Quando gioca così: perentorio col servizio, vivace coi piedi, efficace col dritto a corroborare il solito rovescio de luxe. Quando va a rete spesso e volentieri e non diventa furioso e falloso, non si distrae, non guarda il suo angolo con gli occhi da cocker, afflitto e sperduto. Quand’è così positivo, Sasha Zverev può battere tanti, e impone la museruola anche a Carlos Alcaraz, mettendo a nudo i suoi difetti caratteriali del formidabile spagnolo, dominandolo come un imprevedibile 6-1 6-3 6-3, e qualificandosi alle semifinali contro Daniil Medvedev.
RITORNO AL FUTURO
Quand’è così determinato e preciso, il tedesco di 2 metri col pugno del ko torna il satanasso che mise paura al tennis mondiale all’apparire sulla massima scena, nel 2017, quando sbancò il Masters 1000 di Roma battendo in finale Djokovic ed irrompendo fra i top ten. Per poi incedere impetuoso, da primo candidato all’eredità dei Fab Four, aggiudicandosi 5 titoli ATP quell’anno e 4 l’anno dopo, incluso il Masters, brillando anche negli Slam, con la semifinale degli Australian Open e la finale degli Us Open, perse entrambe contro l’amico del cuore, Dominic Thiem. Nel 2021 aveva continuato a bussare alla porta dei grandi, con 6 tornei vinti, incluso un altro Masters, due Masters 1000 e l’Olimpiade di Tokyo. Cosicché il 2022 sembrava proprio l’anno dell’esplosione, magari sulla terra rossa dove Sasha ha un po’ più di tempo per portare bene gli appoggi delle sue lunghe leve e spingere i colpi potenti. Gli davano fiducia la semifinale di Montecarlo persa con Tsitsipas, ma riscattata subito dopo contro il greco a Madrid, dov’aveva perso solo in finale contro Alcaraz, e la finale di Amburgo, e quindi un’altra semifinale sul rosso a Roma, persa ancora contro Stefanos.
DRAMMA
Una volta al Roland Garros, dopo aver superato Alcaraz, nell’attesa semifinale, aveva fatto match pari con sua maestà Rafa Nadal: perso per un soffio il primo set al tie-break, era arrivato ancora sul 6-6 al secondo, ma dopo 3 ore e un quarto s’era storto malamente la caviglia destra, aveva abbandonato piangendo il campo e s’era dovuto anche operare per la rottura di ben tre legamenti. Ironia della sorte, proprio mentre veniva premiato dl ranking ATP con la classifica-record di 2 del mondo si fermava. Quindi, avendo accelerato la ripresa per la coppa Davis di settembre, aveva accusato une edema all’osso della caviglia ed era stato costretto a cancellare il resto della stagione per recuperare al meglio.
RIPRESA
L’anno scorso il veemente tedesco s’è ripresentato coi piedi di piombo, chiaramente preoccupato egli spostamenti, ha rialzato la testa solo a fine maggio, ancora nel suo amato Roland Garros, cedendo in semifinale a cagnaccio-Ruud. Ha poi rivinto un torneo, ancora sulla terra, nella sua Amburgo, e s’è fatto notare di nuovo anche sul cemento, nel Mastert 1000 di Cincinnati arrendendosi solo in semifinale, solo a Djokovic e solo con un corposo 7-6 7-5. Un risultato che gli ha finalmente restituito fiducia. Come hanno confermato i quarti degli US Open – dopo aver domato in 5 set Sinner -, il secondo titolo stagionale, a Chengdun, e quindi la qualificazione al Masters di Torino coi primi 8 del mondo. Che lo ha riportato concretamente nell’élite.
MATURITA’
Costretto fuori dal campo dal drammatico infortunio, terrorizzato dall’idea di non poter più tornare allo sport, figurati ad alto livello, nell’occhio della bufera per le accuse e poi anche la condanna per violenza domestica all’ex fidanzata, Sasha è diventato uomo. Nella nuova versione, sembra meno altezzoso, accetta di più le situazioni e la bravura dell’avversario, e anche tatticamente è molto più disciplinato, oltre che conscio che non può dilapidare troppe energie e deve cercare il punto prima possibile, anche a rete. Così, solo così, si ripresenta in una semifinale Slam con lo scalpo del numero 2 del mondo, Carlos Alcaraz. Che gigioneggia ancora troppo, certo, fa confusione, si perde e si ritrova un po’ a caso, dimostra tutti i suoi 20 anni appena e li sconta davanti a un altro “enfant gaté” come Zverev. Che, a suo tempo, ha pagato lo stesso scotto dello spagnolo. E non sa che cosa vuol dire trovarsi veramente con le spalle al muro come succede a lui, quando perde il set e terzo set da 6-1 6-3 5-3. Ma reagisce al destino strappando subito la battuta all’erede di Nadal, resistendo al calo di gambe e di velocità di braccia, salvando il 4-4 e poi rispuntando ancora, di rabbia e disperazione fino al 6-4 finale.
IMPRESA
Il servizio – 85% di prime e quindi il 73% di punti (69/94) col colpo subito dopo – è un’arma che nella semifinale contro Medvedev potrebbe risultare insufficiente. Considerando le caratteristiche del prossimo avversario, così insistente e vincente nelle maratone da fondo, e il 7-1 a favore del russo nei testa a testa dal 2000 (11-7 complessivo). “Mi ha fatto il cu..”, ha detto senza giri di parole Sasha al microfono in campo a Melbourne. Ma questo agli Australian Open è il primo grande risultato del tedesco dopo l’infortunio del Roland Garros 2022, un segnale decisivo sul suo ritorno in alto e una spinta importantissima per la fiducia, anche per l’allenamento, in vista del 2024 che è appena iniziato. Forse il suo torneo l’ha già vinto anche in considerazione delle tante battaglie che ha superato, di fisico e di testa, superando in 5 set Klein e Norrie. Con quest’ultima perla: chi avrebbe mai detto che avrebbe superato Alcaraz? All’alba del 2024 i prodromi di questi nuovi, ottimi, risultati di Zvereve c’erano stati nella United Cup che aveva conquistato da protagonista con la sua Germania. Non solo perché aveva battuto Sonego, Mannarino, Tsitsipas e Hurkacz, ma per come si era speso anche in doppio misto, dimostrando di avere una valida base atletica. E voglia, tanta voglia di far parlare di sé da tennista, non da sfortunato ex grande speranza stoppato da un infortunio o da esempio umano negativo, come compagno violento. Ma ancora da campione.
Vincenzo Martucci, da SuperTennis TV