Il nuoto, insieme all’atletica, è la colonna portante delle Olimpiadi, lo sport che assicura più interesse, più spettatori, più collegamenti e articoli da parte dei mezzi di informazione, più spettacolo. E i Giochi di Parigi, visto quanto accaduto nell’ultimo anno, in particolar modo nei Trials statunitensi e australiani, si annunciano ancor più fragorosi, con promessa di grandi sfide e nuovi record. E in questo scenario un posto può prenderselo anche l’Italia, anche se non si può sperare in risultati all’altezza degli ultimi Mondiali, a Doha a febbraio di quest’anno, in cui tanti campioni non c’erano, a cominciare proprio dall’azzurro Ceccon, per poter preparare al meglio una Olimpiade che si annuncia ancor più spettacolare.
LA STORIA
Eppure, il nuoto, al contrario dell’atletica, non era considerato fra gli sport principali nelle prime edizioni dei Giochi. Ad Atene 1896 ci furono solo 4 gare, tutte per uomini (le donne non potevano partecipare in alcuno sport nelle prime Olimpiadi): 100 stile libero, unica gara poi rimasta nel programma, i 500 sl e i 1200 sl. Ci fu poi anche una speciale gara dei 100 stile libero riservata ai marinai. Le donne gareggiarono nel nuoto per la prima volta a Stoccolma 1912, solo due gare di stile libero: 100 e staffetta 4×100.
Poco alla volta, si arrivò al programma in vigore oggi, ma bisogna ricordare che per gli altri stili (dorso, rana, farfalla, misti) la progressione fu lenta, tant’è che si ebbero tutte le gare solo a partire dal 1968, che nello stile libero bisognò aspettare il 1988 per i 50 e addirittura il 2020 per gli 800 maschili e i 1500 femminili. Inoltre, sempre nel 2020 fu inserita la staffetta 4×100 misti “mista”, con 2 uomini e 2 donne. Nel 2008 fu inserito il nuoto in acque libere, con la 10 chilometri.
Ma ecco la progressione del programma olimpico di nuoto, in cui si rivela anche qualche disparità fra uomini e donne.
UOMINI
1896: 100 stile libero, poi assente 1900 e 1904
1900: 200 sl, poi assente 1904 e 1964; 200 dorso, poi assente 1904 e 1960
1908: 400 sl, 1500 sl; 100 d (assente 1964); 200 rana; 4×200 sl
1956: 200 farfalla
1960: 4×100 misti
1964: 400 mx; 4×100 sl
1968: 100 r; 100 f; 200 mx, poi assente 1976 e 1980
1988: 50 sl
2020: 800 sl
DONNE
1912: 100 stile libero, 4×100 sl
1924: 400 sl; 100 dorso; 200 rana
1956: 100 farfalla
1960: 4×100 misti
1964: 400 mx
1968: 200 sl, 800 sl; 200 d; 100 r; 200 f; 200 mx
1988: 50 sl
1996: 4×200 sl
2020: 1500 sl
La stessa collocazione del nuoto nelle giornate olimpiche ha avuto molte oscillazioni, finché non si è trovata una definitiva (almeno per ora) stabilizzazione, soprattutto in relazione all’atletica. Detto che ad Atene 1896 il nuoto si svolse in un solo giorno, già nel 1908 a Londra si cominciò a inserirlo secondo una logica di interesse sportivo e degli spettatori, nella settimana finale in contemporanea con l’atletica. Lo svolgimento negli stessi giorni si ripeté solo nel 1948, ancora a Londra, ma nella settimana iniziale. Ci furono poi quattro edizioni in cui l’atletica si prese la prima settimana e il nuoto quella finale: Berlino 1936, Helsinki 1952, Melbourne 1956, Città del Messico 1968. Questo programma, però, mostrava qualche pecca. In particolare, nel 1968, l’Olimpiade messicana si rivelò storica per l’atletica, con record frantumati grazie anche al fatto che si gareggiò in quota (2240 metri) ma ugualmente sensazionali, a partire dall’8,90 di Bob Beamon nel lungo, il 19”83 di Tommie Smith nei 200, il 9”95 di Jim Hines nei 100, il 43”86 di Lee Evans nei 400. E dopo quella settimana frenetica l’interesse calò molto perché il nuoto non aveva gli stessi vantaggi dell’altitudine (tre soli record mondiali maschili: 100 sl, 4×100 sl e 4×100 mx; e uno femminile: 100 d) e, pur vantando campioni illustri, come la statunitense Debbie Meyer (3 ori nei 200, 400 e 800 stile libero) e il tedesco dell’Est Roland Matthes (2 ori nei 100 e 200 dorso, un argento nella 4×100 misti), non suscitò lo stesso entusiasmo. Così, dal 1972 in poi, il nuoto ebbe la prima settimana e l’atletica la seconda.
I RECORD
Il dominio degli Stati Uniti nelle Olimpiadi è assoluto, con 257 ori (178 argenti, 144 bronzi, per un totale di 579 medaglie), con l’Australia che “insegue”, 69 ori e 212 totali. E questa superiorità era ancora più marcata in passato, quando solo la Germania Est, con la certezza, più che l’ombra, del doping sistematico contrastò gli Usa nelle gare femminili. Poi, poco alla volta, il campo si è allargato, con l’Australia, che ha comunque una altrettanto lunga tradizione, anche se meno vincente, l’Ungheria (28 ori, 74 totali), il Giappone (24 e 83), la Gran Bretagna (20 e 79), l’Olanda (19 e 58), la Cina (16 e 49). La Germania, sommando il periodo Ovest ed Est, più la squadra unificata, è a 54 ori e 175 totali. La dispersione delle medaglie si è accentuata con nazioni come Canada, Svezia e Francia, senza dimenticare l’Unione sovietica e poi la Russia, assente a questa Olimpiade per disposizione del Cio, argomento sul quale serve tutt’altra narrazione.
La classifica individuale è più interessante. Lo statunitense Michael Phelps ha il record di 23 ori, 3 argenti e 2 bronzi, 28 medaglie in totale in quattro Olimpiadi, grazie alle quali è primo non solo nel nuoto, ma anche nella classifica generale di tutti gli sport, davanti alla ginnasta sovietica Larisa Latynina, che ne ha 18 (9 ori, 5 argenti e 4 bronzi) in tre Olimpiadi. Phelps è primo, nel nuoto è in generale, anche se si considerano solo le medaglie individuali: 16 (13-2-1), sempre davanti alla Latynina con 14 (6-5-3). E non è finita, perché Phelps ha anche il record di ori in una singola Olimpiade: 8 a Pechino 2008: 200 stile libero, 100 e 200 farfalla, 200 e 400 misti, 4×100 e 4×200 sl, 4×100 misti. In quella occasione batte il record stabilito dall’altro statunitense Mark Spitz nel 1972 a Monaco: 100 e 200 sl, 100 e 200 f, 4×100 e 4×200 sl, 4×100 mx.
Sul record di 8 ori di Phelps ci sono però un paio di ombre. La vittoria nei 100 farfalla è contestata. Infatti, a toccare per primo la piastra all’arrivo non è Phelps, ma il serbo Milorad Cavic. Il problema è che la piastra è stata costruita per registrare un tocco che abbia una certa pesantezza, il tocco leggero non fa scattare il meccanismo di attivazione dei sensori. Così, Phelps arriva un attimo dopo ma la sua pressione sulla piastra è più potente e risulta primo, Cavic ci arriva “leggero” e solo quando “preme” più forte, blocca il cronometro, un centesimo di secondo dopo Phelps.
Altro oro sospetto è quello della 4×100. Intanto, giusto per la cronaca, va registrato che Phelps, in prima frazione è secondo in 47”51 dietro l’australiano Eamon Sullivan che in 47”24 stabilisce il nuovo record del mondo sui 100, a rimarcare che il contributo di Phelps non è quello di un uomo-record, come invece accadde per Spitz, che fu decisivo in tutte le tre staffette vinte dagli Usa nel 1972. Ma l’oro è sospetto per un altro motivo. All’inizio dell’ultima frazione la Francia è in testa in 2’21”59, gli Usa seguono in 2’22”18. I francesi hanno in vasca il possente (e sospettato di doping) Alain Bernard, 25 anni, che parte quindi con un vantaggio di 59 centesimi di secondo su Jason Lezak, 33 anni, che per età (otto anni più grande di Bernard) e risultati non appare in grado di rimontare sul francese. Eppure, Lezak “inventa” una frazione da 46”06, che è la più veloce frazione mai nuotata nella storia sui 100 stile libero, quindi nel nuoto in assoluto, sollevando anche lui forti sospetti di doping: non ha mai fatto una simile prestazione, né la ripeterà mai. In un finale incredibile Lezak supera Bernard e vince con un vantaggio di appena 8 centesimi.
Fra le donne, la classifica appare paradossale perché in testa c’è la statunitense Jenny Thompson con 8 ori, nessuno dei quali, però, vinto in gare individuali, solo nelle staffette. Individualmente, ha solo un argento e un bronzo, più altri due argenti in staffetta, per un totale di 12 medaglie in 4 edizioni dei Giochi. La vera capolista è sicuramente Katie Ledecky (Usa) con 7 ori (6 individuali) e 3 argenti (uno individuale) in tre Olimpiadi, e in cerca di altri ori nella sua quarta partecipazione.
LE MEDAGLIE AZZURRE
L’Italia comincia a vincere medaglie olimpiche nel 1972 a Monaco, grazie a Novella Calligaris: argento nei 400 sl, bronzo negli 800 sl (l’anno dopo vincerà l’oro in questa gara nella prima edizione dei Mondiali, stabilendo anche il nuovo record del mondo) e nei 400 misti. Da allora, il totale è salito a 5 ori, 7 argenti e 17 bronzi (includendo le acque libere). I primi titoli olimpici arrivano nel 2000 a Sydney grazie a Domenico Fioravanti nei 100 e 200 rana e a Massimiliano Rosolino nei 200 misti. Gli altri due ori arrivano grazie a Federica Pellegrini nei 200 sl a Pechino 2008 (con l’argento di Alessia Filippi negli 800 sl), e a Gregorio Paltrinieri nei 1500 sl a Rio 2016.
Ma ecco il quadro completo:
Monaco 1972: Argento: Novella Calligaris, 400 stile libero; Bronzo: Novella Calligaris, 800 stile libero e 400 misti.
Seul 1988: Bronzo: Stefano Battistelli, 400 misti.
Barcellona 1992: Bronzo: Stefano Battistelli, 200 dorso; Luca Sacchi, 400 misti.
Atlanta 1996: Bronzo: Emanuele Merisi, 200 m dorso.
Sydney 2000: Oro: Domenico Fioravanti, 100 e 200 rana; Massimiliano Rosolino, 200 misti. Argento: Massimiliano Rosolino, 400 stile libero. Bronzo: Massimiliano Rosolino, 200 stile libero; Davide Rummolo, 200 rana.
Atene 2004: Argento: Federica Pellegrini, 200 stile libero. Bronzo: Brembilla, Rosolino, Cercato, Magnini, Cappellazzo, Pellicciari: 4×200 stile libero.
Pechino 2008: Oro: Federica Pellegrini, 200 m stile libero. Argento: Alessia Filippi, 800 m stile libero.
Londra 2012: Bronzo: Martina Grimaldi, 10 km.
Rio de Janeiro 2016: Oro: Gregorio Paltrinieri, 1500 stile libero. Argento: Rachele Bruni, 10km. Bronzo: Gabriele Detti, 400 e 1500 stile libero.
Tokyo 2020: Argento: Miressi, Ceccon, Zazzeri, Frigo, Condorelli: 4×100 stile libero; Gregorio Paltrinieri, 800sl. Bronzo: Simona Quadarella, 800sl; Nicolò Martinenghi, 100 rana; Federico Burdisso, 200 farfalla; Ceccon, Burdisso, Martinenghi, Miressi: 4×100 mista; Gregorio Paltrinieri, 10 km.
I GRANDI CAMPIONI
E’ chiaro che un elenco di medaglie e di classifiche non può bastare per avere l’idea esatta di cosa siano le Olimpiadi, perché le emozioni indimenticabili sono legate a sfide leggendarie, a sportivi dalla grande personalità. I momenti di gloria sono raffigurati da volti come quello di Johnny Weissmuller, oro nei 100 stile libero nel 1924 e 1928, primo uomo a scendere sotto la barriera dell’1’. E poi Don Schollander, biondo eroe a Tokyo con 4 ori, e Mark Spitz col record di ori, 7 a Monaco, che resiste per 36 anni, superato da Michael Phelps. E una serie stupenda di velocisti come Alexander Popov (4 ori e 5 argenti olimpici), Ian Thorpe (5 ori, 3 argenti, 1 bronzo), fino a Caeleb Dresse (7 ori), e di memorabili protagonisti dei 1500 come Murray Rose, Vladimir Salnikov, Kieren Perkins, Grant Hackett, fino a Sun Yang e Gregorio Paltrinieri.
Personalità in qualche caso ancor più spiccate fra le donne, a partire dalla grandissima Dawn Fraser, 4 ori e 4 argenti dal 1956 al 1964, per passare a Shane Gould, la più forte nuotatrice di sempre, la sola ad aver detenuto contemporaneamente i record del mondo di tutte le distanze nello stile libero (100, 200, 400, 800 e 1500) e anche quello dei 200 misti, ritiratasi a soli 17 anni dopo aver vinto 3 ori, un argento e un bronzo nell’unica Olimpiade cui ha partecipato, nel 1972 a Monaco. Infine, senza voler far torto a tante altre campionesse meritevoli, come Debbie Meyer e Janet Evans, una menzione particolare è per l’ungherese Krisztina Egerszegi, oro a soli 14 anni nei 200 dorso, oltre che argento nei 100 dorso, a Seul 1988, e poi altri 4 ori e un bronzo fra dorso e misti a Barcellona 1992 e Atlanta 1996, uno dei più grandi talenti della storia del nuoto.
PROMESSE DI SPETTACOLO
Già nei Trials di Stati Uniti e Australia è stato possibile capire quale sarà il livello tecnico delle gare di Parigi, sia fra gli uomini che fra le donne. E alle imprese che sono state realizzate dai Mondiali di Doha a febbraio fino ai Trials, a cominciare dai record del mondo del cinese Pan Zhanle nei 100 stile libero (46”80) e dell’australiana Ariarne Titmus nei 200 stile libero (1’52”23), è verosimile che se ne aggiungano molte altre a questa Olimpiade.
Fra gli uomini, il primo duello sarà proprio sui 100, col romeno David Popovici arrivato a soli 8 centesimi dal record di Pan Zhanle, con gli americani desiderosi di tenersi questo oro, ma senza il detentore Dressel, eliminato nei Trials e in gara nella staffetta oltre che nei 100 farfalla. Popovici è favorito anche nei 200. Lotta entusiasmante anche nelle lunghe distanze, con l’irlandese Wiffen favorito, se il tunisino Hafnaoui, come sembra probabile, non riuscirà a riprendersi dagli infortuni e da un lungo periodi di crisi. Per Paltrinieri, sia negli 800 che nei 1500, sarà molto dura salire sul podio. Nella 10 km, invece, le possibilità sono buone.
La sfida fra Usa (Murphy) e Cina (Xu Jiayu) si rinnova nel dorso, ma qui l’azzurro Ceccon ha il potenziale per puntare all’oro. Nella rana, invece, a meno di colpi di scena, il cinese Qin Haiyang sembra irraggiungibile, sia sui 100 che sui 200. Sui 100, Martinenghi si propone per il podio con una concorrenza che però appare tremenda, con Torba (Gran Bretagna), Fink (Usa) e Kamminga (Olanda). Nella farfalla, detto di Dressel che tenterà di confermare l’oro di Tokyo, il polacco Milak, il giapponese Honda e il francese Marchand promettono una grande gara. E Marchand prepara ulteriori imprese nei misti, 200 e 400, dopo essersi imposto clamorosamente nei Mondiali 2023 a Fukuoka superando addirittura l’ultimo record di Phelps, sui 400.
Nelle staffette, l’Italia avrà spazio solo con gli uomini in quelle veloci. Non sarà facile, ma non sarà certo la prima volta che gli azzurri dimostrano di poter sorprendere.
Fra le donne, restando alle azzurre, l’unica speranza di medaglia nello stile libero è di Simona Quadarella nei 1500, dove la Ledecky appare ancora leggermente superiore alle avversarie, molto difficile invece, se non impossibile, negli 800, dove la stessa Ledecky dovrà subire il prepotente attacco della Titmus e della canadese McIntosh. Sono proprio le sfide dai 200 agli 800 quelle che garantiscono spettacolo ed emozioni in assoluto. Sui 400 Ledecky ha già mostrato di essere di un livello inferiore rispetto a Titmus e McIntosh, che appaiono le grandi favoorite. E fra loro due, nei 200, si inserisce l’altra australiana O’Callaghan, che dopo l’oro ai Mondiali 2023 a Fukuoka con record mondiale tolto alla Pellegrini, se l’è visto sfilare nei Triall dalla Titmus, ma scendendo anche lei sotto quello precedente, arrivando a 1’52”48. Sarà una vera battaglia. E la canadese McIntosh, se le andrà male in queste sfide su 200 e 400 stile libero, è pronta a scatenarsi nei misti (200 e 400) e nei 200 farfalla con avversarie pericolose la statunitense Regan Smith e la cinese Zhang Yufei, oro a Tokyo. Restando per un momento nello stile libero, da ricordare il tentativo di ennesimo oro della fuoriclasse svedese Sjostrom nei 50. Nel dorso, ancora Regan Smith a lottare per l’oro nei 100 e 200 contro l’australiana McKeown. Infine, la gara
In cui l’Italia si gioca una carta preziosissima, i 100 rana, con Benedetta Pilato. Anche qui, la lotta è dura, la Pilato è reduce del record italiano al Sette Colli, in 1’05”43, e avrà come avversarie pericolissime la cinese Tang Qianting, la statunitense King, la sudafricana Schoenmaker e la lituana Meylutite, operata al piede dopo i Mondiali di Doha a febbraio, che dovrebbe essere tornata a una condizione adeguata, ma qualsiasi sorpresa non è inaspettata. Sarà una delle gare più appassionanti.
E adesso, non resta che aspettare il 27 luglio, prima giornata del nuoto all’Olimpiade di Parigi. L’acqua della piscina si annuncia bollente.