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La “damnatio memoriae” era una delle misure utilizzate dai Romani per cancellare il ricordo di una persona. Un’azione infamante, spesso applicata negli ultimi anni anche ad alcuni calciatori, colpevoli di aver messo in difficoltà la propria squadra o semplicemente di aver preso parte a una spedizione fallimentare.
Chiedere a João Pedro Geraldino dos Santos Galvão, noto ai più come Joao Pedro, chiamato a salvare l’Italia dallo spettro dei play-off mondiali e dimenticato volutamente da tutti dopo la bruciante sconfitta con la Macedonia del Nord.
Per comprendere al meglio la situazione è necessario tornare alla primavera del 2022 con l’Italia costretta a far i conti nuovamente con gli spareggi quattro anni dopo quell’amara sera a San Siro dove la Svezia ci aveva negato l’accesso alla Coppa del Mondo per la seconda volta nella nostra storia.
Gli errori dal dischetto di Jorginho contro la Svizzera e un amaro pareggio a reti bianche contro la non irresistibile Irlanda del Nord ci hanno negato il pass per Doha e per sperare di non rimanere nuovamente fuori dal “circolo dei grandi” è necessario battere la Macedonia del Nord e affrontare quindi la vincente fra Turchia e Portogallo. Un’impresa tutt’altro semplice, considerato in particolare che dall’altra parte del tabellone c’è la squadra di Cristiano Ronaldo, favorita per strappare l’accesso alla fase finale dei Mondiali.
Lorenzo Insigne non sembra più essere quello dell’Europeo, Federico Bernardeschi appare incostante e bizzoso, al loro fianco Ciro Immobile segna a ripetizione in campionato, ma non si trova con gli schemi di Roberto Mancini. Il medesimo discorso vale per Andrea Belotti, caduto in uno delle sue classiche crisi realizzative, mentre Gianluca Scamacca sembra ancora troppo acerbo per assumersi le redini dell’attacco tricolore. Per questo motivo è necessario trovare qualcuno che possa esser degno di vestire la numero 10 della Nazionale.
L’unico che in quel momento sembra pronto a far ammattire le difese di mezza Europa è Joao Pedro, capace di condurre il Cagliari nella prima parte di stagione centrando per dieci volte la porta nelle prime ventitré giornate di Serie A. Il calciatore brasiliano è approdato in Sardegna nel 2014 diventandone il capitano e segnando quasi ottanta gol, ma soprattutto nel 2017 ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al matrimonio con Adriana, conosciuta nel 2011 durante la sua parentesi al Palermo. L’attaccante isolano avrebbe tutti i titoli per vestire la casacca azzurra nonostante le undici presenze con la Nazionale Brasiliana Under 17, tuttavia il problema non è la carta d’identità, ma la ferrea volontà di non tradire lo stato d’origine.
“Ho la cittadinanza italiana, ma non ho mai pensato di giocare per la Nazionale Italiana. Io in particolare non potrei. Primo perché sono brasiliano. Punto. Rispetto e amo l’Italia. Ho un legame molto forte, visto che mia moglie è italiana, i miei due figli sono nati qui, ho una storia in Italia, ma di giocare per la Nazionale italiana non l’ho mai pensato. E non perché non lo voglia, ma non credo di meritarmelo – ha spiegato qualche mese prima Joao Pedro in un’intervista a “Calciopedia” -. Lo paragono ad andare in guerra: se devo andare, vado per il Brasile perché sono brasiliano e muoio per il mio Paese. Ho giocato più di 50 partite con le giovanili brasiliane, so quanto sia diverso quando indossi quella maglia, è indescrivibile. Preferisco non andare mai più in Nazionale, cosa che può succedere, piuttosto che andare nella Nazionale italiana, non importa che io abbia la cittadinanza”.
Tornare indietro appare impossibile, eppure con il passare dei mesi le intenzioni di Joao Pedro cambiano complice il richiamo di Roberto Mancini. Il ct è in grossa difficoltà e, complice una situazione disperata e le continue richieste da parte dei tifosi, decide di concedere a Joao Mario la maglia più importante, la 10. Come spesso capita il tempismo non è dei migliori, serve un gruppo solido per battere la Macedonia del Nord, ma soprattutto vanno evitate azioni avventate e esordi dell’ultimo minuto.
Purtroppo tutto ciò si concretizza la sera del 24 marzo 2022 quando l’Italia decide di colonizzare l’area di rigore dello Stadio Barbera di Palermo senza nemmeno pensar di impensierire la porta di Stole Dimitrievski. I minuti passano e la paura cresce, soprattutto dopo che al 30’ Domenico Berardi si ritrova sui piedi l’occasione della vita: il portiere avversario gli concede palla sulla trequarti, il giocatore del Sassuolo si invola solitario verso la porta sguarnita, ma calcia debolmente e favorisce il rientro dell’estremo difensore.
L’Italia continua a provarci, mette in piedi un vero e proprio assedio, costringe la Macedonia a trincerarsi nella propria area di rigore, ma ciò non basta per passare in vantaggio complice i ripetuti errori di un Berardi in serata no. I cambi applicati da Mancini non portano l’effetto sperato e all’89’ non resta altro che applicare la mossa della disperazione: inserire Joao Pedro per Berardi e sperare di sbloccarla nei supplementari, prima che la lotteria dei rigori ci respinga per l’ennesima volta.
Il giocatore del Cagliari non fa nemmeno in tempo a toccare un pallone che accade l’imponderabile: passano nemmeno tre minuti ed ecco che Aleksandar Trajkovski lascia partire un siluro da venti metri che prende in controtempo Gianluigi Donnarumma e consegna il vantaggio alla Macedonia del Nord. E’ la fine. L’arbitro Clement Turpin decreta la fine del match e l’esclusione dell’Italia dai Mondiali per la seconda volta consecutiva.
Joao Pedro non ha nemmeno il tempo di godersi la maglia azzurra che si ritrova immediatamente sul palco degli imputati. Tutti parlano di epurazione, di ciclo finito, di rilancio dei giovani e soprattutto della necessità di cancellare immediatamente quanto appena accaduto. I giornali lasciano speranza al trequartista che dovrebbe partire titolare nell’amichevole contro la Turchia, eliminata poche ore prima dal Portogallo, tuttavia nemmeno si fida più di lui. Joao Pedro passa in panchina tutti i novanta minuti di una partita che sa di inutilità e sconsolato tiene la numero 10 sotto la tuta.
Per l’italo-brasiliano inizierà una parabola discendente coronata dalla retrocessione del Cagliari in Serie B e l’addio alla Sardegna a fine stagione, in direzione Fenerbahce dove vivrà una stagione sottotono con soli quattro gol realizzati. Nell’estate del 2023 tornerà in Brasile in direzione Grêmio, ma del Joao Pedro che abbiamo conosciuto nemmeno più l’ombra. A porre una pietra tombale sulla sua esperienza in Nazionale ci penserà la FIGC che nel suo database lo cita come Galvão João Geraldino, insomma, la “damnatio memoriae” è compiuta, anche se involontariamente.