Quando Giovanni Toti ha iniziato a giocare a badminton, mai gli sarebbe passato per la testa di trovarsi un giorno a vestire la casacca della Nazionale ai Giochi Olimpici. Da una parte perché questa disciplina rappresenta quasi un elemento quotidiano per chi come lui arriva da Chiari, dall’altra perché il badminton era semplicemente uno sport con cui divertirsi.
Con il passare del tempo le cose si sono fatte più serie e, dopo l’oro conquistato alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires 2018, il 23enne in forza all’Esercito avrà ora modo di giocarsi le proprie chance al cospetto dei migliori atleti al mondo, permettendo alla Nazionale maschile di schierare per la prima volta nella sua storia un rappresentante nel torneo maschile.
Un onore che il giovane bresciano ha tutta l’intenzione di ripagare nel migliore dei modi, magari incrociando nel Villaggio Olimpico alcuni dei suoi idoli che lo hanno accompagnato dai campi del GSA Chiari sino a Parigi 2024.
Come si è sentito a diventare il primo italiano a prendere parte alle Olimpiadi in questa specialità?
Rappresentare l’Italia crea ovviamente tante emozioni, ma mi carica anche di molte responsabilità. A livello personale, l’obiettivo principale è di fare ottime prestazioni e andare più avanti possibile nel torneo, mostrando come il badminton italiano esista e come possa dare ancora molto in futuro.
Come hanno vissuto in famiglia questa sua impresa?
È stata una sorta di liberazione visto che mi hanno visto andar via di casa quando avevo 14 anni. Tutti i sacrifici sono stati ripagati con questo risultato. Per mio padre è stato come togliersi un peso perché ha vissuto il mio percorso di qualificazione molto male, quasi che fosse suo. Quando ho avuto la certezza della partecipazione, penso che abbia potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e rilassarsi.
Quando ha iniziato, si aspettava di prendere parte prima o poi ai Giochi?
Francamente no, anche perché ho iniziato a 12 anni attraverso un’iniziativa proposta dalla scuola e da un mio professore che era presidente del GSA Chiari. All’epoca non ero a conoscenza di quanto girasse intorno al badminton soprattutto a livello internazionale, tant’è che anche prima di partecipare alle Olimpiadi Giovanili, avevo disputato soltanto qualche torneo in Europa. Quando però ho preso parte alla competizione a cinque cerchi, ho capito quanto fosse alto il livello.
A causa della tradizione tutt’altro che favorevole nel nostro paese, quali difficoltà ha incontrato a fare questo sport?
In realtà nessuna perché, venendo da Chiari dove già c’era una realtà così solida, mi sono trovato delle strutture adatte per questo sport. Dopo poco più di un anno che avevo iniziato, mi trasferii a Milano presso il Centro Nazionale e lì ho sempre trovato quanto fosse necessario.
Agnese Allegrini e Jeanine Cicognini hanno già preso parte alla rassegna olimpica. Le hanno offerto qualche consiglio?
Agnese non l’ho mai conosciuta perché, quando ho iniziato, lei aveva già smesso. Con Jeanine mi sono sentito ricevendo da lei i complimenti, però non ci siamo scambiati troppe informazioni riguardanti i Giochi.
Cosa si aspetta da questa nuova esperienza?
Sarà un’esperienza molto emozionante, anche perché avrò l’occasione di conoscere giocatori di fama internazionale e mondiale. Potermi interfacciare con loro, farmi raccontare il loro percorso e chiedere loro consigli penso che sia qualcosa che non accada a chiunque. Per quanto riguarda al gioco non ho aspettative. Mi preparo al meglio, vado là e cerco di dare il massimo. Preferisco partire senza pressioni dall’esterno e poi eventualmente fare la sorpresa come era successo a Buenos Aires nel 2018.
In quell’occasione ha conquistato l’oro nella prova a squadre miste. Come ha vissuto quell’esperienza e ha già avuto modo di assaporare il clima della rassegna a cinque cerchi?
Buenos Aires mi ha dato un’idea di come potesse essere un’Olimpiade per gli adulti. Mi ha fatto provare grandi emozioni che probabilmente rivivrò a Parigi e, se è vero che, come percorso, può essere simile nella fase di preparazione, mi aspetto di affrontare un evento molto più professionale.Per quanto si trattasse di una grande squadra, non pensavamo di poter vincere. Mi ritrovai infatti a giocare contro il cinese Li Shifeng che vinse l’oro nel singolare, tuttavia, grazie al contributo comune, riuscimmo a vincere il torneo.
A Parigi avrà modo di incontrare tanti assi dello sport italiano. In particolare, c’è qualcuno che vorrebbe conoscere?
Sicuramente Jannik Sinner perché, essendo un coetaneo, mi piacerebbe fargli qualche domanda. A livello mondiale mi auguro di poter incrociare Rafa Nadal e Novak Djokovic così da potermi confrontare con loro facendo entrambi uno sport individuale nella quale si usa la racchetta.
Secondo lei un giorno l’Italia potrà trionfare alle Olimpiadi nel badminton?
Sì, perché siamo un movimento in crescita, che si sta allargando sia nel numero degli atleti che nella qualità delle strutture. Ovviamente serve molta costanza e impegno, però sono positivo e soprattutto sono convinto che se le nuove generazioni decideranno di metterci anima e corpo per questa disciplina, potremo farcela.