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Tre allenatori cambiati, un tecnico costretto alle dimissioni perché eccessivamente sotto pressione, un campionato molto più complicato di quanto preventivato. Bastano questi elementi per definire una stagione da dimenticare se non fosse per una vittoria da cineteca che possa far dimenticare tutte le sofferenze.
Questa è la storia della stagione 2000-2001 del Parma, oggi alla ricerca di un’attesissima promozione in Serie A, ma all’epoca fra le regine del calcio europeo. La squadra di Alberto Malesani ha vinto la Supercoppa Italiana l’anno precedente sfiorando la qualificazione in Champions League venendo surclassata dall’Inter soltanto allo spareggio di Verona sotto i colpi di Roberto Baggio.
Le premesse per far bene ci sono tutte anche perché il tecnico veronese ha a disposizione una schiera di “cavalli di razza”: Gigi Buffon in porta Lilian Thuram e Fabio Cannavaro in difesa, Dino Baggio, Diego Fuser e Sérgio Conceição a centrocampo, Marcio Amoroso in attacco. L’unica pecca di quest’undici “da capogiro” è l’assenza di un grande bomber come Hernan Crespo là davanti, passato in estate alla Lazio per 100 miliardi di lire.
Il club di Callisto Tanzi vuole far bene sia in Europa che in Serie A, ma le cose non vanno come ci si aspetta. Il pareggio di Brescia, la sonora sconfitta di Perugia e il match perso a Bologna lasciano qualche strascico a undici che deve affidarsi più ai colpi di Conceição che alle reti di Amoroso, dispersosi dopo la doppietta all’esordio contro la Fiorentina.
In Coppa Uefa la situazione non va meglio: al primo turno il Parma travolge i macedoni del Pobeda, ma al secondo superano al Tardini la Dinamo Zagabria prima di capitolare in Croazia. Con il Monaco 1860 non va meglio: pareggio per 2-2 in Emilia, vittoria per 2-0 grazie a un rigore di Amoroso e all’ennesima rete di Sergio Conceição.
Non resta altro che puntare tutto sulla Coppa Italia dove gli uomini di Malesani travolgono il Venezia per 5-1 in casa e poi si ritrova di fronte nuovamente l’Inter, alle prese di una situazione a dir poco paradossale. La squadra nerazzurra vive sulle montagne russe dopo l’addio di Roberto Baggio in estate e le dimissioni di Marcello Lippi al termine della prima giornata di campionato. Sulla panchina si siede Marco Tardelli, reduce dalla vittoria dell’Europeo Under 21, ma ancora troppo acerbo per una grande piazza.
Il campione del mondo 1982 ci mette anima e corpo, aizzando la folla quando la Beneamata vince, faticando a tenere a galla la squadra quando le piccole frenano Ronaldo e compagni. Il 3-0 con l’Udinese è una prima spia d’allarme che si accende nel cervello di Tardelli che a novembre prima si fa fermare dall’Hellas Verona, poi passa per il gol in trasferta contro il Vitesse in Coppa Uefa e infine cade malamente in casa con il Lecce.
La situazione non è delle migliori, ma la piazza ci crede e conta soprattutto sulla Coppa Italia dove l’Inter il 29 novembre cerca il riscatto. Al Tardini la formazione meneghina si presenta agguerrita, pronta a bissare quanto accaduto qualche mese fa. Le cose però sono cambiate da ambo le parti e dopo soli diciotto minuti Michele Serena trafigge l’incolpevole Marco Ballotta con un’autogol frutto più della confusione che della fortuna.
In casa Inter regna il caos più totale e lo si vede al 33’ quando Thuram serve comodamente Johan Micoud che si ritrova in area da solo e infila il portiere avversario senza grossi problemi. E’ l’inizio di una Via Crucis per i ragazzi di Tardelli che un minuto dopo vedono Bruno Cirillo perdersi Johnnier Montano e subire il 3-0. Cinque giri d’orologio ed ecco Amoroso che passeggia tranquillo nell’area piccola, pronto ad appoggiare in rete l’assist di Luigi Sartor.
E’ 4-0 ed è lì che l’Inter si risveglia al 44’ con Alvaro Recoba, reduce dall’incontro con il presidente Moratti il giorno precedente e pronto a far vedere di che pasta è fatto. Il percorso che separa i meneghini dal Monte Calvario non si è ancora concluso ed ecco la quinta stazione firmata Stephan Appiah al 53’ prima di concludere il supplizio con l’ex Sartor che chiude il conto con il 6-1 al 59’.
A Tardelli non resta che rimpiangere il giorno in cui ha scelto di fare l’allenatore e disperarsi per un futuro già segnato fra disperate avventure in giro per il mondo e un finale esotico da scudiero del maestro Giovanni Trapattoni come vice dell’Irlanda. Per Malesani si tratta soltanto di un piccolo bagliore prima dell’oblio che lo porterà all’esonero a gennaio per lasciare spazio all’ultimo Arrigo Sacchi, tornato ad allenare dopo la decisione di ritirarsi a vita privata e soprattutto la bellezza di 22 giorni prima di lasciare il posto a Renzo Ulivieri “per l’eccessiva tensione nervosa” causata dalla professione.
L’ex tecnico di Bologna, Napoli e Cagliari salverà “capra e cavoli” riportando il Parma in alto e regalando un finale di stagione entusiasmante che porterà i ducali nuovamente ai preliminari di Champions League e in finale di Coppa Italia, traguardi impensabili dopo quel 6-1 tennistico che farà la storia dello Stadio Ennio Tardini.
Gli highlights di Parma-Inter 6-1