Matteo Berrettini ha vinto comunque, già prima della finale del Challenger di Phoenix. Sei mesi e mezzo dopo l’ennesimo infortunio (alla caviglia destra, agli US Open), un anno e mezzo dall’ultima finale ATP (battuto 7-6 6-2 da Lorenzo Musetti all’ATP 250 di Napoli 2022).
SPAGNOLEGGIANTE
“The Hammer” (Il martello), che risorge dopo tanti dubbi e difficoltà, è diversissimo dallo sfrontato finalista a Wimbledon 2021, poi numero 6 del mondo dal micidiale uno-due, servizio-dritto. Oggi ha colpi meno perentori, meno a
rischio. “Sta “remando” come un pazzo”, ironizzano sui social. E’ un Berrettini più spagnoleggiante, nello stile del nuovo coach, Francisco Roig, che dopo anni nello staff tecnico di Rafa Nadal avvicenda il coach di sempre Vincenzo Santopadre. Un Berrettini sempre idolo di donne di tutte le età che affollano, sorridenti ed attentissime, il campo dimesso del Challenger di Phoenix.
Un Berrettini concreto e cinico che in Arizona si esalta nella sofferenza. Dopo le rimonte con Gaston (n. 85) per 3-6 6-
3 6-1 e Cazaux (77) per 3-6 6-1 7-5 – spalmata per sua fortuna in due giorni dopo lo stop per pioggia dopo un brutto
primo set – è protagonista di un sabato indimenticabile col doppio impegno per il boicottaggio meteo: alle 11.30
comincia i quarti contro Atmane (n. 136), che regola ancora in rimonta per 3-6 7-6 7-6 e alle 16.30 gioca la semifinale domando Vukic (n. 69) con altri due tie-break. Promuovendosi alla insperata finale contro Borges (n. 60),
campione in carica.
CONDIZIONE
Quante perplessità c’erano sulle condizioni fisiche di Matteo alla prima uscita dopo tanta inattività? L’urlaccio liberatorio che il 27enne romano, scaduto al 154 del mondo e in tabellone grazie ad una wild card, lancia verso il cielo, dopo quasi cinque ore e mezza di lotta, scarica una montagna di rabbia repressa: “Ho fatto davvero un gran lavoro in questi sette mesi in cui non ho potuto competere. Ho passato tanti momenti tristi, ma ripensando a tutto quello che è successo, sono riuscito a trovare le energie che mi mancavano per vincere queste due partite. So che posso giocare meglio di così, ma non importa. Mi sto divertendo a lottare e a giocare di fronte a questo fantastico pubblico anche se in questi giorni abbiamo attraversato tutte le stagioni”. Con interruzioni per pioggia e brusche impennate di temperatura.
RAFA
Il sacro fuoco s’è riacceso dentro il campione Berrettini, segnato dagli sgambetti del destino: “Ho cercato solo di godermi ogni momento in campo e sono davvero felice. La mia mentalità è stata la chiave per vincere, per superare questi ragazzi, ho lottato su ogni punto. Del resto il mio coach ha lavorato tanti anni con Nadal. Che resta un grande esempio per tutti, ed è di grande ispirazione anche per me, da sempre, perché dà sempre tutto se stesso reagisce sempre. E anche per come si comporta”. A “Tennis talk” che stasera alle 22.30 replica su Supertennis.tv, Santopadre, che gli è rimasto amico,
ricorda: “Quando vinse Phoenix nel 2019 Matteo si sbloccò in tantissime cose per un percorso che poi fu travolgente”. Da
quel trampolino, con due titoli in tre finali e le semifinali agli US Open, arrivò a qualificarsi alle ATP Finals.
Pubblicato su Il Messaggero del 18 marzo