Il più vincente e il più amato del momento, Jannik Sinner continua ad infiammare i campi da tennis più prestigiosi e a far battere all’impazzata i cuori dei tifosi di tutto il mondo. Dopo lo storico trionfo agli Australian Open, l’altoatesino conquista anche la corona dell’ATP ‘500’ di Rotterdam. L’anno scorso aveva perso in finale contro Medvedev e adesso, su quello stesso campo, si regala il 12esimo sigillo in carriera e supera il russo in classifica, diventando così il primo italiano dell’era Open a salire alla terza posizione del ranking mondiale; è inoltre il primo tennista dopo Lleyton Hewitt a vincere il primo torneo disputato dopo aver conquistato il primo Slam; è il primo azzurro a sollevare il trofeo del torneo olandese dopo Omar Camporese (1991). Jan, finora imbattuto nel 2024, ha inanellato la 12esima vittoria dall’inizio dell’anno, la 15esima se consideriamo anche i match della finale di Coppa Davis. Quindici, come le vittorie di fila nei tornei della categoria ‘500’ (Rotterdam, 2024; Pechino e Vienna, 2023). Ha vinto inoltre 32 degli ultimi 34 match giocati negli ultimi cinque mesi (ha perso con Shelton a Shanghai e con Djokovic alle Nitto ATP Finals di Torino).
Dall’altra parte della rete, a fare le spese del tornado Sinner, è stato Alex De Minaur, il “diavoletto” australiano che ha dovuto arrendersi a Jannik per la settima volta su altrettanti scontri diretti. In grande spolvero da diverse settimane, da oggi è infatti per la prima volta in top 10 ed occupa la posizione n. 9 della classifica; anche se quella di domenica è stata certamente la sua migliore performance rispetto alle sei precedenti, con questo Sinner non c’è stato nulla da fare. L’azzurro lo ha dominato alla distanza per 7-5 6-4 dopo poco più di due ore nonostante non abbia fornito una delle sue migliori prestazioni.
Ed è proprio questo l’elemento chiave che spiega l’eccellenza dell’attuale Sinner: vince anche quando gioca così così. Già nei turni precedenti, l’azzurro aveva manifestato alcune difficoltà soprattutto con il dritto e nel trovare la giusta posizione in campo, tuttavia aveva avuto l’abilità di far girare la partita nel verso giusto, portando a casa la vittoria. Ci è riuscito anche in finale e, per giunta, con un rendimento nella seconda di servizio nettamente inferiore ai suoi standard. Nel primo set ha ottenuto un break sul 2-2 ma l’australiano, mai domo, lo ha recuperato, sorprendendolo a sua volta nel decimo interminabile game, in cui Jannik non è riuscito a sfruttare ben quattro setpoint. De Minaur si è scatenato nell’incalzarlo, velocissimo e con palle profonde, tanto da sorprendere l’azzurro alla seconda palla break e ad impattare sul 5-5. Ma la solidità, la strategia, la pazienza e la consapevolezza di Sinner hanno fatto la differenza: De Minaur non ha sfruttato il flusso positivo del momento avendo mandato in fumo lo sforzo immane della rimonta, mentre lo stratega Sinner ha trovato misure e concretezza nel momento cruciale mettendo a segno il contro-break e chiudendo a 15 il game successivo che gli è valso il primo parziale.
Nella seconda frazione, i primi game sono stati un’altalena di break e contro-break, in cui entrambi hanno alternato momenti di défaillance e giocate brillanti. All’atto finale, nel momento di dover prevalere sull’avversario, il più concreto e deciso è stato sempre Jannik, nonostante le difficoltà alla battuta. In realtà, il pupillo di Cahill e Vagnozzi ha saputo esattamente cosa fare e quando e, soprattutto, ha saputo mantenere una calma e una tranquillità disarmanti. La resilienza del gladiatore De Minaur hanno ancora inesorabilmente sbattuto contro il muro della solidità mentale e tecnico-tattica del campione azzurro, che ha chiuso la partita al primo matchpoint.
Con soltanto il 56% di prime palle, Jan ha messo a segno il 78% dei punti con la prima di servizio ma solo il 39% con la seconda. Eppure, è stato un servizio vincente a trasformare il setpoint del primo set. L’australiano ha fatto leggermente meglio alla battuta, scaraventando ben 10 ace, a fronte dei 4 di Sinner. Jannik ha conquistato in totale il 60% di punti al servizio e soltanto il 41% in risposta. Game dopo game, ha saputo gestire alla grande il ritmo dell’avversario, martellando a sua volta da fondo campo con regolarità e timing perfetti, pur variando l’effetto della palla nel momento necessario.
“Abbiamo fatto davvero un ottimo lavoro con il mio team nelle ultime settimane e poi anche qui [a Rotterdam, ndr]” ha dichiarato Sinner dopo l’incontro, “sono molto fiero del mio livello di questa settimana, abbiamo affrontato situazioni difficili ma siamo riusciti a gestirle nel modo giusto. Cercheremo di migliorare ancora, è la cosa più importante“. Questa è l’arma più vincente di tutte: un viaggio paziente nella continua conoscenza di sé allo scopo di crescere come persona e come atleta. E poi la calma. La calma è forse l’ingrediente tanto semplice quanto magico del successo di Sinner; calma che sta per riflessione, pazienza lucidità e dialogo, calma in campo e nell’affrontare pressione, preparazione, allenamenti e difficoltà. E tutto questo a soli 22 anni e mezzo. Senza dimenticare l’empatia e la grande importanza che Jannik dà alla famiglia e al suo team. “Nei giorni scorsi via avevo detto che non vedevo l’ora di andare dai miei genitori che dopo Melbourne non ho ancora visto” ha rivelato ancora l’azzurro in conferenza stampa, “andrò da loro stasera e mi fermerò solo un paio di giorni, prima di ritornare a Montecarlo per preparare il torneo di Indian Wells. Se scierò? No, mi fermerò solo pochi giorni e preferisco andare a trovare i miei nonni, che sono anziani“. Chapeau, Jannik.