Road to Paris 2024
Prende il via la nostra rubrica sulla presentazione e storia degli sport di Parigi 2024. Si comincia con il surf.
Nel maggio 1998, Roland Emmerich presentava al grande pubblico la versione a stelle e strisce di Godzilla, il famosissimo dinosauro atomico partorito dalla mente di Tomoyuki Tanaka nel 1954. Nel film, Godzilla è un’iguana “cresciutella” a causa degli esperimenti nucleari francesi realizzati tra anni ‘60 e ‘90 negli atolli della Polinesia Francese. L’intera pellicola, dunque, assume presto i toni di un’accesa requisitoria nei confronti delle malefatte transalpine in quello che tutt’oggi è parte delle cosiddetto COM, le collettività d’oltremare, di cui fa parte per esempio anche la Nuova Caledonia. Una pagina nera per Parigi e che ha portato l’attuale capo di stato Emmanuel Macron nel luglio 2021 a porgere scuse ufficiali agli abitanti dei vari atolli dopo la declassificazione dei “Murora files” nel 2020. «Leucemia, linfoma, cancro della tiroide, polmone, seno, stomaco… In Polinesia, l’esperienza dei test nucleari francesi è scritta nella carne e nel sangue degli abitanti».
Un rapporto, dunque, non proprio idilliaco quello tra polinesiani e francesi e ulteriormente inasprito dagli ultimi risultati elettorali che hanno visto il trionfo lo scorso aprile dei separatisti dell’ex presidente polinesiano Oscar Temaru, che aveva incentrato l’intera campagna elettorale sulla promessa, in caso di vittoria, di istituire al più presto un referendum sull’autodeterminazione.
A dicembre, ecco un nuovo capitolo di questa querelle dal sapore coloniale e la colpa è da attribuire alla costruzione nelle acque di Teahupo’o di una torretta in alluminio destinata ai giudici olimpici, alta 15 metri e dal costo di oltre 4 milioni di dollari. Insufficiente, infatti, secondo il comitato organizzatore la struttura in legno già presente nell’incantevole golfo tahitiano, da decenni vero e proprio santuario del surf grazie al suo spettacolare e peculiare moto ondoso. Un cantiere che fin dai primi interventi ha arrecato danni alla barriera corallina e disturbato l’intera fauna marina locale, generando le proteste sia dei polinesiani che dell’ISA (International Surfing Association) e la conseguente temporanea interruzione delle operazioni. I lavori sono poi ripresi negli ultimi giorni del 2023. Un danno di immagine gigantesco per un’Olimpiade che ha voluto fin da subito presentarsi come sostenibile. E pensare che con 20.000 km di costa la Francia aveva tutte le carte in regola per surfare vicino a casa: Biarritz, nei Paesi Baschi, Hossegor, Lacanau vicino a Bordeaux e La Torche, in Bretagna. Tutti siti comodamente raggiungibili in treno dalla capitale.
Il surf ha fatto la sua prima apparizione olimpica nella terra del sol levante nel 2021 con una gara maschile e una femminile con 20 atleti ciascuna. Ad entrare di diritto nella storia di questa disciplina è stato il verdeoro Italo Ferreira, il primo campione olimpico di questo sport; battuto, infatti, il padrone di casa Kanoa Igarashi. Lato competizione femminile, l’alloro si è adagiato sul capo della statunitense Carissa Moore, originaria delle Hawaii. Secondo posto per la sudafricana Bianca Buitendag.
Un po’ di storia
Praticato nell’antichità dai pescatori peruviani e successivamente, intorno al 400 d.C., attestato anche in Polinesia, James King, che prestò servizio sotto il leggendario capitano James Cook, scrisse del surf alle Hawaii dopo la morte di Cook nel 1779.
Pioniere del surf moderno è, però, senza ombra di dubbio il bagnino George Freeth, hawaiiano ma residente in California, il quale tagliò, nel tentativo di creare un’imbarcazione più maneggevole, una tavola tradizionale di 5 metri in legno duro. Insieme a Duke Kahanamoku, tre volte campione olimpico di nuoto, contribuì a diffondere questo sport in tutti gli States. Kahanamoku in seguito lo esportò anche in Australia e propose a più riprese che il surf venisse inserito nei Giochi Olimpici. Un secolo più tardi, il suo sogno può dirsi avverato.
Numeri e regole
Nel surf agonistico, da un minimo di due a un massimo di quattro atleti disputano una manche della durata di 20-30 minuti per cavalcare le migliori onde possibili. In ossequio al consueto galateo del surf, solo un surfista alla volta può cavalcare un’onda e il diritto di precedenza spetta all’atleta più vicino al picco.
Gli atleti vengono valutati da una giuria e ricevono un punteggio da 1 a 10 per ogni onda domata. Solo le due migliori esecuzioni – in base alla difficoltà, alla varietà e al tipo di evoluzioni, nonché alla potenza, alla velocità e alla fluidità tra le evoluzioni – contano per ogni surfista.
A Parigi 2024 saranno 24 gli uomini e 24 le donne che gareggeranno nel surf. Ci saranno un massimo di due surfisti in rappresentanza di ogni paese qualificato, ma la vittoria di Kanoa Igarashi agli ISA World Surfing Games 2022 ha garantito al Giappone tre posti per gli uomini. Parimenti, il trionfo di Kirra Pinkerton nella finale femminile ha fatto guadagnare un posto extra agli Stati Uniti. Saranno disponibili posti extra anche per gli ISA World Surfing Games del 2024.
Il primo turno di gara non prevede eliminazioni e i migliori surfisti passano direttamente al terzo turno, mentre gli altri passano al secondo turno dove cominceranno le eliminazioni. Dal terzo turno in poi, la competizione procede con sfide testa a testa ad eliminazione fino alla finale.
Gli atleti da tenere d’occhio
Come surfano negli USA e in Australia non surfa nessuno, anche se, ultimamente, i brasiliani si sono dimostrati in grado di insidiare questa diarchia. Oltre al campione olimpico uscente Ferreira, il surf carioca può fregiarsi di nomi del calibro di Gabriel Medina, tre mondiali in bacheca, Felipe Toledo e Joao Chianca.
John Florence, atleta delle Hawaii, punta a bissare la partecipazione ai Giochi, mentre l’11 volte campione del mondo Kelly Slater – che avrà nel frattempo compiuto 52 anni quando le Olimpiadi di Parigi prenderanno il via – spera di essere tra i protagonisti in quella che sarebbe la sua ultima apparizione prima di appendere tavola e muta al chiodo.
Lato femminile, riflettori sicuramente puntati su Stephanie Gilmore, otto titoli mondiali, ma per rappresentare l’Australia alle Olimpiadi dovrà battere la concorrenza della bi-campionessa del mondo Tyler Wright e dell’astro nascente Molly Picklum, classe 2002.
l’Italia
Le speranze azzurre sono riposte nel romano numero 46, un omaggio a Valentino Rossi, Leonardo Fioravanti, classe 1997, surfista dal 2003, campione europeo junior a soli 16 anni e un anno dopo, nel 2017, vicecampione del mondo junior con un secondo posto all’ISA World Junior Surfing Championship in Nicaragua. Passato tra i senior, ha staccato il pass per Tokyo 2020 dove si è spinto fino al terzo round. Obiettivo, come dichiarato da lui stesso, competere per una medaglia.