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Ci sono partite che, più di altre, hanno creato fratture all’interno della storia del calcio. Da una parte troverete i vincitori, custodi di un tesoro da salvare; dall’altra gli sconfitti, decisi a cancellare il terribile ricordo. Per comprendere la portata di un evento del genere basterebbe trasferirsi allo Stadio Erasmo Iacovone di Taranto e tornare indietro nel tempo sino al 7 dicembre 1980 quando moltissimi tifosi del Milan persero la fede e decisero di abbandonare il Diavolo all’inferno.
Una ferita ormai rimarginata per i cuori rossoneri, ma che trova origine in quanto accaduto nel pomeriggio del 23 marzo 1980 quando il calcio italiano perse l’ “innocenza” fra le auto della Finanza schierate lungo le piste d’atletica dei principali impianti della Penisola e i giocatori costretti a uscire dagli spogliatoi in manette.
E’ l’inizio dello scandalo del “Totonero” che vede il Milan e la Lazio scendere direttamente in Serie B, mentre il Taranto deve far i conti con una penalizzazione da scontare nella nuova stagione. Per i fan dei rossoneri più che una tragedia si tratta di una burla orchestrata nel migliore dei modi da una giustizia sommaria che colpisce la propria squadra del cuore, ma non le dirette avversarie coinvolte, e dai giocatori che, nonostante i lauti compensi, puntano ad arricchirsi ulteriormente combinando i risultati delle partite.
Per gli estimatori della squadra pugliese c’è da registrare una tragedia ben più grave del calcioscommesse: dopo esser stato ceduto al Rende nel corso del mercato estivo, il regista del Taranto Antonio D’Angelo perde la vita in un incidente stradale. Si tratta quasi di una scossa per la squadra del Golfo che dà il via a una rimonta perdifiato in cui Bortolo Mutti e compagni riescono a cancellare la penalizzazione dopo sole tre giornate. Ciò non basta per dare continuità alla rincorsa e soprattutto giocarsela con il Milan che punta a riconquistare immediatamente la massima competizione.
Nonostante non possa schierare il portiere Ottolino Piotti e del futuro campione del mondo Fulvio Collovati, la squadra meneghina rimane una delle più blasonate d’Italia e poterla affrontare è un’occasione imperdibile tanto che il giorno di Sant’Ambrogio allo Stadio Iacovone non c’è possibilità di trovare un posto libero fra i 25.000 a disposizione. Il clima è quello delle grandi occasioni e lo si percepisce dopo soli pochi minuti con Walter Novellino e Roberto Antonelli che non trovano spazi fra i “delfini” rossoblù.
Nonostante Massimo Giacomini abbia a disposizione una difesa di ferro composta da Mauro Tassotti, Aldo Maldera e Franco Baresi, a passare in vantaggio è il Taranto che al 44’ sfrutta un colpo di testa al centro dell’area di Mutti, bravo a trafiggere la porta di Antonio Vettori. Per Giacomini non resta altro che rinforzare l’attacco con l’ingresso all’inizio della ripresa Francesco Vincenzi al posto del capitano Aldo Maldera così come l’inserimento di Sergio Battistini al posto di Stefano Cuoghi.
Se si eccettua qualche timido tentativo di Ruben Buriani, il Milan non riesce in alcun modo a spaventare il Taranto che anzi, raddoppia all’81’ con Nicola Cassano che “ridicolizza” Baresi con una serie di dribbling ubriacanti che mettono a sedere il difensore bresciano prima di far partire un tiro imprendibile per Vettore.
Una giornata da dimenticare per l’estremo difensore rossonero, alla prima e unica presenza stagionale, che vede la palla passare alle sue spalle anche all’85’ con Mutti capace di sfruttare un contropiede bruciante del Taranto, respinto timidamente da Vettore. Per i tifosi rossoblù rappresenta una vittoria da festeggiare fino a tarda notte come accade anche per Cassano che, al ritorno a casa a Bari Vecchia, trova la tavola imbandita. “Ho trattato la celebrità come si merita: da impostore – ha spiegato qualche anno dopo in un’intervista Cassano -. Ero un bravo ragazzo e lo rimasi. La sera tornai a casa, a Bari, quartiere San Nicola. Granita e pasticcini per gli amici. Finì lì”.
Il servizio de “La Domenica Sportiva” dedicato al match
Chi ricorderà a lungo quella pesante sconfitta è Massimo Giacomini che, nel libro di Sergio Taccone “Milan. Le stagioni del Piccolo Diavolo” ha confessato come nessuno alla vigilia si sarebbe immaginato una sconfitta del genere: “Fu una di quelle giornate in cui pensammo di vincere facile e fummo puniti pesantemente. Era un periodo in cui non avevamo ancora raggiunto continuità di rendimento. L’approccio lo sbagliammo e il Taranto ci punì pesantemente – ha raccontato l’allenatore dei rossoneri -. Ricordo lo sconforto del portiere Vettore che quel giorno disputò la sua unica partita da titolare, sostituendo Piotti che scontava un turno di squalifica. Tutte le squadre contro di noi davano il massimo per centrare il risultato di prestigio. Penso alle trasferte infuocate al Cibali di Catania, dove pareggiammo nel finale grazie a un’autorete, o a Palermo dove ci castigò l’ex Calloni con una tripletta”.
In quella domenica di Sant’Ambrogio molti fan del Milan decisero di abbandonare la squadra, ma si tratterà soltanto di una parentesi negativa per una stagione che vedrà il Diavolo tornare immediatamente in Paradiso, vendicandosi al ritorno a San Siro con un 4-0 senza storia. Per il Taranto arriverà una bruciante retrocessione che non cancellerà però quel pomeriggio allo Stadio Iacovone.