violenza.
Il disagio, la prepotenza e la frustrazione dei tifosi
C’è disagio, prepotenza, frustrazione, rabbia repressa, negli atti degli “hooligans”, i fischi o i “buuh!” ai giocatori di colore o dei paesi dell’est Europa, al coro di inneggio all’eruzione del Vesuvio, del lancio delle bottiglie o addirittura motorini dalle tribune dello stadio. Per non parlare del “lancio di tutto” a Salerno (in occasione dell’ultima partita casalinga
contro il Genoa), contro Mateo Retegui, il numero 9 del Genoa dopo il gol realizzato: un calcinaccio, bottigliette, accendini e uno snack al cioccolato, che Kevin Strootman (difensore genoano), dopo averlo scartato …… lo ha
mangiato. Una scena surreale, a Salerno hanno lanciato di tutto in campo, anche la civiltà!
Però i giocatori ……. a volte esagerano
Anche gli stessi giocatori che dovrebbero essere esempio di “fair play e lealtà”, spesso sono protagonisti di episodi violenti amplificati dall’impatto planetario dei media, dei social, del web: sputi agli avversari, aggressioni verbali, aggressioni fisiche, “flopping” in area, tre o quattro rotolamenti a terra dopo un fallo, urla raccapriccianti dopo un fallo subito,
reazioni violente contro l’arbitro, contro i collaboratori dell’arbitro e gli avversari.
Questi problemi devono essere subito risolti
I problemi causati dal calcio violento, devono essere affrontati in un’ottica multidimensionale, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti:
– il Governo;
– il Ministero dello Sport;
– il Ministero dell’Interno;
– il Ministero dell’Istruzione e del Merito;
– la Lega calcio;
– le Società professionistiche;
– le Società dilettantistiche;
– le Scuole Calcio”;
– le Scuole di ogni ordine e grado;
– le Famiglie.
I Politici, i Dirigenti, gli Istruttori, gli Allenatori, gli Insegnanti, gli Educatori, i Genitori devono avere la consapevolezza della responsabilità, dell’etica e dei valori sportivi, essendo garanti di educazione e crescita della personalità umana, solo allora il calcio potrà collocarsi al centro del contesto sociale, generando benessere nelle giovani generazioni e come
diceva Piaget, “Solo l’Educazione è capace di salvare le nostra società da un possibile collasso, graduale e violento”.
Come intervenire?
Il razzismo è un tema su cui la UEFA e la FIFA stanno lavorando da tempo per sensibilizzare i tifosi. In Inghilterra tolleranza zero, in Spagna sono previste pene detentive da 1 a 4 anni e sanzioni da 6 a 12 mesi, in Francia fino a 5 anni di carcere e multe salatissime, in Germania multe salatissime per che si macchia del reato di razzismo, in Italia ci si
comporta così: partita interrotta, o sospesa: è questa la prassi regolamentare, in base alle linee guida diffuse dalla Fifa nel 2019 e recepite anche dal nostro Paese, che va applicata nei casi di razzismo durante una partita di calcio.
Conclusioni
Può il calcio avere una finalità pedagogica?
In Italia e in gran parte del mondo lo sport più diffuso e amato è il gioco del calcio. Il calcio non è pura fisicità, né puro agonismo, ma è fonte di esperienze emozionali, cognitive, relazionali che accompagnano l’essere umano a più livelli di partecipazione sociale e insegna anche a scoprire i propri limiti, la sofferenza, la sconfitta, il piacere e all’affermazione del
proprio sé.
Il calcio ha valenza pedagogica perché è componente essenziale del nostro vissuto, trasmettendo tutte le regole fondamentali della vita sociale, con i suoi valori educativi fondamentali quali tolleranza, integrazione, spirito di
squadra e di sacrificio, la lealtà, il rispetto, l’accettazione della sconfitta, permettendo di sviluppare la personalità, il temperamento, l’affettività, le abilità cognitive.
(foto tratta da ansa.it)