Ascolta la nuova puntata del podcast “Fiocchi di Ghiaccio”:
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Lo snowboard alpino rappresenta per l’Italia una fucina inestimabile di talenti. Uno dei più brillanti è senza dubbio quello di Lucia Dalmasso, capace nelle ultime stagioni di rilanciare il movimento femminile orfano di Nadia Ochner.
La 26enne di Falcade è esplosa durante la stagione 2022/23 con i podi di Blue Mountain e Berchtesgaden prima di confermarsi durante l’ultimo inverno con i successi di Scuol nell’individuale e di Wintenberg in coppia con Daniele Bagozza.
Un’inclinazione alla tavola che nasce in realtà da un grave infortunio patito sugli sci e che ha troncato una carriera da discesista, aprendo però una strada ancor più favorevole che potrebbe condurre la finanziera bellunese alle Olimpiadi 2026.
Nel 2023 è arrivato il primo podio in Coppa del Mondo, quest’anno la prima vittoria. Quanto è cambiata in un anno?
Nell’estate del 2022 ho avuto alcuni problemi fisici e me li sono portati dietro tutto l’inverno successivo. Quest’anno ho lavorato invece bene, mi aspettavo qualcosa in più, però sono soddisfatta per quanto è arrivato.
Come si è sentita a salire per la prima volta sul gradino più alto del podio?
E’ stato bello perché una vittoria è sempre una vittoria, ma sapevo che la mia compagna di squadra Jasmin Coratti aveva sbagliato sull’altro tracciato e per questo era caduta lasciandomi via libera verso il successo. Sono contenta, ma in futuro punterò a una vittoria più combattuta.
C’è un po’ di competizione con lei?
C’è sicuramente competitività all’interno della squadra poiché la Nazionale è composta da diverse ragazze. C’è però competitività anche con gli uomini che guardiamo con attenzione e che cerchiamo di copiare per migliorare la nostra azione.
Prende spunto dal vostro capitano Roland Fischnaller?
Tendenzialmente cerco di osservare la tecnica di tutti perché tutti surfano in maniera diversa con altrettanti punti di forza. Avere Fischnaller come capitano è molto utile perché è sì il più esperto, ma al tempo è anche uno dei più forti.
Il direttore tecnico Cesare Pisoni vi offre dei consigli?
Seguendo anche il boardercross Cesare non è sempre presente, ma spesso ci accompagna alle gare. Ovviamente quando è presente, è molto utile perché riprende le nostre prove e, se commettiamo qualche errore, possiamo analizzarlo insieme a lui. Fondamentale è però il ruolo degli allenatori e degli skiman che ci danno le indicazioni principali per la gara.
Quest’anno non ha vinto soltanto solo individuale, ma anche in squadra con Daniele Bagozza. E’ più bello conquistare un successo da soli o insieme a un compagno?
Sono due cose diverse, perché da una parte sei tu che combatti contro il tempo e la tua avversaria, dall’altra Daniele partiva per primo costringendomi ad adattarmi al suo risultato. Se lui giungeva al traguardo con un vantaggio, io potevo partire prima della mia avversaria, altrimenti sarei stata costretta a chiudere il gap per vincere. Sono di conseguenza due successi diversi.
Come vi allenate per le gare a squadre?
La gara a squadre è essenzialmente ancora una gara individuale. E’ vero che prima parte un nostro compagno di nazionale e noi apriamo il cancelletto sulla base di quanto fatto poco prima, ma rimane una prova individuale. L’unica cosa che possiamo fare è creare l’occasione anche in allenamento, per il resto è come una gara individuale.
Cosa farà ora che la stagione si è conclusa?
Adesso abbiamo due settimane di stop e poi un mese di test di nuovi materiali a Livigno. E’ una parte fondamentale per il futuro perché si provano ulteriori soluzioni. A quel punto mi prenderò un periodo di pausa e poi si ricomincerà con la stagione estiva.
Perché ha scelto di abbandonare lo sci e puntare sullo snowboard?
Quando andavo ad allenarmi in ghiacciaio ho sempre visto i ragazzi che facevano hard e sinceramente ero attratta da quella disciplina. Papà è nato come snowboarder e poi è diventato maestro di sci. Quando mi sono rotta le ginocchia, al ritorno ho voluto provare questa nuova esperienza. Mi ha portato due volte a provare e da lì ho iniziato con il mio allenatore privato. Nonostante ciò è sempre stata un settore che mi ispirava.
Come sono stati i primi tempi nella nuova specialità?
Sicuramente non è stato semplice perché nello sci hai due attrezzi sotto i piedi, nello snowboard uno solo unisce entrambe. Molte sensazioni le vai a ricercare e poi capisci che sono molto simili. All’inizio è stato complicato, ma poi è stato un crescendo e tutto ciò che ho fatto nello sci, l’ho poi riportato nello snowboard.
La sua esperienza nello sci alpino quanto l’ha aiutata ad affinare la tecnica?
Aiuta perché l’inclinazione e lo spigolo sono molto simili fra i due sport. Essendo attaccato a un solo attrezzo è difficile capire il meccanismo perché nel primo caso hai sempre due gambe libere, nel secondo sono unite.
Cosa si aspetta dalle Olimpiadi 2026?
Sto cercando di non pensarci troppo perché manca ancora una stagione e mezza. C’è ancora tempo, sto pensando a cosa debba fare per arrivarci. Lavorare fisicamente in estate aiuta moltissimo, mentalmente sono seguita da un mental coach, mentre in inverno lavoro con gli allenatori. Insomma, tutto nella norma, anche perché siamo ancora nel 2024 e quindi non sto a pensare come possa andare in futuro.